Inceneritore: differenze tra le versioni
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Nel resto del settentrione sono diffusi principalmente piccoli impianti a scarso livello tecnologico con basso rendimento, per i quali sono necessari dei rammodernamenti (come a [[Desio]], [[Valmadrera]] e [[Cremona]]).
Tuttavia, anche impianti ristrutturati ed "adeguati" di recente, presentano a volte emissioni fuori norma: nel gennaio 2008 l'[[inceneritore di Terni]] (ristrutturato nel 1998) è stato posto sotto [[sequestro]] in quanto i gestori (la società ASM), avrebbero nascosto emissioni gassose e nelle acque di scarico pesantemente fuori norma con alte [[concentrazione|concentrazioni]] di [[mercurio (elemento)|mercurio]], [[cadmio]], [[diossine]], [[acido cloridrico]]. Sarebbero inoltre stati bruciati in più occasioni persino rifiuti [[radioattività|radioattivi]] di origine ospedaliera e non solo.<ref>{{Cita
A Colleferro è stato posto sotto sequestro l'impianto,<ref>
In Italia la gestione dei rifiuti è più problematica e si va differenziando da regione a regione. L'infiltrazione della criminalità e traffici illeciti come la cattiva gestione della cosa pubblica rende difficile la gestione del problema rifiuti in alcune regioni meno "virtuose". Gli interessi sono tali da aver impedito qualunque soluzione diversa dalle discariche mal gestite e poco controllate: quindi sia la raccolta differenziata che il ripiego sugli inceneritori sono a tutt'oggi a livelli marginali e la stessa realizzazione di discariche a norma ha presentato problemi. Tale precaria situazione ha portato a numerose emergenze sul fronte smaltimento dei rifiuti specialmente in [[Campania]].
== Tecnologie di incenerimento ==
Gli inceneritori più diffusi in Europa sono del tipo "a griglie". Trattandosi sostanzialmente di impianti che sfruttano il calore sviluppato dalla combustione, non è importante solo il tonnellaggio di combustibile (i rifiuti), ma anche il suo [[potere calorifico]], ovvero il calore sviluppato durante la combustione (in genere pari a circa 9000-13000 [[Joule|MJ]]/t). In altre parole, un inceneritore progettato (ed autorizzato) per bruciare 100000 t di rifiuti con potere calorifico di 13000 MJ/t, può arrivare a bruciare anche il 45% in più se i rifiuti hanno potere calorifico di 9000 MJ/t.<ref>
▲Trattandosi sostanzialmente di impianti che sfruttano il calore sviluppato dalla combustione, non è importante solo il tonnellaggio di combustibile (i rifiuti), ma anche il suo [[potere calorifico]], ovvero il calore sviluppato durante la combustione (in genere pari a circa 9000-13000 [[Joule|MJ]]/t). In altre parole, un inceneritore progettato (ed autorizzato) per bruciare 100000 t di rifiuti con potere calorifico di 13000 MJ/t, può arrivare a bruciare anche il 45% in più se i rifiuti hanno potere calorifico di 9000 MJ/t.<ref>Fatto citato nelle [http://www.medicinademocratica.org/IMG/pdf/osservazioni_SIA_Gerbido.pdf Note preliminari relative allo Studio di Impatto Ambientale del progetto di "impianto di termovalorizzazione dei rifiuti della provincia di Torino]</ref>
Il funzionamento di un "termovalorizzatore" a griglie può essere suddiviso in sei fasi fondamentali:
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Studi [[Epidemiologia|epidemiologici]], anche recentissimi, condotti in paesi sviluppati e basati su campioni di popolazione esposta molto vasti, evidenziano una correlazione tra patologie [[Tumore|tumorali]] ([[sarcoma]]) e l'esposizione a diossine derivanti da inceneritori e attività industriali.<ref>Chi fra il 1960 e il 1996 ha vissuto a lungo vicino a inceneritori e altre fonti industriali di diossina nella provincia di Venezia ha avuto una probabilità 3,3 volte il normale di contrarre un sarcoma. Vedi {{Cita pubblicazione|autore=Zambon P|coautori=Ricci P; Bovo E; Casula A; Gattolin M; Fiore AR; Chiosi F e Guzzinati S|titolo=Sarcoma risk and dioxin emissions from incinerators and industrial plants: a population-based case-control study (Italy)|rivista=Environmental Health|anno=2007|volume=6|numero=19|data=16 luglio 2007|url=http://www.ehjournal.net/content/6/1/19 |abstract=sì}}</ref>
Altre indagini epidemiologiche prendono in particolare considerazione gli inceneritori come fonte d'inquinamento da [[metalli pesanti]], ed eseguono accurate analisi considerando sia fattori socio-economici sia le popolazioni esposte nelle precise zone di ricaduta (mappe di isoconcentrazione tracciate per rilevamento puntuale e interpolazione spaziale col metodo di [[kriging]]). L'analisi, accurata pur se limitata solo ad alcune popolazioni, evidenzia
Un lavoro [[giappone]]se del 2005 ha tentato di mettere in relazione le diossine presenti nel [[latte materno]] con la distanza dagli inceneritori. Le conclusioni sono state che (nei limiti e nell'estensione dello studio) «nonostante gli inceneritori fossero la maggior fonte di diossine in Giappone al momento dello studio, i livelli di diossine nel latte materno non hanno mostrato apparente correlazione con le distanze tra il domicilio delle madri e gli inceneritori di rifiuti».<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Tajimi M|coautori=Uehara R, Watanabe M, Oki I, Ojima T, Nakamura Y.|titolo=Correlation coefficients between the dioxin levels in mother's milk and the distances to the nearest waste incinerator which was the largest source of dioxins from each mother's place of residence in Tokyo|rivista=Chemosphere|città=Japan|anno=2005|lingua=en|mese=Dicembre|volume=61|numero=9|pagine=pp. 1256-1262|id=PMID: 15922405|url=http://www.ncbi.nlm.nih.gov/sites/entrez?db=pubmed&uid=15922405&cmd=showdetailview&indexed=google|abstract=sì}}</ref>
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