Molfetta: differenze tra le versioni

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|Divisione amm grado 2=Bari
|Amministratore locale=Paola Natalicchio
|Partito=[[Partito Democratico]], [[Rifondazione Comunista]], Lista Civica Signora Molfetta, Centro Democratico, [[SEL]],
|Data elezione=10/06/2013
|Data istituzione=
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==Geografia fisica==
[[ImmagineFile:Molfetta - Porto.jpg|thumb|316px|Scorcio del porto e del ''Duomo di San Corrado''.]]
Molfetta, che si affaccia sul [[Mar Adriatico]], si trova, a 25 chilometri (distanza ''ferroviaria'' tra le stazioni centrali) a nord ovest di [[Bari]], stretta tra [[Bisceglie]] a nord-ovest e [[Giovinazzo]] a sud-est, in posizione praticamente baricentrica rispetto all'andamento della costa adriatica della [[Puglia]].
Sorta anticamente sull'isoletta di ''Sant'Andrea'', l'area urbanizzata ha un fronte mare di circa 3,5 chilometri a levante e altrettanti a ponente rispetto al nucleo antico e al porto.
 
Il territorio si estende verso l'entroterra [[murgia]]no e confina anche con il comune di [[Terlizzi]], a sud. Dal punto di vista geomorfologico, esso è costituito dalle bancate calcaree del [[Cretaceo inferiore]], piuttosto profondamente carsificate come dimostrato dal sito naturalistico-archeologico del [[Pulo di Molfetta|Pulo]] e dalle profonde voragini carsiche in cui ci si imbatte molto spesso durante gli scavi per la realizzazione dei piani di fondazione dei nuovi edifici, concentrate in particolare lungo i margini delle ''[[Lama (corso d'acqua)|lame]]'' che lo solcano in direzione mediamente perpendicolare alla costa. Le lame stesse costituiscono di per sé una delle forme macroscopiche di ''[[carsismo]] epigeo'' e rappresentano un forte indizio di presenza di forme carsificate ipogee.
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|larghezza = 300px
|titolo = ''Il sacco di Molfetta''
|contenuto = [[ImmagineFile:Strada del borgo antico di Molfetta.JPG|150px|thumb|right|Strada del borgo antico.]] La mattina del [[18 luglio]] [[1529]], [[Galea|galere]] veneziane con a bordo il principe Caracciolo e i soldati al comando del ''Barone di Macchia'', insieme a truppe terrestri comandate da ''Federico Carafa'', si diressero alla volta di Molfetta per impossessarsene. Intanto in città si sparse subito la voce dell'attacco imminente, tuttavia la popolazione non si curò di allestire le dovute difese, sicura delle proprie mura.
 
Il Capitano di guerra del governo imperiale ''[[Ferdinando di Capua]]'' (incaricato di capeggiare le operazioni di difesa), all'udire il suono di una tromba - segno di richiesta di resa da parte dei nemici - giungere da una galera approdata nel porto molfettese, si attivò nell'organizzazione della difesa per cui fu respinto l'[[ultimatum]].
 
L'attacco iniziò, dopo varie ore spese in sberleffi vicendevoli, per mano veneziana quando i medesimi decisero, chi scavalcando le fortificazioni, chi intrufolandosi di nascosto attraverso il canale di scolo nei pressi del [[Duomo]], di irrompere in città.
Nonostante la valorosa e strenue resistenza opposta da ''Ferdinando di [[Capua]]'' assieme a pochi animosi popolani, la città fu invasa dai [[Francia|francesi]]. Quantunque Caracciolo avesse ormai preso possesso del luogo, nelle ore successive continuarono intrepidi a combattere alcuni irriducibili molfettesi che arrivarono a eliminare svariati soldati occupanti.
 
Queste uccisioni provocarono le ire dei conquistatori che per tre giorni misero a ferro e fuoco la città, dal [[18 luglio|18]] al [[20 luglio]] [[1529]]. Molti rivoluzionari furono arsi vivi e le strade erano intasate dai cadaveri. I danni per la città furono incalcolabili. Su una popolazione di 5000 residenti si contarono almeno 1000 morti.
}}
Il territorio molfettese risulta abitato sin dalla [[Preistoria]]. A questa fase risalgono, infatti, gli insediamenti più antichi, necropoli e tracce di capanne, rinvenuti nell'area circostante alla città (''fondo Azzollini'' e viciniori) e presso il sito archeologico-naturalistico del ''Pulo'', dolina carsica ''di crollo'' a circa un chilometro e mezzo dal centro urbano.
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L'origine della città vera e propria risale presumibilmente all'[[Antica Roma|era romana]]. Alcuni ritrovamenti fanno pensare all'esistenza di un villaggio di pescatori già intorno al [[IV secolo a.C.]] Questa ipotesi sembra essere plausibile, dato che, per la sua posizione, il villaggio offriva un ottimo approdo per il commercio di ''Rubo'' ([[Ruvo di Puglia]]). La prima indicazione dell'esistenza di un villaggio tra ''Turenum'' ([[Trani]]) e ''Natiolum'' ([[Giovinazzo]]) è piuttosto tarda e si ritrova nell'''Itinerarium Provinciarum Antonini Augusti'', iniziato nel [[217 d.C.]]. Questo luogo era denominato ''Respa'', probabilmente un'erronea trascrizione del toponimo ''Melpha''.
 
Il primo documento ufficiale che attesta l'esistenza di Molfetta risale al 925. Questo atto riferisce di una "civitas" denominata Melfi. L'iniziale borgo era situato su una penisola chiamata Sant'Andrea. L'antico villaggio si sviluppò ulteriormente sotto l'alterno dominio dei Bizantini e dei Longobardi. Nel 988 i saraceni distrussero alcuni casali situati nell'entroterra molfettese. Passata sotto il dominio dei Normanni, la città fu occupata, forse nel 1057, da [[Pietro_di_Trani|Pietro]], figlio di [[Amico_di_Trani|Amico (I)]] Conte di Trani, avversario di [[Roberto_il_Guiscardo|Roberto d'Altavilla]] detto “il Guiscardo”. Fu lo stesso Guiscardo a cacciare Pietro e occupare Molfetta fra il 1057 e il 1058. Nel 1066 Conte di Molfetta era Gozzulino (de la Blace o de Harenc), suocero di Amico (II). Nel periodo 1073-93 Amico (II) fu signore di Molfetta, anche se ancora per diverso tempo (sino al 1100) la città restò sotto l'influenza bizantina. Nell'ottobre del 1100 Goffredo, figlio di Amico (II), era dominus (= signore) di Molfetta.
 
Tra la fine del 1133 e la primavera del 1134, Molfetta fu concessa da re Ruggero II a Roberto (I) di Basunvilla, suo cognato. Alla morte di quest'ultimo, avvenuta prima del 1142, Roberto (II) di Basunvilla, figlio di Roberto (I) e di Giuditta, sorella di Ruggero II, divenne il nuovo signore di Molfetta. A Roberto (II), morto il 15 settembre del 1182, subentrò (sino al 1187) sua sorella Adelasia. Successivamente, Molfetta, appartenente alla contea di Conversano, entrò a far parte del demanio fino al 1190, anno in cui la stessa (contea) fu concessa a Ugo Lupino. Dopo la sua morte, avvenuta intorno al 1197-98, non lasciando eredi diretti, l'imperatrice Costanza, durante la sua reggenza del regno (dal 29 settembre 1197 al 28 novembre 1198, giorno della sua morte), infeudò Molfetta nel regio demanio. La scomparsa dell'imperatrice e la minore età di Federico II crearono una situazione che, artatamente, ricondusse Molfetta nella contea di Conversano, allora amministrata (dal 1207) “[[ad interim]]” da Ruggero de Piscina, nipote del defunto Berardo (I) di Celano già Conte di Conversano. Solo dopo il dicembre del 1220 Federico II si riprese Molfetta, già dichiarata città regia o demaniale da sua madre Costanza.
 
Nel periodo 1348-52 la città appartenne a Giovanni Pipino, nobile barlettano, conte di Minervino e palatino di Altamura. Nel 1353 Luigi di Taranto concesse Molfetta a suo fratello Roberto d'Angiò, principe di Taranto. Con la scomparsa di Luigi di Taranto e di Roberto d'Angiò, grazie a una bolla di papa Urbano V, in data 25 aprile 1365, Molfetta ritornò città demaniale. Nel 1383, Carlo III di Durazzo, divenuto re di Napoli dopo la morte di Giovanna I, donò la signoria di Molfetta a Giacomo del Balzo, principe di Taranto. L'anno successivo, Giacomo morì e non avendo ricevuto figli, il Principato di Taranto passò a suo nipote Raimondo del Balzo Orsini. In questo periodo la Puglia era teatro di lotta tra i due rami della famiglia angioina, il durazzesco (Carlo III di Durazzo) e il provenzale (Luigi I d'Angiò). Molti signori locali approfittarono di questa situazione. Uno di questi fu il principe di Taranto «Raimundus de Baucio de Ursinis dictus dominus Raimundus». Raimondo parteggiò prima per Carlo III di Durazzo, ma poi passò sotto la bandiera di Luigi I d'Angiò. Alla morte di Luigi I d'Angiò (15 settembre 1384), Carlo III rimase il legittimo re di Napoli, ma anch'egli, all'inizio del 1386, mori assassinato. La lotta per la successione al trono che ne seguì indusse Raimondo ad approfittare di questa ennesima confusione, tanto che egli, o nel medesimo anno (1386) o nel successivo 1387, poté fregiarsi del titolo di "Signore" di Molfetta.
 
Il 24 aprile del 1399, re Ladislao concesse alla città l'istituzione di una fiera franca da tenersi dall'8 al 15 settembre di ogni anno. L'8 settembre dello stesso anno (1399) il Signore di Molfetta (Raimondo) e il Vescovo di Molfetta (Simon Alopa) presenziarono, forse, alla prima fiera cittadina (avvenimento non documentato, ma che trova conferma, pur in maniera indiretta, grazie alla presenza degli stemmi delle due eminenti personalità, affissi su una parete dell'atrio della Basilica della Madonna dei Martiri). Il 17 gennaio 1406 Raimondo del Balzo Orsini morì. Un anno dopo, il 23 aprile del 1407, re Ladislao si unì in matrimonio con Maria d'Enghien, vedova del predetto Raimondo, e incamerò tutti i beni del principato di Taranto.
 
Per diploma del 4 maggio 1416, nel quale fu riassunto il privilegio concesso dall'imperatrice Costanza e da suo figlio Federico II, la regina Giovanna II confermò Molfetta città demaniale.
 
Molfetta dall'[[XI secolo]] è sede vescovile. Ebbe commerci con altri mercati del [[Mar Mediterraneo|Mediterraneo]], tra cui [[Venezia]], [[Alessandria d'Egitto]], [[Costantinopoli]], [[Amalfi]] e [[Ragusa (Croazia)]]. Nel secolo XII, durante le Crociate, il passaggio dei pellegrini diretti verso la [[Terra Santa]] diedero alla città una certa rinomanza. Uno di questi pellegrini, ''Corrado di Baviera'', divenne poi il [[patrono]] della città.
 
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Dopo un avvicendamento di potere tra francesi e austriaci, la località seguì le vicissitudini dell'Italia unita. Nell'ottobre del [[1860]] infatti si tenne nella ''Piazza Municipio'' di Molfetta, il plebiscito per l'annessione del [[Regno delle due Sicilie]] al governo di [[Vittorio Emanuele II]], il cui scontato esito decretò l'annessione del regno all'Italia unificata.
 
Assai grande fu il tributo di vite umane che la città pugliese dové subire durante la [[prima guerra mondiale]] offrendo alla patria il sacrificio di 500 concittadini, tra cui quello del maggiore ''Domenico Picca''. Dopo alcuni mesi dall'inizio della guerra, la città subì un cannoneggiamento da parte di una unità della marina austriaca e successivamente subì un attacco aereo, che produsse alcune vittime fra la popolazione civile.
 
===Stemma===
[[ImmagineFile:Molfetta-Stemma.png|90px|left]]
Lo stemma della città di Molfetta è costituito da una banda di colore bianco o argento in cui sono incise le lettere '''S. P. Q. M.''', il cui significato è '''''S'''enatus - '''P'''opulus - '''Q'''ue - '''M'''elphictiensis'', il tutto inserito in un campo rosso sostenuto da due ramoscelli (l'ulivo a destra e l'alloro a sinistra). Nell'estremità superiore, c'è la corona della città rappresentata da una cinta muraria e da otto [[torre|torri]], di cui cinque visibili.
 
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==Monumenti e luoghi di interesse==
[[ImmagineFile:Cattedrale di Molfetta.jpg|thumb|300px|Il ''Duomo di San Corrado''.]]
[[ImmagineFile:Porto di Molfetta.jpg|thumb|right|300px|Panorama del porto e del ''Duomo''.]]
Fra le bellezze naturalistiche da ammirare nella cittadina pugliese, è sicuramente il ''[[Pulo di Molfetta|Pulo]]'', sprofondamento carsico a pianta sub-circolare, con diametro variabile tra un minimo di 170 a un massimo di circa 180 metri, un perimetro che supera i 500 metri e una profondità intorno ai 30 metri nel punto di maggior dislivello. Sul bordo superiore sono stati ritrovati i resti di un villaggio neolitico: da questa località provengono reperti, soprattutto vasi e strumenti rudimentali neolitici (denominati ''tipo Molfetta'' e presenti in tutto il [[Mar Mediterraneo]]) e anche resti umani risalenti a [[età della pietra]] precedenti, e anche alla (successiva) [[età del bronzo]].
 
Il nucleo antico detto ''Isola di Sant'Andrea'' forma il primo nucleo urbano attorno al [[III secolo]] ed è caratterizzato da una singolare pianta a spina di pesce: qui sorge il ''Duomo di San Corrado'', la più grande chiesa a (tre) cupole in asse del [[romanico pugliese]] coronate da due torri campanarie, edificato tra [[XI secolo|XI]] e [[XII secolo]]. Sempre nel centro antico è situata la [[Barocco|barocca]] ''Chiesa di [[San Pietro]]'' eretta su una precedente chiesa romanica. Da notare le mura verso terra rimaste nel loro tracciato. Subito fuori dalle mura sorge la grandiosa Cattedrale intitolata all'''Assunta'', ex convento dei [[Gesuiti]], dove sono poste le ossa del patrono della città [[San Corrado di Baviera]], con busto in argento e oro di scuola napoletana. Di particolare attenzione è un grande quadro del celeberrimo [[Corrado Giaquinto]], pittore molfettese del [[XVII secolo|seicento]], a cui è intitolata la [[Pinacoteca Provinciale di Bari]].
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====Duomo di San Corrado====
{{vedi anche|Duomo di San Corrado}}
[[ImmagineFile:Duomo1.jpg|thumb|right|300px|Il ''Duomo di San Corrado'', lato mare.]]
[[ImmagineFile:Duomo di Molfetta.JPG|300px|thumb|Facciata del ''Duomo di San Corrado''.]]
Il ''Duomo di San Corrado'', originariamente dedicato a ''Maria SS. Assunta in Cielo'', è situato ai margini dell'antico borgo di Molfetta, di fronte al porto. Costruito fra il [[1150]] e la fine del Duecento, costituisce un singolare esempio dell'architettura [[Romanico pugliese|romanico-pugliese]]. Essa è infatti la maggiore delle chiese romaniche con la navata centrale coperta a cupole in asse (tre, nel caso specifico) impostate su [[tamburo]] a pianta esagonale, rispetto alle altre (comprese le quattro [[Romanico pugliese|Basiliche Palatine]]) aventi la copertura del tipo a [[capriata|capriate]] e [[tegole]] sovrapposte.
 
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La facciata rivolta a occidente, che oggi appare quella principale, è spoglia, a differenza di quella di mezzogiorno, che presenta tre finestre tardo rinascimentali, stemmi di alti prelati, un'immagine di [[papa Innocenzo VIII]] e le statue di [[San Corrado di Baviera|San Corrado]] e [[San Nicola di Myra|San Nicola]]. Ciò si spiega col fatto che all'epoca della costruzione e fino al [[1882]] quella facciata, così come tutto il prospetto occidentale della città vecchia erano a picco sul mare, così come testimoniato dalle rare fotografie antecedenti alla costruzione della ''Banchina Seminario'', in coincidenza con la costituzione della prima ''tranche'' del ''nuovo porto'', cioè quello attuale (2007), conclusasi intorno al [[1882]], appunto.
 
Il complesso strutturale è serrato tra due, maestose e leggiadre allo stesso tempo, torri campanarie. Queste (quella di mezzogiorno detta campanaria perché ''sede fisica'' del campanile, l'altra, più prossima al lato mare, di vedetta perché utilizzata a tale scopo per il preventivo avvistamento di eventuali incursioni saracene) sono gemelle, di base quadrata, a tre ripiani, alte 39 metri, aperte sui quattro lati da finestre bifore e monofore.
 
Nell'interno il corredo artistico è scarno ma essenziale; un fonte battesimale del [[1518]], un prezioso paliotto con bassorilievo del [[XIV secolo]], un pluteo in pietra del [[XII secolo]] che rappresenta una cerimonia pontificale e il Redentore del [[XIII secolo]]. Caratteristica è l'acquasantiera raffigurante un uomo, probabilmente saraceno, che regge un bacile in cui nuota un pesce, simbolo ricorrente nell'iconografia religiosa.
 
In origine il Duomo fu dedicato a ''Maria SS. Assunta'' e fu l'unica parrocchia esistente a Molfetta fino al [[1671]]. Nel [[1785]] la sede della Cattedrale fu trasferita all'attuale ''Cattedrale di Maria SS. Assunta in Cielo'' e da allora il ''Duomo Vecchio'' prese il nome del patrono San Corrado.
 
====[[Cattedrale di Santa Maria Assunta (Molfetta)|Cattedrale di Santa Maria Assunta]]====
[[ImmagineFile:Molfetta - Cattedrale di Santa Maria Assunta.JPG|thumb|200px|left|Facciata della ''Cattedrale di Santa Maria Assunta''.]]
La ''Cattedrale di Maria SS. Assunta'' - la cui maestosa facciata ultimata nel [[1744]], dopo anni di lavori avviati nel periodo compreso tra aprile del 1610 e luglio del 1611 e proseguiti nel [[XVIII secolo]] - fu edificata unitamente al collegio dei [[Compagnia di Gesù|Gesuiti]].
 
Sulla suddetta facciata, in alto, è collocata una grande statua marmorea di [[Sant'Ignazio di Loyola]], fondatore della Compagnia di Gesù. Responsabili della costruzione dell'edificio furono i padri Gesuiti fino al [[1773]]; successivamente fu sottoposta a lunghi restauri durante i quali fu ampliata l'abside, furono rifatti la pavimentazione, la sagrestia e il battistero e fu eretto il campanile.
 
Divenuta Cattedrale nel [[1785]], essendo ormai il ''Duomo di San Corrado'' divenuto insufficiente alle esigenze di culto dell'aumentata popolazione, in essa si conservano, in un'urna d'argento, le spoglie del patrono san Corrado di Baviera.
 
Fra le altre opere custodite nella Cattedrale ricordiamo la ''Dormitio Mariae'' attribuita allo ''Scacco'' ([[XVI secolo]]), il monumento sepolcrale del naturalista e storico molfettese Giuseppe Maria Giovene, posto a sinistra dell'altare dedicato a San Corrado e su questo la magnifica tela del [[Corrado Giaquinto|Giaquinto]] raffigurante l'[[Assunzione di Maria|Assunzione]] della Madonna in cielo.
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====Basilica della Madonna dei Martiri====
{{Vedi anche|Basilica della Madonna dei Martiri}}
[[ImmagineFile:Basilica della Madonna dei Martiri a Molfetta.JPG|thumb|300px|Basilica della ''Madonna dei Martiri''.]]
La costruzione del nucleo primitivo della chiesa (corrispondente, nell'assetto odierno, alla sola area occupata dall'altare maggiore) ebbe inizio nel [[1162]]. Tuttavia la chiesa attuale non coincide con quella originaria perché intorno al 1830 l'edificio sacro subì rilevanti modifiche.
 
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La chiesa del Purgatorio, dedicata a [[Santa Maria Consolatrice degli Afflitti]], fu edificata a partire dal [[15 agosto]] [[1643]] per volontà del sacerdote Vespasiano Vulpicella, su un terreno comunale denominato '''delli Torrionj''', acquistato l'anno prima (22 agosto 1642). Costruita in pietra locale fino al [[1655]] e consacrata il 6 dicembre del [[1667]], presenta una magnifica facciata in stile tardo-[[Rinascimento|rinascimentale]], su cui si apre un unico portale di ingresso, fiancheggiato da quattro statue collocate in nicchie dei Santi: Pietro, Stefano, Paolo e Lorenzo. All'interno del tempio sono custodite tele di Bernardo Cavallino ([[XVII secolo]]) e di [[Corrado Giaquinto]] oltre che la statua dell'[[Maria Addolorata|Addolorata]] (che viene recata in processione il venerdì di [[Passione di Gesù|Passione]]) e le sei statue in cartapesta, tutte opere dello scultore cittadino Giulio Cozzoli, culminanti nello struggente gruppo della cosiddetta "[[Pietà (arte)|Pietà]]", che vanno in processione il [[Sabato Santo]].<br/> Questa chiesa, che esercita un fascino indiscutibile su gran parte della popolazione molfettese, è fatta oggetto di un culto intenso da devoti provenienti anche dagli stati esteri verso i quali sono emigrate molte famiglie nei tempi passati e la devozione si è tramandata di padre in figlio. Ciò è dovuto sicuramente al culto particolarmente partecipato che ispira la presenza delle statue dell'Addolorata e soprattutto della Pietà (ispirata da quella più famosa del [[Michelangelo]]) che è il fulcro della processione in cui culminano, il Sabato Santo, le celebrazioni della [[Settimana Santa]], prima della [[Veglia Pasquale]].
 
Questa chiesa ha la particolarità, non essendo una "parrocchia", che è l'unica nella quale possono essere celebrate le esequie di domenica, poiché nelle altre non si possono interrompere le funzioni domenicali.
 
====Chiese minori====
[[ImmagineFile:Cattedrale Molfetta.jpg|thumb|300px|Suggestiva inquadratura del ''Duomo''.]]
 
;Chiesa della [[Trinità (cristianesimo)|Santissima Trinità]]:La ''Chiesa della SS. Trinità'' è formata da un'unica navata ed è completata da un piccolo campanile a vela. Situata lungo il ''Corso Dante'', accanto a quella dedicata a Santo Stefano, è meglio conosciuta come chiesa di [[Sant'Anna]]. Le prime notizie risalgono al [[1154]], epoca in cui apparteneva ai Padri [[Benedettini]] della Santissima Trinità di [[Venosa]].
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;Chiesa di [[San Bernardino da Siena]]:La ''Chiesa di San Bernardino'' è tra le più antiche di Molfetta. Essa fu edificata nel [[1451]] e restaurata e ampliata nel [[1585]] in seguito ai danni riportati durante il ''sacco di Molfetta'' del [[1529]]. Fra le rilevanti testimonianze artistiche conservate nel suo interno si ricordano le tele "l'Adorazione dei pastori" e il "San Michele Arcangelo", realizzate nel periodo 1596-97, dal pittore [[Fiamminghi|fiammingo]] Gaspar Hovic e un Polittico della Visitazione realizzato, forse, da un anonimo maestro dei Santi Severino e Sossio (1483).
All'interno della Chiesa, si può ammirare la Cappella Passari, in pietra bianca leccese detta "pietra di seta" per la sua grande duttilità e fragilità. Recentemente restaurata, la Cappella Passari si sviluppa in altezza ed ha una struttura prospettica di grande impatto. Al suo interno, sono collocati due dipinti di Francesco Cozza: la Madonna del Cucito e la Fuga in Egitto.
 
;Chiesa di [[Sant'Andrea Apostolo]]:La ''Chiesetta di Sant'Andrea'', collocata in ''Via Piazza'', nell'antico borgo, esisteva già nel [[1126]]. Rifatta nel [[XVI secolo]], come si deduce dalle iscrizioni poste sul cornicione esterno della facciata, nella chiesa si venera [[Sant'Antonio di Padova]].
 
[[ImmagineFile:Molfetta - Chiesa di San Pietro.JPG|thumb|300px|scorcio della facciata barocca e ingresso della Chiesa di ''San Pietro''.]]
;Chiesa di "[[San Pietro]]":L'antichissima ''Chiesa di San Pietro Apostolo'' risale a epoca anteriore al [[1174]]. Situata nella città vecchia, nel 1571, fu riedificata e ampliata con l'edificazione dell'annesso monastero di monache. Subì un primo restauro nel 1731, per riparare i danni subiti dal terremoto del 20 marzo del medesimo anno. Nel periodo 1750-56 fu ricostruita dalle fondamenta con una facciata barocca. Nell'interno della chiesa si custodisce la statua lignea di ''Maria SS. del Carmelo'', opera dello scultore napoletano Giuseppe Verzella.
 
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===Architetture civili===
==== Palazzo Giovene ====
[[ImmagineFile:Molfetta - Entrata al palzzo Giovene.JPG|thumb|300px|Entrata al ''Palazzo Giovene''.]]
''Palazzo Giovene'', [[XVI secolo|cinquecentesco]] edificio oggi sede dell'amministrazione comunale. Edificato dalla famiglia "de Luca" passò poi al casato degli "Esperti" che nel [[1772]] lo cedette ai "Giovene".<br/>
La facciata [[Rinascimento|rinascimentale]] è caratterizzata da un importante portale costituito da una struttura in bassorilievo, munita di architrave, con effetto di "''[[trompe l'oeil]]''", terminante alla quota del [[particolari architettonici|marcadavanzale]] del piano superiore, con il portone inserito in un [[arco a tutto sesto]]; questo è incorniciato, lateralmente, da due piedistalli che reggono due colonne ioniche, sopra i quali si distinguono la statua di un guerriero e quella di un musico, rispettivamente alla destra e alla sinistra di chi entra. <br/>
Nel [[XIX secolo]] era stato dotato di un terzo piano fuori terra che costituì una delle principali cause del dissesto strutturale che lo rese inutilizzabile per buona parte del [[XX secolo]]. Tale inutile, anzi dannosa, sopraelevazione fu demolita nel [[1965]], quindi il palazzo ha subito profondi interventi di restauro tra il [[1976]] e il [[1981]]. <br/>
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===Piazze e strade===
[[ImmagineFile:Molfetta - Villa Garibaldi.JPG|thumb|300px|Villa comunale ''Giuseppe Garibaldi''.]]
Uno dei luoghi più frequentati del centro cittadino è l'ampia ''Piazza [[Garibaldi]]'', riaperta al pubblico nel [[2007]] dopo un restauro durato parecchi anni. Di forma sub-trapezoidale, è connotata da un variegato connubio di vegetazione e di percorsi pedonali e zone riservate ai bambini, con numerose specie arboree che forniscono un confortante sfondo verde all'attivo, caotico e spesso congestionato centro cittadino. Il lato meridionale della piazza è sottolineato dall'[[XIX secolo|ottocentesca]] edicola in stile [[gotico]] del ''Calvario'' con alle spalle la antica ''Chiesa di San Bernardino'', risalente al [[1451]], mentre a ponente essa è chiusa dal monumentale prospetto [[XIX secolo|ottocentesco]] (opera, così come il già citato ''Calvario'', dell'Architetto ''De Judicibus'' molto attivo a Molfetta nel [[XIX secolo]]) del [[XVIII secolo|settecentesco]] Seminario Vescovile adiacente alla coeva Cattedrale. Da non dimenticare, al centro della ''Villa Comunale'', lo splendido ''Monumento ai Caduti'' della [[prima guerra mondiale]], opera mirabile del celebre scultore cittadino Giulio Cozzoli, costituito da un gruppo bronzeo che rappresenta la ''Vittoria Alata'' nell'atto di sorreggere un fante caduto sul campo di battaglia, che si erge su un basamento in marmo sui cui prospetti laterali e posteriore sono inseriti i [[bassorilievi]] bronzei che recano scolpite scene di guerra con protagoniste le diverse forze armate che presero parte a quel conflitto.
 
Altre piazze di Molfetta sono: ''Piazza Vittorio Emanuele II'', ''Piazza Margherita di Savoia'', ''Piazza Aldo Moro'' (già ''Piazza Stazione''), ''Piazza Principe di Napoli'' e ''Piazza delle Erbe'' (già sedi di storici mercati rionali smantellati nel primo lustro del Terzo Millennio), ''Piazza Roma'', ''Piazza Paradiso'', ''Piazzetta San Michele'', ''Piazza Immacolata'', ''Piazza Mentana'' e le minori ''Largo S.Angelo'' e ''Largo Domenico Picca'' nel ''nucleo sei-settecentesco'' della città; ''Piazzetta Giovene'', ''Piazza Baccarini'', ''Largo Fornari'' nelle espansioni di fine [[XIX secolo|ottocento]] - prima metà del [[XX secolo|novecento]] e, nelle zone di più recente urbanizzazione ([[Anni 1970|anni settanta]] - [[Anni 1980|ottanta]]): ''Piazza 1º maggio'', ''Piazza Gramsci'' (sede di un mercato rionale).
 
Le principali strade cittadine sono ''Corso [[Umberto I]]'', l'''isola pedonale'' meta privilegiata dello ''shopping'' cittadino e dello ''struscio'' domenicale assieme al ''Corso [[Dante]]'' (già ''Borgo'') e a tutta l'area circostante il porto (le ''Banchine'' [[San Domenico]] e ''Seminario'', nonché, soprattutto nelle belle giornate, i bracci stessi del porto, in particolare dalla ''Capitaneria'' (sede della ''Guardia Costiera'') al faro e, sul lato prospiciente il Santuario della Madonna dei Martiri, il ''molo Pennello'') e poi ''Corso [[Margherita di Savoia]]'', ''Via Sergio Pansini'', ''Via [[Roma]]'', ''Via [[Baccarini]]'', ''Via Tenente Fiorino'', ''Via De Luca'', ''Via [[Massimo D'Azeglio]]'', ''Via [[Galileo Galilei]]'', ''Corso Fornari'' e il ''Lungomare [[Marcantonio Colonna]]'' da cui si può ammirare il panorama sul mare verso [[Giovinazzo]] e uno dei più suggestivi scorci del centro storico, vale a dire il suo prospetto a picco sul mare chiuso dalla tondeggiante sagoma del ''torrione Passari''.
Altre vie ''nodali'' della città sono: ''Via Madonna dei Martiri'', ''Via G. Mameli'', ''Via [[Guglielmo Marconi]]'', ''Via [[Felice Cavallotti]]'', ''Via [[Alessandro Volta]]'', ''Via [[Bari]]'', ''Via Domenico Picca'', ''Via Annunziata'', ''Via Paniscotti'', ''Viale [[Pio XI]]'', ''Viale [[Don Minzoni]]'', ''Viale Martiri della Resistenza''.
 
===Il Pulo===
Di particolare interesse è a Molfetta il cosiddetto ''[[polje|Pulo]]'', grande sprofondamento di origine carsica localizzato a non più di due chilometri dal centro urbano di Molfetta.
 
A seguito del [[Terremoto dell'Irpinia|terremoto in Irpinia]], del 23 novembre del [[1980]], la cavità carsica appena fuori l'abitato, e che da diversi anni veniva utilizzato nel periodo natalizio come cornice scenografica per la messa in scena del locale "presepio vivente", fu dichiarata inagibile e chiusa alla pubblica fruizione per motivi di sicurezza. Finalmente nel [[1995]] si sono potuti iniziare i lavori di recupero culminati con la restituzione al pubblico delle fabbriche della nitriera borbonica.<br/>
[[ImmagineFile:Molfetta - insediamenti rupestri presso il pulo.JPG|thumb|300px||Elementi di archeologia industriale sul fondo e su un fianco del ''Pulo di Molfetta''.]]
Con il termine ''Pulo'' si indicano generalmente doline carsiche di grandi dimensioni, generalmente munite di almeno un ''[[inghiottitoio]]'', che può essere ''palese'' o ''occulto''.
 
In particolare il '''[[Pulo di Molfetta]]''' si differenzia dagli altri per essere una dolina ''a pozzo'' a causa delle pareti strapiombanti su praticamente tutto il contorno, e ''di crollo'', in relazione al fatto di essersi originata dal collasso o della volta di un'unica grande grotta sotterranea<ref>vedere la [[Grotta di Putignano]]</ref> o, come più probabile, di più cunicoli e cavità facenti parte di più pozzi carsici contigui (detti ''polje''), con crolli che si sono succeduti scaglionandosi nel tempo.
 
Le pareti del Pulo sono costellate da numerose grotte, che si sviluppano anche su più livelli (fino a quattro come nella ''"grotta del Pilastro"''), e cunicoli spesso intercomunicanti che denotano l'intensa attività carsica di cui sono state protagoniste insieme al potente [[acquifero]] di cui verosimilmente facevano parte.
 
In tutte le cavità, però, essendo assente lo stillicidio delle acque, non si rinvengono formazioni di [[stalattiti]] e [[stalagmiti]].
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{{Demografia/Molfetta}}
 
Il comune di Molfetta ha fatto registrare nel censimento del [[1991]] una popolazione pari a 66.839 abitanti. Nel censimento del [[2001]] ha fatto registrare una popolazione pari a 62.546 abitanti, mostrando quindi nel decennio [[1991]] - [[2001]] una variazione percentuale di abitanti pari al -6%.
 
Gli abitanti, in base ai dati di quel censimento, sono distribuiti in 21.859 nuclei familiari con una media per nucleo familiare di 2,86 componenti.
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Panunzio donò la propria biblioteca al Comune che, con atto dell'[[8 aprile]] [[1922]], la acquisì aggiungendovi i circa 1500 volumi appartenuti alle case religiose soppresse e le destinò, come sede provvisoria, alcune aule del Liceo con l'impegno di costruire una sede apposita.
 
Ordinato e catalogato il patrimonio librario, la biblioteca fu aperta al pubblico nel [[1927]]. A causa degli eventi bellici, nel [[1944]] fu trasferita in un seminterrato di via Vittorio Emanuele.
 
Ripresa l'attività nel [[1951]], la biblioteca da allora continua a operare e ad adempiere al tuo ruolo di depositaria della cultura locale. Essa infatti è l'unica regolarmente e continuativamente aperta al pubblico e costituisce il principale punto di riferimento per la documentazione e l'informazione non solo nel proprio ambito territoriale.<br/>
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====Museo Diocesano di Molfetta====
{{D|Museo diocesano di Molfetta}}
[[ImmagineFile:Molfetta - Piazza Municipio.JPG|thumb|300px|''Piazza Municipio'', su cui prospetta il ''Palazzo Comunale'', sede della sala d'arte contemporanea ''Leonardo Minervini''.]]
Il ''Museo-Pinacoteca di Molfetta'' è situato nei locali del ''Seminario Vescovile'', nel centro storico della città.
Il primo nucleo museale è da ricondurre all'operato dell'ecclesiastico molfettese, [[Giuseppe Maria Giovene]], il quale accumulò il materiale archeologico proveniente dal Pulo. In seguito nei primi anni del [[XIX secolo]] il [[vescovo]] Mons. Filippo Giudice Caracciolo, insieme all'arciprete Giovene, riorganizzò il patrimonio diocesano costituendo il primo nucleo del Museo.<br/>
Il museo ospita reperti provenienti da varie campagne di scavo effettuate sull'onda degli "''entusiasmi ottocenteschi''", nel ''[[Pulo di Molfetta]]'' e in altri siti archeologici circostanti.<br/>
Il secondo nucleo del Museo è legato al nome di un altro insigne sacerdote, Francesco Samarelli, che tra il [[1908]] e il [[1910]] scandagliò alcune località nell'agro di Molfetta rinvenendo manufatti litici e ceramici cronologicamente e culturalmente assimilabili a quelli del Pulo e oggi esposti nel Museo.<br/>
Dopo un lungo periodo di stasi, il [[23 ottobre]] [[1976]] si istituì con decreto vescovile il ''Museo Diocesano'', aperto al pubblico dal [[1980]].
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Al piano terra la possibilità di ammirare la sezione archeologica che raccoglie sia materiale preistorico di Età Neolitica che di Età preromana; la galleria dei paramenti liturgici che rivelano l'evolversi del gusto e delle tipologie tessili e decorative dal XVII alla fine del XIX secolo; il lapidarium che custodisce i frammenti erratici provenienti dall'antico Duomo di Molfetta, dalle chiese e dall'arredo urbano; le due sale della statuaria che ospitano le antiche statue della Settimana Santa molfettese e una raccolta di reliquiari “a busto” in legno dipinto, risalenti al Seicento.<br/>
Al primo piano s'impone la monumentale Biblioteca del Seminario Vescovile, realizzata tra il 1837 e il 1844, che attualmente custodisce circa 47&nbsp;000 opere, compresi manoscritti, incunaboli e cinquecentine e alcuni testi a stampa risalenti al Seicento e Settecento.<br/>
A completare il percorso è la Pinacoteca nella quale sono esposte opere comprese tra il XVI e XVIII secolo, a firma di grandi artisti quali [[Marco Cardisco]], Francesco Cozza, [[Bernardo Cavallino]], [[Corrado Giaquinto]], Nicola Porta e altri della “scuola napoletana”.<br/>
Di non poco interesse sono anche la Sala del Tesoro che espone apparati e vasi sacri per la liturgia; la sezione della Scultura contemporanea dell'artista molfettese Vito Zaza; l'antica Cappella del Collegio dei Gesuiti, oggi Auditorium, riprogettata nell'Ottocento dall'arch. de Judicibus e arricchita dai dipinti murali di Michele Romano.
 
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====Mostra Etnografica Permanente del Mare====
Nei locali sotterranei della Fabbrica di San Domenico, la suggestiva "Neviera", si può visitare la Mostra Etnografica Permanente del Mare, inaugurata nel 2005, curata e gestita dalla sede locale dell'Archeoclub d'Italia. La mostra ricostruisce l'antico rapporto di Molfetta con il mare tra Medioevo ed età contemporanea. Una relazione che si fece particolarmente vitale nell'Ottocento, quando la cantieristica navale locale acquistò importanza con lo sviluppo del porto mercantile e con l'amplificarsi dell'attività peschereccia. L'abilità dei maestri d'ascia molfettesi, che producevano trabaccoli e bilancelle, era riconosciuta anche fuori regione. La collezione mette in mostra numerosissimi utensili da lavoro dei maestri d'ascia, disegni e modelli delle imbarcazioni antiche e attuali, strumenti di segnalazione,documenti per la navigazione, reti di piccolo e grosso cabotaggio e oggetti di uso quotidiano a bordo delle navi.
 
====Museo della basilica di Santa Maria dei Martiri====
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Per la vigilia del [[Natale|Santo Natale]] il menù tradizionale comprende: rape bollite condite con olio e limone, frittelle (piccoli panzerotti ripieni)e l'immancabile capitone.<br/>
Durante i vari periodi dell'anno, secondo le stagioni, le massaie molfettesi usano preparare delle conserve sott'olio con pomodori, peperoni (chiamata nel gergo pric-o-prac), melanzane e carciofi.
Per il [[Natale|periodo natalizio]] vengono preparati diverse varietà di dolci, principalmente a base di pasta di mandorle e pasta frolla tra cui "cart(e)ddate", "calz(e)ngicchie", "ses(e)mi(e)dde", "spume di mandorla", "occhi di Santa Lucia", "mestazzul(e)", "canigliate" e piccole imitazioni di frutti a base di "pasta reale".<br/>
Non ultimo l'ottimo, raffinatissimo, "latte di mandorle".
 
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*[[Caparezza]], nato Michele Salvemini (Molfetta, [[1973]]), cantautore e rapper.
*[[Sergio Altamura]], (Molfetta, 25 dicembre [[1970]]), chitarrista acustico.
[[ImmagineFile:Vicolo di Molfetta.jpg|thumb|300px|Via Amente, ''borgo antico''.]]
 
===La Quaresima a Molfetta===
I molfettesi attribuiscono un'attenzione tutta particolare al culto delle [[pasqua|tradizioni pasquali]], adeguatamente celebrate e che portano in paese un clima di [[preghiera]] e riflessione. La [[Quaresima]] è ricca di momenti di celebrazione, che si concentrano nelle chiese di ''Santo Stefano'', a cura dell'omonima Arciconfraternita <ref>[http://www.arciconfraternitasantostefano.it Arciconfraternita di Santo Stefano<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> , e del ''Purgatorio'', a cura dell'''Arciconfraternita della Morte''.
 
I primi quattro venerdì di Quaresima, nella chiesa di ''Santo Stefano'', a cura dell'Arciconfraternita omonima, si contemplano i misteri del dolore: [[Gesù]] che prega nell'[[orto degli ulivi]], Gesù flagellato, Gesù coronato di spine, Gesù sale al Calvario carico della [[Croce]]. In queste celebrazioni, viene proposto l'ascolto di meditazioni cantate e recitate su questi misteri.
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====Fiera, festa e sagra della "''Madonna dei Martiri''"====
[[ImmagineFile:La Madonna dei Martiri di Molfetta disposta sulle navi del porto.jpg|thumb|300px|La statua della Madonna disposta sulle barche, qui tre, accostate tra di loro, nel porto.]]
La città di Molfetta ha un antico e forte legame con il mare e sin dalla prima metà del XIX secolo i marinai hanno eletto la ''Madonna dei Martiri'', venerata nell'omonimo santuario, a loro protettrice. Quello molfettese è infatti un popolo marinaio: migliaia erano i molfettesi impiegati nella flotta peschereccia locale che comprendeva centinaia di battelli.<br/>
L'[[8 settembre]] [[1846]] la statua della [[Maria (madre di Gesù)|Vergine]], opera dello scultore napoletano Giuseppe Verzella, fu posta su due bilancelle a vela e trasportata fino alla banchina dell'antico Seminario, accanto al "Duomo vecchio".
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La città di Molfetta si presenta urbanisticamente distinta, a livello macroscopico, in due parti: il nucleo storico (la città ''intra moenia''), la cui origine certa risale al [[Medioevo]], sviluppatosi su una penisoletta collegata alla terraferma da un piccolo istmo, e una zona più moderna, a sua volta costituita dalle espansioni datate con le successive epoche storiche nelle varie direttrici sud, ovest ed est, prima fino al limite fisico della linea ferroviaria, ed ampliandosi progressivamente in epoche più recenti (dagli anni ottanta in poi) fino all'ultima fase attuale di completamento entro il nastro stradale della nuova Statale 16 e sui margini della principale asta di compluvio che interessa il territorio molfettese che è la [[Lama (corso d'acqua)|Lama]] detta ''cupa'', la quale incanala, fino al recapito finale in mare in corrispondenza della ''prima Cala'', gli apporti di acque meteoriche provenienti dall'entroterra murgiano.
 
Il centro storico presenta una pianta a spina di pesce con strade strette e ricurve, tipica di molti centri costieri del basso Adriatico. Esso è nettamente distinto dalla città ''extra moenia'' - sviluppatasi, soprattutto a partire dalla seconda metà del [[XVII secolo]], per formare la città come appare oggigiorno - attraverso la cosiddetta ''muraglia'', antica e massiccia fortificazione di origine medievale. Tale separazione è fisicamente sottolineata dall'asse stradale del Corso [[Dante Alighieri]], già detto ''Borgo'', ricavato dall'interrimento ([[XVIII secolo|XVIII]]-[[XIX secolo]]) dell'antico canale marino che si incuneava ai lati dell'istmo separando quasi integralmente la penisoletta dalla terraferma, come si evince dall'osservazione delle antiche stampe raffiguranti le prime, rudimentali, testimonianze di planimetrie della città.
 
Il confine nord dell'abitato storico è costituito dal [[mare Adriatico]]: questa circostanza nei secoli passati ha consentito una naturale difesa dagli attacchi provenienti da quella direzione, soprattutto da parte della [[Impero ottomano|pirateria turca]]. Ma proprio per questo motivo, una volta venuto meno il pericolo, a partire dal [[XVIII secolo]], e quando contemporaneamente si è innescato il processo di sviluppo ed espansione dell'abitato fuori delle mura, il nucleo storico è rimasto emarginato rispetto alle zone di espansione invece che inglobato in essa.
 
A partire dal [[XIX secolo]], infatti, inizia il progressivo degrado della città vecchia, che raggiunge la sua massima espressione con il crollo, con vittime, avvenuto in Via Macina nel [[1964]] che porta al suo pressoché totale svuotamento con il trasferimento in blocco nel quartiere CEP (''Case Edilizia Popolare'') di Molfetta degli ultimi abitanti residenti.
 
Solo nel primo decennio del [[XXI secolo]] si è in presenza di evidenti segni di un consistente processo di recupero, avviatosi a partire dagli [[Anni 1980|anni ottanta]] che sta restituendo dignità e vita allo storico centro antico dove sono state riaperte quasi tutte le antiche strade che erano state chiuse a causa del pericolo di crolli.
 
===Frazioni===
Pur non annoverando vere e proprie "[[frazione comunale|frazioni]]", nelle immediate vicinanze del centro abitato sono sorti, in epoche differenti, alcuni borghi-satellite, ciascuno di origine diversa dall'altro. Si tratta del nucleo residenziale (inizialmente stagionale) della "[[Madonna del Rosario|Madonna della Rosa]]", sorto attorno alla omonima chiesetta turrita (munita di [[piombatoia|caditoia]]) e meta di un culto molto radicato nella popolazione molfettese, del quartiere CEP di Molfetta, nei pressi del Santuario (oggi Basilica) della Madonna dei Martiri, e del cosiddetto "Villaggio Belgiovine", dal nome dell'ingegnere-imprenditore che lo costruì, alla fine degli [[Anni 1960|anni sessanta]].
 
Attorno alla chiesetta della [[Cappella della Madonna della Rosa (Molfetta)|Madonna della Rosa]] si è sviluppata, soprattutto a partire dal [[XIX secolo]], una fiorente comunità costituita più che altro dalle famiglie borghesi che avevano in quella località la propria ''casina di campagna'', quale una sorta di "[[status symbol]]" ''[[ante litteram]]'', dove trascorrere i mesi estivi e far crescere i bambini a contatto con la natura e in condizioni più protette e più salubri che non all'interno del tessuto cittadino.
 
==Economia==
[[ImmagineFile:Porto di Molfetta2.JPG|300px|thumb|Panorama del porto dai pontili del ''Molo Pennello'' con in fondo (a destra) il borgo.]]
[[ImmagineFile:Molfetta - zona portuale.JPG|300px|thumb|Banchina del porto con visuale del borgo antico.]]
 
Uno dei motori dell'economia molfettese è, fin dalle origini, l'attività peschereccia, oggi in declino per le mutate condizioni socio-economiche. Per quanto attiene al settore primario, la città inoltre contava su un'industria attivamente sviluppata nei settori: [[agricoltura|agricolo]], [[frutta|ortofrutticolo]], [[olive|oleario]], della [[floricoltura]], dei derivati degli olii al solfuro (olio di sansa), delle tegole in cotto. In via di trasformazione e sviluppo, sono, poi, i settori [[information technology|informatico]] e [[commercio|commerciale]] soprattutto verso i ''Paesi Emergenti'', mentre le industrie cantieristica, [[Enologia|enologica]], e delle [[Pasta|paste alimentari]], un tempo fiorenti, ora ''segnano il passo'', vinte dalla concorrenza a livello nazionale. L'unico in grado di far fronte all'agguerrita concorrenza, nonostante la drastica riduzione degli [[uliveti]] a causa della costruzione della Zona ASI, è il settore [[olio di oliva|oleario]], con la presenza di due [[oleificio|oleifici]] cooperativi e di vari impianti oggi ubicati quasi tutti nell'''Area di Sviluppo Industriale''.
Divengono sempre meno, tuttavia, le produzioni di [[olio extravergine di oliva]], retaggio di un passato ben più ricco, dato l'altissimo numero di antichi [[frantoi]] oleari presenti nel tessuto cittadino, anche in zone molto centrali della città, almeno fino a tutto il primo [[dopoguerra]].
Degna di nota è, poi, la produzione di olio biologico di altissima qualità (premiato a più riprese nelle manifestazioni a esso dedicato). Sempre maggiore importanza assume la [[floricoltura]].
 
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Altro settore sviluppato dell'economia molfettese è quello della [[Edilizia|speculazione edilizia]]. Pur in drammatico calo demografico (la città contava meno di 60.000 abitanti nel 2001) il centro pugliese ha dato slancio a un imponente piano edile teso all'edificazione di numerosi alloggi e aree residenziali sufficienti a ospitare una popolazione di 120.000 abitanti secondo le antiche previsioni del [[piano regolatore]]. Quantunque i risultati immediati siano piuttosto deludenti, si intravede l'esplosione della bolla speculativa che negli anni passati aveva fatto di Molfetta una delle città con i valori immobiliari più alti della [[Puglia]].
 
La ridotta estensione dell'agro di Molfetta e la sua bassa coltivabilità hanno molto limitato e penalizzato l'espansione agricola, che non ha quindi mai avuto un particolare rilievo economico, a parte alcune produzioni mirate come quella olivicola (a tutt'oggi ancora la sussistenza di numerose famiglie è affidata alla stagionalità della raccolta delle olive da olio) e a colture orticole ''di nicchia'', come quella dei cosiddetti ''cas(e) ridde'', anche questa, ormai "esportata" nel [[Provincia di Lecce|Leccese]]. Infine, ma non ultimo, favorito da un lacerante abusivismo diffuso e dai ripetuti condoni, negli ultimi anni si assiste al fenomeno che sta rendendo la campagna sempre di più simile a una ''città diffusa''. Lo sviluppo e l'espansione della ''Zona artigianale e boaria'' prima, e dell'ASI (''Area di Sviluppo Industriale''), poi, hanno dato il colpo finale, decimando in maniera significativa gli uliveti a nord-ovest dell'abitato, fino al confine con il territorio (e l'area industriale) di [[Bisceglie]].
 
Si auspica che con l'apertura del nuovo mercato ortofrutticolo si ingeneri una generosa crescita del settore primario assicurandogli una nuova e superiore importanza.
 
Analogamente si spera che anche la recente e controversa apertura della ''Città della Moda'' (o ''Molfetta [[Outlet]]'' o, ancora, cosiddetto ''Fashion District'') e il recentissimo lancio del Centro Commerciale Ipercoop-Mongolfiera possano contribuire a un incremento del ''prodotto cittadino lordo'' senza peraltro penalizzare i commercianti del settore presenti con le loro aziende, spesso da anni, nel tessuto urbano.
 
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===Il porto===
[[ImmagineFile:Barche di Molfetta.jpg|thumb|300px|Imbarcazioni da pesca ormeggiate presso il porto.]]
I primi siti portuali di Molfetta furono la località denominata San Cosma (1269) e la ''Cala di San Giacomo'' (epoca medievale), entrambe situate nella zona retrostante il Santuario dedicato a Santa Maria dei Martiri. Intorno al [[1550]], per volontà di [[Carlo V]], furono effettuati lavori di ampliamento e riparazione di un vecchio molo, situato in prossimità del Duomo e che sarà utilizzato sino all'epoca della costruzione di quello attuale.
 
La posa della prima pietra del nuovo porto avvenne il 30 maggio del 1844. Negli anni successivi (sino al 1849) furono realizzati i primi due moli indipendenti di ''San Corrado'' e ''San Michele''.<br/>
 
Nel [[1853]] iniziò la costruzione del faro. Il 1º gennaio del [[1857]] il faro fu ufficialmente "acceso", e divenne il primo a sorgere in un porto dell'Adriatico. Congiunti i primi due bracci di molo, nel [[1880]] e nel [[1882]] si diede inizio all'edificazione del molo foraneo. <br/>
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Nel febbraio 2008 sono iniziati i lavori per il nuovo porto commerciale.
 
Il porto ospita, oltre a navi mercantili e a piccole imbarcazioni da diporto, i motopescherecci che hanno reso famosa nel mondo la marineria molfettese, che ormeggiano presso i moli ''San Michele'', ''San Corrado'' e ''San Domenico''.
Vi sono inoltre 5 banchine galleggianti destinate alle barchette da pesca con 140 punti di attracco totali.
 
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Nel [[1953]] fu realizzata e inaugurata la tribuna dello stadio con solenne celebrazione di monsignor Achille Salvucci e di Giosuè Poli, fratello di Paolo.<br/>
Nell'estate del [[1994]] fu anche realizzato un nuovo e moderno impianto di illuminazione (inaugurato in un incontro con l'andriese [[Fidelis Andria]]) che diede lustro allo storico stadio.<br/>
L'impianto, di forma ovoidale in quanto comprende, all'esterno del campo di calcio vero e proprio, una pista di atletica, è munito di una grossa gradinata, del settore dedicato ai tifosi delle squadre ospiti e di un'ampia tribuna.
 
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L' ''[[Associazione Calcio Dilettantistica Molfetta Sportiva|A.C.D. Molfetta Sportiva]]'' nata nel [[1917]] come U.S. Fulgor Molfetta, giunse a livelli agonistici a cui nessun'altra associazione sportiva calcistica cittadina è più approdata (Campionato Nazionale di serie C, a girone unico nazionale, negli anni cinquanta e cinque partecipazioni dal 1990/91 al 1994/95 in Serie C2).
E' rinata nel [[2009]] e milita nel girone B di [[Seconda Categoria|2°ª Categoria]].
 
==== A.S.D. Virtus Molfetta ====
 
Milita nel girone B di [[Seconda Categoria|2°ª Categoria]].
 
====[[Real Molfetta C5|A.S.D. Real Molfetta C5]]====
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====[[Pallacanestro Molfetta]]====
 
[[ImmagineFile:La Nuova Virtus Molfetta nel palazzetto comunale.jpg|thumb|300px|La squadra della "''Nuova Virtus''" (campionato 2006/07) nel locale palazzetto sportivo.]]
La [[Pallacanestro Molfetta]] (nota nella stagione 2012/2013 come ''Gammauto Molfetta''), massima squadra di [[basket]] cittadina, nacque col nome Virtus Molfetta nel [[1998]], grazie a un gruppo di appassionati di basket, guidati da Andrea Bellifemine, Pietro Stoia, Leonardo Scardigno e Pinuccio Facchini. Nella stagione 2012/2013 milita nel campionato di DNC.
 
====[[Pallavolo Molfetta]]====
Le partite della squadra si giocano al Pala Poli.
È la massima squadra di pallavolo maschile del nord barese, nella stagione 2013/2014 milita in serie A1, il suo presidente è Antonio Antonaci e l'allenatore Juan Manuel Cichello.