Plaesano: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
FrescoBot (discussione | contributi)
m Bot: overlinking giorni e mesi dell'anno e modifiche minori
Riga 41:
 
==Storia==
Le prime notizie riguardanti Plaesano risalgono al basso medioevo. Nel [[1294]] il villaggio di Plaesano venne infatti concesso da [[Carlo I D'Angiò]] a Corrado, figlio del defunto Nasone di Galerano, escludendolo dalla Baronia di Borrello, concessa al milite Tommaso D´Argot. Nel [[1455]] Alfonso D'Aragona concedette lo stesso territorio ai [[Caracciolo]], che lo tengono fino al [[1547]], passa poi agli [[Sforza]] fino al [[1693]]. Nel Settecento venne ceduto alla Metropolitana di Messina per 100 ducati dai duchi di Monteleone. L'abitato originale, con il castello e le tre chiese, dello Spirito Santo, della Misericordia e la chiesa parrocchiale dedicata a [[San Biagio]], venne raso al suolo dagli eventi sismici del [[1783]]. La ricostruzione, negli anni successivi, avviene in un sito diverso ma non lontano da quello originale. I superstiti fabbricarono le prime baracche, con i materiali recuperati dalla rovine, in contrada ''Totari'' per poi spostarsi definitivamente verso ovest. La odierna via Asilo Nido, un tempo via Dei Pianti poi ingentilita in via Piante, che porta proprio in contrada ''Totari'', conservava nel nome la drammatica origine del nuovo abitato. Alcuni anziani del paese raccontano di come, negli anni immediatamente seguenti al sisma, i superstiti si riunissero ad ogni anniversario della tragedia, il [[5 febbraio]], nella medesima via per piangere le vittime. Va inoltre notato come, in calabrese, il termine ''chianti'' significhi sia ''pianti'' che ''piante'', quindi il nome originale venne probabilmente abbandonato nella traduzione.
Nel [[1825]], con decreto del 26 ottobre, Plaesano fu aggregato al comune di [[Galatro]] dal quale venne separato con decreto del 27 marzo [[1849]] e aggregato al comune di [[Feroleto della Chiesa]]. Il santuario di [[San Biagio]] venne ricostruito nei primi dell'Ottocento con parte del materiale recuperato dalle rovine della chiesa parrocchiale distrutta. L'attuale santuario è, però, di costruzione recente. Sul finire degli anni sessanta il bellissimo edificio ottocentesco, con una scelta semplicemente sconcertante che denuncia la profonda ignoranza delle amministrazioni locali, viene demolito e ricostruito in cemento armato. Alcune foto del passato permettono di ammirare l'edificio originale e testimoniano l'immane perdita.
Oggi il paese si presenta al visitatore come un gruppetto di case, spesso modeste, immerso in un mare di splendidi ulivi secolari in costante ridimensionamento.
 
==Economia==
Dal punto di vista economico il centro è prettamente agricolo con una discreta produzione di olio d'oliva e una minore produzione vinicola. È presente anche una piccola realtà industriale con alcune fabbriche per la lavorazione della plastica.
 
==Turismo==
Un certo interesse devozionale e turisco lo riveste la festa del santo patrono, [[San Biagio]], il [[3 febbraio]] e la prima domenica di giugno. La caratteristica processione si conclude con tre giri intorno alla chiesa che vengono effettuati di corsa e che avrebbero lo scopo di proteggere dalle affezioni gastroenteriche. Durante le suddette feste il paese è animato da una piccola fiera caratterizzata tra l'altro dalla vendita dei prodotti tipici locali.
 
== Galleria fotografica ==