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Figlio d'arte, seguì le orme del padre Lorenzo, quest'ultimo già autore di edifici quali l'Ospedale San Giovanni Battista antica sede di Via Cavour, 31 e il Regio Manicomio di [[Collegno]].
Diplomatosi in architettura nel [[1821]], le sue prime opere furono palazzine a ridosso del centro di [[Torino]], ma le vere opere importanti furono postume al [[1840]], quando progettò case per l'alta borghesia, soprattutto in zona [[Vanchiglia]].
Nel [[1830]] disegnò la facciata della [[chiesa di Santa Maria di Piazza]] in via Santa Maria (zona [[Via Garibaldi (Torino)|via Garibaldi]]), in [[stile neoclassico]], edificio già opera di [[Bernardo Antonio Vittone]] del [[1752]].
Nel [[1850]] fu chiamato a progettare tratti di porticati di [[piazza Carlo Felice]] e di zona stazione [[Stazione di Torino Porta Nuova|Porta Nuova]], per poi contribuire alla progettazione di altre numerose case e edifici, sempre in centro. Alcuni esempi di sue creazioni furono il rifacimento del convento di suore di [[San Salvario]], altri palazzi di zona [[Crocetta (Torino)|Crocetta]], sala e scalone di Palazzo Masino in via Alfieri, la Galleria Natta (questa chiamata poi Geisser, quindi demolita nel [[1937]] e ricostruita come [[Galleria San Federico]]), il palazzo Antonino, i saloni del caffè Nazionale, etc.
Nel [[1860]] divenne consigliere comunale, quindi assessore ai lavori pubblici, poi commissario alle Belle Arti di Torino, nonché riformatore dei piani regolatori edilizi e viabilità municipali, infine insignito del titolo di commendatore dell'[[Ordine Mauriziano]] direttamente dal re [[Umberto I]].
Nel [[1870]] progettò la sua casa, dove poi abitò fino alla morte, in [[piazza Solferino (Torino)|piazza Solferino]] angolo [[via Cernaia]], adiacente al [[Teatro_Vittorio_Alfieri_(Torino)|teatro Alfieri]]. Di quest'ultimo fu anche co-proprietario, e sempre di suo progetto la facciata del teatro, sia quella del [[1855]] che quella del [[1877]] (il teatro subì un incendio nel [[1858]]).
Sposato e con quattro figli, la sua vita fu funestata dapprima dalla morte del primogenito maschio, quindi della moglie nel [[1868]], e infine delle altre tre figlie e dei loro consorti.
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