Arte della Controriforma: differenze tra le versioni
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In questo decreto la Chiesa romana introduce il controllo delle opere da parte delle autorità religiose locali. Le opere devono essere vagliate con attenzione e in esse vi deve essere ''chiarezza'', ''verità'', aderenza alle scritture. La piena leggibilità, il decoro, devono essere caratteristiche imprescindibili; le deformazioni, i lussi e i viluppi e le disinvolture del [[Manierismo]] sono condannati senza appello.
Ma il decreto non pone delle regole ferree, non mette confini espliciti, si affida al controllo delle gerarchie locali. Nascono dei trattati che tentano di codificare queste norme: le ''Instructiones fabricae et suppellectilis ecclesiasticae'' ([[1577]]) di [[Carlo Borromeo]], [[arcivescovo di
Eppure né i decreti conciliari né i trattati ebbero un impatto significativo sulle scelte stilistiche degli artisti. Esemplare l'episodio di [[Botticelli]] svoltosi ai tempi del [[Savonarola]]. L'artista venne influenzato direttamente dalle prediche del frate e decise, di sua spontanea volontà, di non dipingere più soggetti profani e licenziosi e di gettare nel fuoco le sue opere più scabrose. Anche alcuni artisti che videro il Sacco di Roma, come [[Sebastiano del Piombo]], che credette l'invasione dei [[Lanzichenecchi]] una punizione divina, cambiarono il loro modo di dipingere.
Anche questa volta, più che le indicazioni venute da terzi, in molti casi inesperti delle cose artistiche, è il clima stesso che influenza gli artisti.
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