...And Then There Were Three...: differenze tra le versioni

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|numero dischi d'oro = 3
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|precedente = [[Seconds Out]]<br />([[1977]])
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|successivo = [[Duke (Genesis)|Duke]]<br />([[1980]])
|anno successivo = 1980
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{{Recensioni album|recensione1=[[Discogs]]|giudizio1={{Giudizio|3.75|5}}
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Il titolo del disco è ripreso da un verso della filastrocca ''[[Dieci piccoli indiani (romanzo)|Ten Little Indians]]'' (Dieci piccoli indiani) nella quale il numero dei protagonisti si riduce ad ogni strofa, finché non ne resta nessuno: ''Four little indians up on a spree, / One got fuddled and then there were three...'' ("quattro indianini a far bisboccia / uno si sbronzò e allora ne rimasero tre..."); evidente il riferimento autoironico ai Genesis che, dopo [[Peter Gabriel]] nel 1975, hanno ora perduto "un altro pezzo" (Hackett) rimanendo appunto in tre.
 
Diversamente dal 1975, anzi proprio forti dell'esperienza positiva di ''[[A Trick of the Tail]]'', i membri rimasti scartarono quasi immediatamente l'idea di impiegare un altro chitarrista in studio<ref name="BOX"> Interviste ai Genesis per il cofanetto CD/DVD ''[[Genesis 1976-1982]]''</ref>, da un lato prevedendo inevitabili difficoltà nell'integrare un nuovo elemento stabile in fase compositiva, dall'altro considerando che molte composizioni collettive precedenti erano nate proprio dall'interazione fra loro tre e, pertanto, il trio costituiva una squadra più che collaudata da quel punto di vista.<ref name="BOX" />
 
Mike Rutherford, fino ad allora principalmente bassista e chitarrista ritmico (soprattutto alla [[Chitarra a 12 corde|12 corde]]), si caricherà perciò, da quest'album in poi, di tutte le parti di chitarra dei Genesis in studio, oltre ovviamente a quelle di [[basso elettrico|basso]], da sempre sua esclusiva competenza. Dal vivo, condividerà i ruoli con [[Daryl Stuermer]] (dal 1978 al 1992 e nel ''Turn it on Again tour'' del 2007) e con Anthony Drennan (1998).
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L'album presenta drasticamente ridotta la percentuale di composizioni complesse tipiche del passato, in favore di una forma canzone più semplice e d'impatto più immediato e testi più diretti che a tratti strizzano l'occhio all'America del Vecchio [[West]], della Frontiera e della [[Corsa all'oro]] (''Ballad of Big'', ''Deep in the Motherlode'') o al mondo dei fumetti, sempre americani (''Scenes From a Night's Dream'', dedicata alle tavole di ''[[Little Nemo]]''). Il brano ''Down and Out'' è il caustico ritratto di un ricco discografico e del suo atteggiamento verso gli artisti. Altrove, romantiche ballate introspettive o sentimentali come ''Undertow'' e ''Many Too Many'' di Banks, o ''Snowbound'' di Rutherford. Qua e là, riemergono sprazzi dello stile compositivo degli anni precedenti (ad es. la stessa ''Down and Out'', ''Burning Rope'', gli incisi vagamente ''[[jazz-rock]]'' di ''The Lady Lies'') e, più in generale, il ''sound'' conserva arrangiamenti piuttosto carichi, con frequenti sovraincisioni (specie di tastiere) e occasionali fioriture di [[sintetizzatore]] e di [[Batteria (strumento musicale)|batteria]] che costituivano già da tempo un marchio di fabbrica del gruppo.
 
Chiude l'album il primo di una lunga serie di [[Singolo discografico|singoli]] di successo della band: ''Follow You Follow Me'', nata in un'improvvisazione di gruppo da un ''riff'' di chitarra di Rutherford e con un testo da lui scritto letteralmente in dieci minuti<ref name="BOX" /><ref name="Mario"> Mario Giammetti, Musical Box - Le canzoni dei Genesis dalla A alla Z, Arcana, Roma 2010, ISBN 9788862311267</ref>, balzò al primo posto nelle classifiche USA, spalancando ai Genesis le porte del successo commerciale internazionale. Da quest'ultimo brano, e dall'altro singolo ''Many Too Many'', furono tratti altrettanti [[videoclip]] promozionali.
 
Da quest'album in poi, i Genesis aggiusteranno gradualmente il tiro verso l'obiettivo (mai peraltro totalmente sdegnato) del successo su larga scala che, specie negli anni '80, sarà trainato anche dall'esplosiva carriera di Phil Collins come artista solista, turnista, produttore musicale e persino attore di cinema e TV, e dal successo di Rutherford in America coi suoi [[Mike and the Mechanics]], catapultando il gruppo nelle ''top ten'' puntualmente ad ogni uscita, fino almeno al 1992.
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L'album raggiunse la seconda posizione in Germania, la terza nel Regno Unito, la settima in Norvegia, l'ottava in Olanda e la decima in Nuova Zelanda.
 
Il tour promozionale che seguì la pubblicazione dell'album fu tra i più imponenti intrapresi fino ad allora dai Genesis<ref name="Gallo"> Armando Gallo: ''Genesis - I Know What I Like'', D.I.Y. Books, 1979, ISBN 9780960403608 </ref>: oltre ad esibirsi di fronte a 100.000 persone al festival di [[Knebworth]] a giugno<ref name="Gallo" />, e a totalizzarne 120.000 alla ''Fête de l'Humanité'' in Francia a settembre<ref name="Gallo" />, il gruppo in autunno suonò per la prima volta in [[Giappone]].
 
== Tracce ==