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«Dico che appartiene all'essenza di ciascuna cosa [...] ciò senza cui la cosa e, viceversa, ciò che senza la cosa non può né essere, né essere concepito» (E II, d2). Con questa definizione, Spinoza vuole ribadire la distanza tra le cose finite e Dio, escludendo che qualcuno possa pensare che, poiché tutte le cose singole (non potendo essere concepite per sé) devono essere concepite per mezzo di Dio, Dio debba far parte dell'essenza delle cose singole. Affinché qualcosa faccia parte dell'essenza di qualcosa d'altro, bisogna che il rapporto di dipendenza sia bidirezionale: ma poiché Dio può essere ed essere concepito anche senza le cose finite, non è contenuto nella loro essenza.<ref name=scribano_50-51>{{cita|Scribano|pp. 50-51.}}</ref> Tanto le cose dipendono da Dio, quanto Dio dipende solo da se stesso. Sia Dio che le cose singole sono necessari, ma la necessità attiva ed eterna della sostanza assolutamente infinita (la cui essenza implica l'esistenza) non deve essere confusa con quella passiva e diveniente degli enti finiti (le cui essenze non implicano l'esistenza).<ref name=scribano_50-51/> Detto ciò, l'uomo è una cosa singola, un ente finito, e come tale la sua essenza non implica l'esistenza (E II, a1).
Ma «l'uomo pensa» (E II, a2), e inoltre «sente che un certo corpo è affetto in molti modi» (E II, a3). Spinoza introduce ora i rapporti tra le sfere della corporeità e del pensiero nell'uomo, ma partendo di nuovo da Dio: innanzitutto, «in Dio si dà necessariamente tanto l'idea della sua essenza quanto di tutte le cose che seguono necessariamente dalla sua essenza» (E II, p3); però le cose non sono causate dalle idee delle cose presenti in Dio (come avveniva secondo gran parte della tradizione scolastica) né le idee delle cose sono causate dalle cose, poiché come si è visto nella parte prima tra enti di natura diversa, con attributi diversi come sono diversi pensiero ed estensione, non si dà causalità. Dunque tra idee e cose vige un rapporto di corrispondenza senza causalità, o, come dirà [[Gottfried Wilhelm von Leibniz|Leibniz]],<ref>{{cita|Scribano|p. 58.}}</ref> di «parallelismo». Le idee e le cose, le concatenazioni di implicazioni e causazioni, si corrispondono perfettamente perché esprimono da punti di vista diversi la stessa unità sostanziale:<ref>{{cita|Scribano|pp. 51-53.}}</ref> «una e identica sostanza [...] è compresa ora sotto questo ora sotto quell'attributo» (E II, p7s).
Lo stesso vale per l'essere umano: l'uomo è una modificazione della sostanza che partecipa di due soli dei suoi attributi, pensiero ed estensione. La mente è dunque una modificazione finita dell'attributo del pensiero, il corpo una modificazione finita dell'attributo dell'estensione. Le due modificazioni però si corrispondono strettamente, come è testimoniato dalla consapevolezza della nostra mente delle senzazioni del nostro corpo: la mente è l'idea che ha come oggetto il corpo.<ref>{{cita|Scribano|p. 56.}}</ref>
La mente umana, che ha le idee delle cose che conosce, è essa stessa un'idea, e in particolare l'idea che, nella dimensione intemporale di Dio, corrisponde al corpo a cui, nel tempo, quella mente sente di essere legata. C'è però una differenza tra l'idea del corpo di Pietro che costituisce la mente di Pietro e l'idea del corpo di Pietro che ha un altro uomo, per esempio Paolo (come ha notato Scribano resta comune, nelle diverse accezioni della nozione di «idea», che «idea è quella particolare modificazione del pensiero che rappresenta qualcosa»).<ref>{{cita|Scribano|p. 57.}}</ref> In effetti, «l'idea che costituisce l'essere formale della mente umana [cioè l'idea del corpo come mente che a esso corrisponde] non è semplice ma composta da moltissime idee» (E II, p15). La differenza tra un sasso corporeo, a cui corrisponde l'idea di quel sasso, un corpo di animale, a cui corrisponde l'idea (cioè la mente) di quell'animale, e un corpo umano, a cui corrisponde l'idea (cioè la mente) di quell'essere umano dipende solo dalla diversa complessità di queste idee. In un certo senso tutti gli enti finiti hanno una mente, che è l'idea che a essi corrisponde in Dio, ma solo la mente degli uomini è complessa abbastanza da rendere possibile la razionalità – e questa complessità corrisponde strettamente alla maggior complessità del corpo umano rispetto al corpo di qualsiasi animale.<ref>{{cita|Scribano|pp. 59-60, 62.}}</ref>
=== Conoscenza inadeguata e adeguata ===
Spinoza ritiene che, poiché «l'oggetto dell'idea che costituisce la mente umana è il corpo [...] e niente altro» (E II, p13), «la mente non conosce se stessa se non in quanto percepisce le idee delle affezioni del corpo» (E II, p23). Dunque, visto che il principio di ogni conoscenza è nelle affezioni del corpo, l'autore inserisce tra la proposione tredicesima e la quattordicesima una serie di lemmi dedicati a delineare una sintetica teoria [[fisica]] e [[Fisiologia|fisiologica]], su base [[Meccanicismo|meccanicista]], il cui scopo è quello di rendere conto del funzionamento della mente umana.<ref>{{cita|Scribano|pp. 61-63.}}</ref>
Ne risulta, tra le altre cose, che «l'idea di un qualunque modo in cui il corpo umano è affetto dai corpi esterni deve implicare la natura del corpo umano e, simultaneamente, la natura del corpo esterno» (E II, p16) e che quindi «le idee che abbiamo dei corpi esterni indicano più la costituzione del nostro corpo che la natura dei corpi esterni» (E II, p16c2). Inoltre, per esempio, quando un oggetto che si era sempre presentato insieme a un altro ora si presenta da solo alla mente verrà fatto di pensare ancora a entrambi gli oggetti: «la mente potrà [...] contemplare come se fossero presenti i corpi esterni dai quali il corpo umano è stato affetto una volta, sebbene essi non esistano, né siano presenti» (E II, p17c), e questo «fino a quando il corpo [umano] non venga affetto da un affetto che escluda l'esistenza o presenza dello stesso corpo [esterno]». Questi sono tra i fondamento dell'[[immaginazione]], e dunque dell'inadeguatezza delle idee che abbiamo sul nostro corpo e sulle sue affezioni.<ref>{{cita|Scribano|pp. 68-69.}}</ref>
Se nella prima parte si era definita un'idea vera come un'idea corrispondente al suo ideato, cioè al suo oggetto, assumendo una qualificazione estrinseca della [[Teoria corrispondentista della verità|verità come corrispondenza]], nella seconda parte si era definita un'idea adeguata come un'idea dalla quale, a partire da essa sola, possono essere derivate tutte le proprietà del suo oggetto, cioè un'idea chiara e distinta che consente di conoscere di un oggetto le cause e gli effetti.<ref>{{cita|Scribano|p. 66.}}</ref> Quella di «idea adeguata» è dunque una qualificazione intrinseca all'idea stessa, e quindi avendo un'idea adeguata sappiamo sempre di averla; e un'idea adeguata è sempre un'idea vera, mentre un'idea vera può non essere adeguata (e in questo caso non potremo essere certi che si tratti effettivamente di un'idea vera).
Avere un'idea adeguata di un corpo finito significa poter ricostruire la catena causale che l'ha portato a esistere nel tempo; ma tale catena causale, come si è visto, è infinitamente estesa nel passato, e dunque non è accessibile a una mente finita come quella umana. In altre parole, tutte le volte che per conoscere qualcosa non è sufficiente la conoscenza di un'affezione del corpo umano, ma è necessario conoscere anche altre cose che l'uomo non conosce, l'uomo ha una conoscenza inadeguata. Dio, in cui sono presenti tutti i corpi e le corrispondenti idee, ha una conoscenza adeguata di tutte le cose, alla quale l'uomo nella sua finitezza non può accedere.<ref>{{cita|Scribano|pp. 66-68.}}</ref>
{{q|La mente umana ogni qual volta percepisce le cose secondo il comune ordine della natura non ha una conoscenza adeguata, bensì soltanto confusa e mutilata, di se stessa, del proprio corpo e dei corpi esterni. La mente, infatti, non conosce se stessa se non in quanto percepisce le idee delle affezioni del corpo. E non percepisce il proprio corpo se non per mezzo delle stesse idee delle affezioni mediante le quali soltanto percepisce anche i corpi esterni. (E II, p29c) }}
== Parte terza: della natura e dell'origine degli affetti ==
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== Collegamenti esterni ==
*[http://www.ethicadb.org/index.php?lanid=4&lg=it EthicaDB], edizione multilingue dell'''Etica'' di Spinoza.
*{{cita web|url=http://www.iep.utm.edu/spinoza/ |titolo=Spinoza, Benedict De |autore=Blake D. Dutton |opera=[http://www.iep.utm.edu/ Internet Encyclopedia of Philosophy] |data=2004-2005 |accesso=8 luglio 2013 |lingua=en }}
*{{cita web|url=http://plato.stanford.edu/entries/spinoza/ |titolo=Baruch Spinoza |autore=Steven Nadler |opera=[http://plato.stanford.edu/ Stanford Encyclopedia of Philosophy] |data=2001-2012 |accesso=8 luglio 2013 |lingua=en }}
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