Necropoli di Catania: differenze tra le versioni

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;"Ipogeo quadrato"
Il terzo edificio<ref>Situato in un cortile privato presso via Ipogeo</ref> è lungo circa 15 metri e largo 12. Anch'esso presenta un ingresso ad ovest cui corrisponde un angusto corridoio che conduce ad un loculo di fronte, a seguito di una scalinata che lo ingombrava per metà; ai due lati corrispondevano due piccole nicchie atte forse a contenere altrettante urne funerarie e aperte all'esterno da strette feritoie, di cui rimane la sola a nord, a seguito della demolizione della parete sud per ricavare la bocca di una fornace per la calce ad uso dell'allora vicino monastero dei Padri Riformati<ref>Del piccolo cenotabio ciò che oggi rimane è un chiostro annesso all'antica chiesa conventuale, oggi [[Chiesa di Santa Maria di Gesù (Catania)|Santa Maria di Gesù]], mentre l'area dove si estendevano le altre fabbriche è ora occupata dall'Istituto scolastico "Archimede".</ref> cui apparteneva. Si presenta costruito ad ''opus incertum'' e coperto da una vôlta in mattoni di terracotta. Il [[Ignazio Paternò Castello|Principe di Biscari]], sulla base della robustezza della fabbrica e notando i resti di una copertura a volta a botte ne supponeva un secondo piano, verosimilmente a [[piramide]] (spinto probabilmente anche dalla considerazione della forma in pianta quasi perfettamente quadrata)<ref>I. Paternò Castello, ''Viaggio per tutte le antichità di Sicilia'', [[Napoli]] [[1781]], pp. 39-40.</ref>, così come più tardi confermava il Serradifalco <ref>D. Lo Faso Pietrasanta, duca di Serradifalco, ''Antichità della Sicilia'', Palermo 1842, Tav. XIV</ref>.
 
Doverosa una menzione anche ai ruderi che un tempo potevano vedersi nel giardino dei padri Cappuccini di Catania (dove oggi sorge il palazzo della Borsa in [[via Sant'Euplio]]) la cui unica testimonianza rimane una stampa anonima di [[XVIII secolo]] riprodotto da [[Adolf Holm]]<ref>A. Holm, ''Catania Antica'', traduzione di G. Libertini, Catania 1925, p. 61, Fig. 17.</ref> e ipotizzato da [[Guido Libertini]] quale un altro edificio funebre a pianta circolare. Dalla stampa si deduce come esso fosse decorato da [[lesena|lesene]] a capitello [[ordine tuscanico|tuscanico]] sorreggenti una cornice che identificava la linea di separazione ([[marcapiano]]) tra piano inferiore e piano superiore.
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;Chiesa di S. Euplio
{{Vedi anche|Chiesa di Sant'Euplio}}
I ruderi della chiesetta dedicata al diacono co-patrono di [[Catania]], [[Sant'Euplio]], costruita in età medioevale e distrutta l'[[8 luglio]] [[1943]] dal bombardamento alleato, conservano l'accesso ad un ambiente ipogeo, identificato in antico con la prima chiesa in cui il Santo officiò, dove fu trovato e ucciso.
 
All'ambiente ricavato in gran parte nella roccia si accede mediante una scala che conduce in una camera piuttosto umida su cui si aprono alcune nicchie laterali, probabilmente destinate a sepolcro. Sulle pareti resistono ancora antiche tracce di pittura. Gli affreschi dovettero adornare anche il piccolo altare in cui rimangono solo poche figure, ormai quasi completamente scomparse<ref>Maria Teresa di Blasi, ''[http://www.comune.catania.it/la_città/il_filo_di_arianna/la_città_antica_l'età_greca_romana_e_bizantina/Chiesa_di_S__Euplio_Monumento_funerario_romano.aspx Il Filo di Arianna - Chiesa di S. Euplio Monumento funerario romano (ipogeo)]'', Catania 1997.</ref>.