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==Biografia==
Discendente d'una famiglia [[Marchesato_del_Monferrato|monferrina]] di antiche tradizioni militari, nacque nel [[1891]] a [[Cefalù]] da Alessandro Bonessa, [[Tenentetenente Generalegenerale]] [[Torino|torinese]], che allora comandava il locale distretto militare, e dalla [[nobile (aristocrazia)|nobile]] [[Cividale del Friuli|cividalese]] Amalia de Pollis. Diplomatosi al Liceoliceo a [[Firenze]], frequentò brillantemente la Regiaregia [[Accademiaaccademia]] di [[Torino]] per uscirne nel 1913 come [[ufficiale (forze armate)|ufficiale]] di [[artiglieria]]. Sin dal 24 maggio 1915 partecipò alla [[prima guerra mondiale]] in batterie d'Artiglieriaartiglieria Campale Pesante<ref>Partecipò alle operazioni di [[Cronologia della prima guerra mondiale|Santa Maria]], [[Cronologia della prima guerra mondiale|Santa Lucia]] e [[Passopasso Zagradan]] presso [[Tolmino]] e poi, come [[Capitanocapitano]] di [[Compagnia (unità militare)|Compagniacompagnia]], fu in primissima linea durante tutte le più importanti operazioni belliche sui fronti del [[Trentino]] ([[Valval Sugana]], [[Altopiano del Tesino|Conca di Tesino]]) e dell'Isonzo ([[Sesta battaglia dell'Isonzo|presa di Gorizia]], [[Sesta battaglia dell'Isonzo|San Marco]], [[Sesta battaglia dell'Isonzo|Vertojba]], [[Ottava battaglia dell'Isonzo|Vipacco]] e sul [[Carso]]) nel 1916-1917. Divenuto Ufficialeufficiale di Statostato Maggioremaggiore, venne assegnato al Comando dell'VIII Armata partecipando alle operazioni sul [[Montello (colle)|Montello]] e sul [[Offensiva del Piave|Piave]] ([[Vittorio Veneto]]) in qualità di Ufficialeufficiale addetto al collegamento, sia a terra che in volo, con le truppe operanti. </ref>. Venne pluridecorato al [[Valorvalor militare]] e al [[Valor Militaremilitare|Meritomerito di guerra]] ed ebbe vari encomi tra cui una menzione d'onore su uno dei bollettini del Comandocomando Supremosupremo.
Nel [[1921]] si laureò in ingegneria industriale meccanica presso il Regioregio [[Politecnicopolitecnico di Torino]], diplomandovisi Costruttorecostruttore Aeronautaaeronauta nel [[1923]]: nello stesso anno fu ammesso al Genio della nascente [[Regia Aeronautica]], venendo assegnato alla Sezionesezione Aerodinamicaaerodinamica e Idrodinamicaidrodinamica di [[Roma]]. Quindi fu inviato come Ufficialeufficiale di Sorveglianzasorveglianza Tecnicatecnica presso la [[Fiat]] di Torino<ref>, Ciò avvenne su personale iniziativa del generale [[Alessandro Guidoni]]. Presso la Fiat si costruivano gli [[Fiat R.22|R.22]], i [[Fiat B.R.1|B.R.1]] e i [[Fiat B.R.2|B.R.2]], si riparavano gli [[Spad S.XVII]] e [[Spad S.VII|S.VII]] e i relativi motori ([[Fiat A.12|A.12 bis]], [[Fiat A.14|A.14]], [[HS.34]], [[HS.35]], [[HS.42]]) con un ritmo serratissimo</ref> potendo così vivere il periodo più interessante e istruttivo nei riguardi della tecnica motoristica<ref>La Fiat, infatti, iniziò lo studio e la produzione in serie dei motori [[Fiat A.20|A.20]], [[Fiat A.22|A.22]], [[A.25]] ad acqua e i primi tentativi di quelli ad aria; nel contempo si misero a punto alcuni prototipi di motori ([[Fiat AS.2|AS.2]], [[AS.3]], [[Fiat A.22|A.22.R]], [[Fiat AS.6|AS.6]]) destinati a particolari competizioni ([[Coppa Schneider|coppe Schneider]], records di velocità e distanza) e alla [[Crociera aerea transatlantica Italia-Brasile|prima trasvolata atlantica]] in formazione.</ref>. Nel frattempo ebbe la carica di Vicedirettorevicedirettore delle Costruzioni Aeronauticheaeronautiche di Torino, di cui in seguito ne sarebbe diventato Direttoredirettore.
Nel 1935, allo scoppio della [[guerra d'Etiopia]], ebbe come destinazione l'[[Asmara]] con la carica di Direttoredirettore dell'Ufficioufficio Tecnicotecnico dell'Aeronautica dell'[[Africa Orientale Italiana]], dal quale dipendeva l'efficienza e l'organizzazione a terra dell'intera aviazione impiegata nel conflitto<ref>Il compito consisteva nell'organizzare lo sbarco e il montaggio di tutti gli aerei che arrivavano dalla Madrepatria, costituire tutti i principali servizi (dai trasporti alle comunicazioni telegrafiche e radio) e organizzare le basi permanenti e i campi di manovra, a costituire i depositi e i magazzini, a organizzare le officine stabili e quelle volanti, onde poter mantenere in efficienza il materiale di volo durante il conflitto. Creò e organizzò le squadre volanti (o Squadre Riparazioniriparazioni Aeroaero Mobilimobili) che vennero via via dislocate nei campi avanzati ([[Gura]], [[Assab]], [[Macallè]], [[Axum]], [[Dessié]], [[Otumlo]], [[Senafè]], [[Mai Edagà]] e infine [[Addis Abeba]]), oltre all'importantissimo servizio dei "ricuperi". </ref>. Il servizio da lui svolto gli valse la promozione per ''Merito merito straordinario'' a [[Colonnellocolonnello]] e altre decorazioni al Meritomerito di guerra: al rientro in Italia operò anche come consulente tecnico-militare per il Regno di [[Romania]] nel 1937<ref>Il governo rumeno aveva acquistato lotti di vari aerei [[SIAI-Marchetti|SIAI-Savoja Marchetti]]</ref>.
Nel novembre [[1937]] l'Italia aderiva al [[Patto Anticomintern]], sancendo così l'amicizia con la Germania e il Giappone: il mese successivo gli venne assegnato il comando di una missione militare che consisteva nell'addestramento dei piloti nipponici all'uso dei bombardieri [[Fiat B.R.20]] di cui il Giappone, impegnato in [[Seconda guerra sino-giapponese|guerra contro la Cina]], aveva acquistato un lotto di 72 velivoli . Si trattava della principale esportazione di aerei da guerra mai effettuata dall'Italia<ref>Il valore degli ordinativi (compresi motori [[Fiat A.80|A.80]] di scorta e pezzi di ricambio) ammontava a circa 230.000.000 di lire (corrispondenti a circa 200.000.000 di euro del 2012). Commesse più importanti giunsero sì dai governi svedese e tedesco all'inizio del decennio successivo, ma mai giunte a termine per motivi bellici.</ref> nonché del primo e concreto rapporto commerciale e militare fra le due potenze. Gli addestramenti durarono circa tre mesi e si svolsero con successo nell'Impero fantoccio del [[Manchukuo]], malgrado le dure condizioni climatiche locali<ref>La missione giunse nel gennaio 1938 a [[Dairen]]. I primi 12 velivoli vennero sbarcati, rimontati e trasferiti 600 km più a Nord, nel cuore della gelida e ventosa [[Manciuria]] e precisamente a [[Changchun|Kungchuling]] ove esisteva il principale aeroporto da bombardamento dell'Impero del Manchukuo. Malgrado non solo le difficoltà climatiche, in marzo i primi 24 apparecchi erano efficienti e 11 erano i piloti giapponesi abilitati a pilotarli con addestramenti di bombardamento, sparo in volo con mitragliatrice, rilevamenti fotografici e voli strumentali e radiogoniometrici. Ilil Sottosegretariosottosegretario dell'Aeronautica riservò un elogio solenne agli aviatori italiani, così come il Generalegenerale [[Kenkichi Ueda]], Comandantecomandante Supremosupremo del ''Kantōgun'' (la potente [[Kwantung|Armata del Kwantung]]), espresse la sua piena soddisfazione sulla missione.</ref>.
Trasferiti a Tokyo, gli italiani iniziarono la seconda fase della missione ch'ebbe un risvolto di natura conoscitiva e commerciale presso enti militari e civili<ref>Egli effettuò una lunga serie di incontri con autorità militari e civili e parecchie visite a stabilimenti, aeroporti e scuole d'aviazione, reperendo tutte le informazioni sul settore aeronautico nipponico e sottoponendo alle autorità la produzione italiana.</ref>. Nel frattempo giungeva dall'Italia un'importante [[Missione economica italiana in Giappone|Missione economica]], inviata dal governo italiano per consolidare i rapporti economici col Giappone e nella quale Bonessa fu nominato Consigliereconsigliere dal Consorzio Italianoitaliano Esportazioniesportazioni Aeronauticheaeronautiche come rappresentante dell'intera industria aeronautica nazionale. Conclusasi la missione dopo un paio di mesi, Bonessa rimase a Tokyo continuando il suo incarico che portò ad ulteriori ordinativi<ref> Essi constavano di 78 velivoli tra militari e civili, motori, eliche, macchine e mezzi vari, strumenti, armi e munizionamento. </ref>. Seguì una sua corposa e dettagliata relazione, unica testimonianza occidentale dell'epoca sull'aeronautica giapponese.
Rientrato in Patria, divenne Direttore delle Costruzioni Aeronautiche di [[Milano]]. Nel [[1941]], nominato generale, fu nel [[Regno d'Ungheria (1920-1946)|Regno di Ungheria]] e successivamente in quello di [[Stato indipendente di Croazia|Croazia]] per la collaborazione tecnico-militare coi due neo-alleati dell'Italia ai quali quest'ultima fornì velivoli da guerra. Nel [[1943]], mentre era a capo della Direzione Armi e munizioni<ref>Nel [[1942]] fu trasferito a Roma come capo dell'Ufficio centrale armamento e ricoprì inoltre un importante ruolo presso l'[[Aeroporto di Furbara|aeroporto sperimentale di Furbara]]. </ref>, non aderì alla [[Repubblica Sociale Italiana]] onorando il giuramento alla Corona [[Casa Savoia|sabauda]]<ref>Dopo l'8 settembre rimase due mesi al suo posto e riuscì coi suoi uomini a salvare e in parte distruggere la documentazione con studi e progetti, compresi quelli del campo di Furbara, in modo che non cadessero in mani tedesche. Dopodiché si diede alla macchia per sfuggire al mandato d'arresto spiccato verso 9 generali della Regia Aeronautica, tra cui [[Mario Ajmone Cat]]. Si rifugiò brevemente in vari luoghi e per lo più, grazie a monsignor [[Giulio Cercioni]], a [[San Lorenzo in Damaso]] presso la [[Palazzo della Cancelleria|Cancelleria vaticana]] con alcuni Generaligenerali e alti ufficiali: tra essi vi era inizialmente il colonnello [[Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo]], capo della [[resistenza romana]]. Lo stesso Bonessa cercò inutilmente di raggiungere le truppe regie al Sud e di unirsi a due gruppi resistenti di [[Ufficiale (forze armate)|Ufficialiufficiali]] monarchici rispettivamente comandati dal [[tenente]] [[Toraldo di Francia]] e dal [[maggiore]] [[Vittorio Emanuele Pinto]].</ref>.
Terminato il conflitto, egli assurse, col grado esclusivo di Generalegenerale Ispettoreispettore e la dignità di ''"[[Eccellenza (titolo)|Eccellenzaeccellenza]]''", alla massima carica del Genio Aeronautico, mantenendola più a lungo di chiunque altro ossia dal [[1948]] al [[1956]]<ref>[http://www.aeronautica.difesa.it/SitoAM/Default.asp?idsez=727&idente=177 Sito Ministero aeronautica]</ref>. Ciò avveniva negli anni in cui l'Italia si inseriva pienamente nella [[NATO]] e l'Aeronautica soffriva delle pesanti conseguenze della sconfitta italiana e della nuova politica repubblicana, situazione da lui evidenziata in un importante articolo apparso nel 1953 sulla ''Rivista di Politica Economica'' edita da [[Confindustria]].
In quello stesso periodo ebbe varie cariche tecnico-scientifiche: fu per vari lustri membro del Consiglio Superioresuperiore dei Lavorilavori Pubblicipubblici; fece parte della Commissionecommissione Collaudatricecollaudatrice dell'Aeroportoaeroporto di [[Aeroporto di Roma-Fiumicino|Fiumicino]] e di quella per l'[[Aeroporto di Genova-Sestri]]; presiedette il Comitatocomitato che diede alla luce il corposo volume ''Terminologia Aeronautica'' edito nel 1964; fu membro del Comitato Nazionalenazionale per l'Ingegneriaingegneria del [[Consiglio Nazionale delle Ricerche|CNR]]<ref>Nel CNR fece parte della seconda Commissionecommissione di Idraulicaidraulica e Fluidodinamicafluidodinamica e della terza Commissionecommissione meccanica e tecnologia.</ref>; fu Consigliereconsigliere d'Amministrazioneamministrazione dell'[[Associazione Italianaitaliana di Aeronauticaaeronautica e Astronauticaastronautica|Associazione Italianaitaliana di Aerotecnicaaerotecnica]] e del [[Ente Nazionalenazionale per l'Aviazioneaviazione Civilecivile|Registroregistro Aeronauticoaeronautico Italianoitaliano]].
Morì a Roma nel [[1983]] e la sua salma riposa a [[Cividale del Friuli]]. Alla sua memoria è intitolata una via nella località di [[Medeuzza]]<ref>[http://www.medeuzza.it/portale/?q=node/19 Sito Medeuzza]</ref>, in [[Friuli]], ove amava ritirarsi nell'avita campagna materna.
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