Diomede: differenze tra le versioni

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Diomede decise di abbandonare la città, imbarcandosi per l'[[Italia]]. Entrando in [[Adriatico]] si fermò nei porti insegnando alle popolazioni locali a [[navigazione|navigare]] e di addomesticare i cavalli. La diffusione della navigazione, arte sotto la protezione di Afrodite, forse aveva l’intento di ottenere il perdono dalla dea nata dalla spuma del mare. In ogni caso si realizza così una straordinaria trasformazione: da campione della guerra Diomede diventa l’eroe del mare e della diffusione della civiltà greca. Era infatti venerato come benefattore ad [[Ancona]], città nella quale è nota la presenza di un suo tempio, a [[Pola]], a [[Capo S. Salvatore]] (Capo Planka, in Croazia), a [[Vasto]], a [[Lucera]] e all'estremo limite dell'Adriatico: alle foci del [[Timavo]]. In questi luoghi il culto di Diomede si era sovrapposto a quello del Signore degli Animali, un'antichissima divinità dei boschi.
 
La caratteristica di civilizzatore viene rafforzata dalla fondazione di molte città italiane, tra cui [[AdriaAndria]], [[Brindisi]], [[Benevento]], Argiripa ([[Arpi]]), [[Siponto]], Canusio ([[Canosa]]), [[Aequum Tuticum|Equo Tutico]] e infine Venusìa ([[Venosa]]). La fondazione di quest’ultima città coincide con il perdono ottenuto da Afrodite, in seguito al quale si stabilì in Italia meridionale e si sposò con una donna del popolo dei [[Dauni]]: Evippe.
 
Stretto il rapporto tra l'eroe e la Daunia. Infatti il primo contatto tra Diomede e la Daunia si ebbe con l'approdo alle isole che da lui avrebbero preso il nome, '''Insulae Diomedee.'''