Addis Alem: differenze tra le versioni

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== Storia ==
 
Oggi la città di Addis Alem, è annessa nella più grande regione detta [[Oromia]], ma è una città della ex provincia dello [[Shewa]], luoghi in cui i sovrani dettero origine alla dinastia dei [[resovrani etiopicid'Etiopia]] ([[Negus]]) ed estendendo, nell'[[Ottocento]], la loro sovranità sulle zone vicine.
 
A causa della penuria di legna da ardere, cui dovette fare fronte la popolazione di [[Addis Abeba]] poiché in rapida espansione, [[Menelik II]] decise di trasferire la capitale in una nuova città che avrebbe fondato, e nel 1896 inizio a costruire Addis Alem a circa 40 km. a ovest di Addis Abeba. Nel 1903, iniziarono i lavori di costruzione della prima strada pavimentata d'Etiopia tra Addis Alem e la capitale, e sempre in quell'anno, su consiglio di uno straniero (pare francese), introdusse l'[[eucalipto]], una pianta dalla crescita rapida, fino a che Menelik II abbandonò l'idea di trasferimento del "''[[Addis Abeba|Nuovo Fiore]]''", mantenendo l'antica capitale al suo posto a discapito del "''Nuovo Mondo''".
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Durante l'occupazione italiana, ad Addis Alem viene assegnata una delle residenze del [[Governatorato di Addis Abeba]].
Il 2 dicembre [[1940]], un gruppo di combattenti della resistenza abissina, conosciuti col nome di [[Arbegnoch]] (equivalente di Partigiani o Patrioti) e guidato da [[Admiqe Besha]], attaccarono e sconfissero la guarnigione italiana di stanza nei pressi di Addis Alem, uccidendo 78 uomini del [[Regio Esercito]], recuperando circa 2.000 fucili e un numero imprecisato di cannoni e bombe a mano. Il 3 aprile dell'anno successivo, gli italiani in risposta, inviarono il [[Gruppo Squadroni "Cavalieri di Neghelli"|Gruppo Squadroni Nazionali d’Africa «Cavalieri di Neghelli»]] con l'intenzione di riconquistare Addis Alem. Lo scontro, con preponderanti forze nemiche, fu doloroso, tant'è che vi furono gravi perdite e segnando la fine del reparto italiano. Tra le vittime figura il Ten. Vittorio Casardi, eroicamente caduto alla testa del suo squadrone ed i sottufficiali Barbadoro Nicola e Macela Antonio. I feriti furono oltre 30 tra i quali il comandante del Gruppo, il Magg. Filippo Galante.
 
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