Cacciata del Duca d'Atene: differenze tra le versioni

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==Storia==
Il [[26 luglio]] [[1343]], giorno di [[Anna (madre di Maria)|sant'Anna]], i fiorentini cacciarono dalla città il dispotico [[Duca d'Atene]] [[Gualtieri VI di Brienne]]. Nell'occasione fu assaltato i [[carcere delle Stinche]], quello dei detenuti politici, e liberati tutti gli oppositori al regime che il duca aveva fatto incarcerare. Per ricordare l'evento fu commissionato all'[[Orcagna]] un affresco celebrativo degli eventi. Con la dismissione e la distruzione parziale del carcere, dopo il [[1833]], l'affresco fu inglobato in un nuovo tabernacolo e solo nel [[1964]] l'avvocato Castellani, proprietario e impresario del teatro, lo fece staccare e restaurare prima di donarlo al comune di Firenze (in quanto vi era rappresentata una delle più antiche vedute di [[palazzo Vecchio]]), che lo musealizzò nelle raccolte cittadine. Si tratto, col senno di poi, di un fatto provvigioso che salvò il dipinto dalle acque dell'[[alluvione di Firenze|alluvione del 1966]].
 
L'attribuzione all'Orcagna ha subito varie oscillazioni e in passato era ritenuta opera di bottega o della cerchia, mentre oggi è riferita per lo più alla mano giovane del maestro.
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==Altre interpretazioni==
Inizialmente si credeva che rappresentasse ''Santa Reparata in atto di benedire le insegne delle Milizie della Repubblica fiorentina''; poi nel [[1906]] [[Robert Davidsohn]] vi riconobbe l'episodio della fuga da Firenze da parte del [[Gualtieri VI di Brienne|Duca d'Atene]], cacciato il [[26 luglio]] [[1343]], giorno di [[Anna (madre di Maria)|Sant'Anna]], come fu descritta dal [[Giovanni Villani|Villani]], quindi vedendoci il ''Duca d'Atene che fugge avvinghiato da un serpente con la testa umana, simbolo della frode politica''.
 
Una nuova lettura darebbe un'altra interpretazione, quella della distruzione dell'[[Ordine del Tempio]] voluta nel [[1307]] dal re francese [[Filippo IV di Francia|Filippo ''il Bello'']]<ref>''...l'affresco delle Stinche non rappresenta la Cacciata de Duca d'Atene, non rappresenta Sant'Anna e le truppe popolari fiorentine, non rappresenta un atteggiamento rivoluzionario della città, perché è animato da tutt'altro ideale di quello che lo fece accogliere nella Salotta di Palazzo Vecchio... E poi, perché un affresco per celebrare la riacquistata libertà cittadina sarebbe stato dipinto nel buio delle carceri delle Stinche invece che su una parete di una sala del Palagio del Popolo?'' (Lensi Orlandi, ''Il Bafometto a Firenze'', vedi bibliografia)</ref>: quindi la donna con l'aureola sarebbe la ''Nostra Signora'', protettrice dei Templari, e la persona che fugge avrebbe in mano una immagine del [[Bafometto]]<ref>Nell'affresco il Baphomet ha testa umana calva e barbuta, voltata verso chi guarda, corpo d'[[aquila]] ed è visibile una zampa di [[leone]].</ref>.