Divina Commedia: differenze tra le versioni
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[[File:Cristobal Rojas 25a.JPG|thumb|right|300px|Dante e Beatrice sulle rive del Lete (1889), opera del pittore venezuelano Cristóbal Rojas]]
La '''Comedìa''', conosciuta anche come '''Commedia''' o '''''Divina'' Commedia'''<ref>Nel [[Medioevo]] le opere spesso non avevano un vero e proprio "titolo", ma nei manoscritti erano indicate, per esempio, dal loro [[incipit]].
Il poema è diviso in tre parti, chiamate ''[[cantica|cantiche]]'' ([[Inferno (Divina Commedia)|Inferno]], [[Purgatorio (Divina Commedia)|Purgatorio]] e [[Paradiso (Divina Commedia)|Paradiso]]), ognuna delle quali composta da 33 [[canto (metrica)|canti]] (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto proemiale). Il poeta narra di un viaggio, ovvero di un ''Itinerarium Mentis in Deum'' (v. [[San Bonaventura]]), attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della [[Trinità (cristianesimo)|Trinità]]. La sua rappresentazione immaginaria e [[allegoria|allegorica]] dell'[[oltretomba]] [[Cristianesimo|cristiano]] è un culmine della [[Filosofia medievale|visione medievale del mondo]] sviluppatasi nella [[Chiesa cattolica]].
L'opera ebbe subito uno straordinario successo, e contribuì in maniera determinante al processo di consolidamento del dialetto toscano come [[lingua italiana]]. Il testo, del quale non si possiede l'[[autografo]], fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione, e fino all'avvento della [[stampa]], in un ampio numero di [[manoscritto|manoscritti]].
Parallelamente si diffuse la pratica della [[Glossa|chiosa]] e del commento al testo, dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi mai interrotta; si parla così di ''secolare commento''. La vastità delle testimonianze manoscritte della ''Commedia'' ha comportato una oggettiva difficoltà nella definizione del [[Edizione critica|testo critico]].<br />Oggi si dispone di un'edizione di riferimento realizzata da [[Giorgio Petrocchi]].<ref>''La Commedia secondo l'antica vulgata'', Milano, A. Mondadori, 4 voll., 1966-67</ref>
La ''Commedia'', pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa, poiché, come è stato rilevato in particolare negli studi di [[Erich Auerbach]], tende a una rappresentazione ampia e drammatica della realtà. È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.
Curioso notare come tutte le tre cantiche terminino con la parola ''"stelle"''. (''"[[E quindi uscimmo a riveder le stelle]]" - ''Inferno''; "[[Purgatorio - Canto trentatreesimo|Puro e disposto a salir a le stelle]]" -
Nel [[2002]] è stata inserita nella lista de [[I 100 libri migliori di sempre secondo Norwegian Book Club]].
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Il racconto dell'Inferno, la prima delle tre cantiche, si apre con un [[Inferno - Canto primo|Canto introduttivo]] (che serve da proemio all'intero poema), nel quale il poeta Dante Alighieri racconta in prima persona del suo smarrimento spirituale; si ritrae, infatti, "in una selva oscura", [[allegoria]] del [[peccato]], nella quale era giunto poiché aveva smarrito la "retta via", quella della virtù (si ritiene che Dante si senta colpevole, più degli altri, del peccato di [[lussuria]], che infatti nell'Inferno e nel Purgatorio è posto sempre come il meno grave tra i peccati puniti). Tentando di trovarne l'uscita, il poeta scorge un colle illuminato dalla luce del [[sole]]; tentando di salirvi per avere più ampia visuale, però, viene ostacolato da tre belve: una [[lonza (animale)|lonza]] ([[lynx (zoologia)|lince]]), [[allegoria]] della [[lussuria]], un [[Panthera leo|leone]], simbolo della ''[[superbia]]'', e una [[Canis lupus|lupa]], che rappresenta l'[[avarizia|avidità]], i tre vizi che stanno alla base di ogni male. Tanta è la paura che il trio incute, che Dante cade all'indietro, lungo il pendio.
Risollevandosi, scorge l'anima del grande poeta [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]], a cui chiede aiuto. Virgilio rivela che per arrivare alla cima del colle ed evitare le tre bestie feroci, bisognerà intraprendere una strada diversa, più lunga e penosa, attraverso il bene e il male, profetizza che il trio sarà fatto morire da un alquanto misterioso [[Veltro]],<ref>A proposito di questi versi, sono state notate le somiglianze con l'anonimo ''Serventese romagnolo'' del 1277, certamente noto a [[Forlì]], quando Dante vi giunse. Si veda: A. E. Mecca, "Dante e il Serventese romagnolo del 1277", in ''Nuova rivista di letteratura italiana'', 2005, 1-2, pp. 9-18. Si veda anche: [http://www.archive.org/stream/archiviostoricoi172depuuoft/archiviostoricoi172depuuoft_djvu.txt. A. F. Massera, ''Il serventese romagnolo del 1277''].</ref>
Dalla collina di [[Gerusalemme]] su cui si trova la selva, Virgilio condurrà Dante attraverso l'[[Inferno]] e il [[Purgatorio]] perché attraverso questo viaggio la sua anima possa risollevarsi dal male in cui era caduta. Poi Beatrice prenderà il posto di Virgilio, sarà lei la guida di Dante nel Paradiso. Virgilio, nel racconto allegorico, rappresenta la ragione, ma la ragione non basta per giungere fino a Dio; è necessaria la [[fede]], e Beatrice rappresenta questa virtù. Virgilio inoltre, non ha conosciuto [[Cristo]], non è [[battesimo|battezzato]] e perciò non gli è consentito di avvicinarsi al seggio dell'Onnipotente.
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=== Struttura cosmologica ===
La struttura testuale della ''Commedia'' coincide esattamente con la rappresentazione cosmologica dell'immaginario medievale.<ref>[http://www.conoscenza.rai.it/site/it-IT/?ContentID=690&Guid=804c3b992d2344e6a15f6580827bbcf0 Sulla cosmologia di Dante, si veda l'intervista video a Giorgio Stabile, nell'Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche.]</ref>
L'[[Inferno]] era rappresentato all'epoca di [[Dante Alighieri|Dante]] come una cavità di [[Cono|forma conica]] interna alla Terra, allora concepita come divisa in due emisferi, uno di terre e l'altro di acque. La caverna infernale era nata dal ritrarsi delle terre inorridite al contatto con il corpo maledetto di [[Lucifero]] e delle sue schiere, cadute dal cielo dopo la ribellione a Dio. La voragine infernale aveva il suo ingresso esattamente sotto [[Gerusalemme]], collocata al centro della semisfera occupata dalle terre emerse, ovvero dal [[Eurasia|continente euroasiatico]]. Agli antipodi di Gerusalemme, e quindi al centro della semisfera acquea, si ergeva l'isola montagnosa del [[Purgatorio]], composta appunto dalle terre fuoriuscite dal cuore del mondo all'epoca della ribellione degli angeli. In cima al Purgatorio, Dante colloca il Paradiso terrestre del racconto biblico, il luogo terrestre più vicino al cielo. Come si vede, Dante riprende dalla concezione [[Sistema geocentrico|tolemaica]] l'idea di una Terra sferica, ma le sovrappone un universo sostanzialmente pre-[[Claudio Tolomeo|tolemaico]], privo di simmetria sferica. Alla sfericità della Terra, infatti, non corrisponde una simmetria generale nella distribuzione delle terre emerse e della presenza umana; le direzioni passanti per il centro della Terra non sono equivalenti: quella che passa per Gerusalemme e per la montagna del Purgatorio ha un ruolo privilegiato, il che richiama le concezioni della Grecia arcaica, ad esempio di [[Anassimandro]].
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Le date in cui Dante fa svolgere l'azione della Commedia si ricavano dalle indicazioni disseminate in diversi passi del poema.
Il riferimento principale è [[Inferno (Divina Commedia)|Inferno]] [[Inferno - Canto ventunesimo|XXI]], [[:s:Divina Commedia/Inferno/Canto XXI|112-114]]: in quel momento sono le sette del mattino del [[Sabato Santo]] del [[1300]], 9 aprile<ref>{{cita libro|autore=[[Natalino Sapegno]] (a cura di)|titolo=La Divina Commedia - Vol. I. Inferno |editore=La Nuova Italia|città=Firenze |pagine=p.4|isbn={{NoISBN}}}}</ref> o, secondo altri commentatori, del 26 marzo del 1300.<ref>{{cita libro|curatore=Vittorio Sermonti|titolo=La Divina Commedia - Inferno,|editore=Bruno Mondadori|città=Milano|anno=1996|p. 286|isbn=88-424-3077-3}} e {{cita libro|autore=[[Manfredi Porena]] (commentata da)|titolo=La Divina Commedia di Dante Alighieri - Vol. I. Inferno |edizione=Nuova edizione riveduta e ampliata |anno=1968 |mese=ristampa maggio |editore=Zanichelli |città=Bologna |pagine=pp. 14-16 |capitolo=Canto I, nota finale 1 |cid=Porena inf|isbn={{NoISBN}} }}</ref>
* alla mattina dell'8 aprile ([[Venerdì Santo]]) o del 25 marzo, Dante esce dalla "selva oscura" e inizia la salita del colle, ma viene messo in fuga dalle tre fiere e incontra [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]].
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* al tramonto, Dante e Virgilio iniziano la visita dell'Inferno, che dura circa 24 ore<ref>Si desume da Inferno XXXIV, vv. 68-69, cfr. {{Cita|M. Porena|Inferno Canto XXXIV, nota al v. 68, p.312|Porena inf}}</ref> e termina quindi al tramonto del 9 aprile o del 26 marzo. Nel superare il centro della Terra, però, i due poeti passano al "[[fuso orario]]" del Purgatorio (12 ore di differenza da [[Gerusalemme]]<ref>Le date successive sono riferite alle 12 ore di fuso orario contate all'indietro; se si contano in avanti si deve passare al giorno successivo.</ref> e 9 ore dall'Italia), per cui è mattina quando essi intraprendono la risalita, che occupa tutto il giorno successivo.
* all'alba del 10 aprile (domenica di [[Pasqua]]) o del 27 marzo, Dante e Virgilio iniziano la visita del Purgatorio, che dura tre giorni e tre notti:<ref>[[Purgatorio - Canto nono|Purgatorio, canto IX]], vv.1-12; [[Purgatorio - Canto diciannovesimo|Canto XIX]], vv.1-9; [[Purgatorio - Canto ventisettesimo|canto XXVII]], vv.88-93</ref>
* a mezzogiorno, Dante e Beatrice salgono in cielo. Da qui in avanti non vi sono più indicazioni di tempo, salvo che nel cielo delle stelle fisse trascorrono circa sei ore ([[Paradiso (Divina Commedia)|Paradiso]] [[Paradiso - Canto ventisettesimo|XXVII]], [[:s:Divina Commedia/Paradiso/Canto XXVII|79-81]]). Considerando un tempo simile anche per gli altri cieli, si ottiene che la visita del Paradiso duri due-tre giorni. L'azione terminerebbe quindi il 15 aprile o il 1º aprile.
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Nel [[Purgatorio]] è Dante stesso che affronta la tematica politica. Il poeta, in veste di autore, in una digressione deplora gli [[imperatori]] [[germanici]] suoi contemporanei poiché non si occupano più del "giardino dell'impero" ("giardin de lo imperio"; Purg. VI, v. 105), cioè dell'[[Italia]] ("Che val perché ti racconciasse il freno / Iustinïano, se la sella è vòta?"; Purg. VI, vv.88-89). Nel [[Paradiso]] la tematica è quella della legittimità dell' ''impero universale'', istituzione voluta dalla Provvidenza, garante di pace e di giustizia, ed è affidata all'[[imperatore]] [[bizantino]] [[Giustiniano]], personaggio fondamentale della storia antica, colui che aveva riordinato le leggi romane ([[Corpus iuris civilis]]) consentendo la loro trasmissione alle epoche successive. Quindi sia i [[guelfi]], simpatizzanti per la [[monarchia]] [[francia|francese]] (''i gigli gialli''; Par. VI, v. 100), opponendosi all'impero, sia i [[ghibellini]], che strumentalizzano il ''pubblico segno'' per interessi privati e particolari, sono in errore ed ostacolano i disegni della [[Provvidenza]]. Il pensiero politico del poeta ruota perciò attorno alle istituzioni del Papato e dell'Impero e alle loro funzioni, motivi già trattati nel [[Convivio]] e nel [[De Monarchia]].<ref>http://www.treccani.it/scuola/tesine/divina_commedia/4.html</ref>
Dal punto di vista filosofico [[Aristotele]] è "il maestro di color che sanno" (Inferno, IV,131), il cui pensiero, ripreso e interpretato in chiave [[cristiana]] da [[Alberto Magno]] e [[Tommaso d'Aquino]], è fondamentale nella [[filosofia]] dantesca. "Un peso maggiore sulla base dottrinale della [[Commedia]] lo assume il [[neoplatonismo]], soprattutto perché in esso, soprattutto ad opera dei [[Padre della Chiesa|Padri della Chiesa]] [[alessandrinismo|alessandrini]] (
Quanto all'ordine delle gerarchie angeliche, Dante abbandona la proposta di [[Papa Gregorio I|Gregorio Magno]] ([[VI secolo]]), le cui dottrine aveva utilizzato nella sistemazione delle pene purgatoriali, per passare alla ''Gerarchia celeste'' dello Pseudo-Dionigi, a conferma della importanza strutturale della cultura [[neoplatonismo|neoplatonica]] della ''Commedia''".<ref>Riccardo Merlante, Stefano Prandi, ''Percorsi danteschi'', ed. La Scuola, p. 21.</ref><br />
Un tema ricorrente nella ''Commedia'' è la [[profezia]].<ref>[[Bruno Nardi]], ''Dante profeta'', in «Dante e la cultura medievale», Bari, Laterza, 1983.</ref><ref>N.Mineo, ''Profetismo e Apocalittica'' in «Dante», Catania, Facoltà Lettere e Filosofia, 1968</ref> Il profetismo era largamente diffuso ai tempi del poeta, come del resto lo fu durante tutto il
Un'altra tematica frequentemente rintracciabile nel poema è il valore-[[simbolo]] del numero.
Secondo la [[Bibbia]], Dio ha organizzato il cosmo secondo criteri armonici: "tu hai tutto disposto con misura, calcolo e peso" ([[Libro della Sapienza|Sapienza]] 11, 21). I Padri della Chiesa avevano dedicato grande attenzione alla [[numerologia]], come attestano le opere ''Libro dei numeri'' di [[Isidoro di Siviglia]] e il libro XV (''De Numero'') dell'[[enciclopedia]] di [[Rabano Mauro]]. Dante aveva già sperimentato il simbolismo del nove, multiplo del tre simbolo della [[Trinità (cristianesimo)|Trinità]], nella ''[[Vita Nuova]]'', dove lo applica a [[Beatrice Portinari|Beatrice]]: i due si incontrano la prima volta a nove anni, Beatrice rivolgerà il suo primo saluto all'ora nona, ecc.<br />Nella Commedia i canti sono 100 numero perfetto poiché rappresenta il 10 (moltiplicato per se stesso) denotante compiutezza. Dieci sono Le zone dell'Inferno (nove più l'antinferno); dieci le zone del Purgatorio (antipurgatorio, formato da spiaggia più primi due balzi, poi le sette cornici ed infine il paradiso terrestre); dieci sono le zone del Paradiso (sette cieli planetari, cielo delle stelle fisse, Primo Mobile, [[Empireo]]). Il numero simbolico trinitario 3 si trova nel numero delle cantiche, nei versi in [[terzina (metrica)|terzine]], nelle tre guide ([[Publio Virgilio Marone]], [[Beatrice Portinari|Beatrice]], [[Bernardo di Chiaravalle|San Bernardo]]) oltre che nelle tre facce di [[Lucifero]], nelle tre fiere del primo canto dell'Inferno, nei tre gradini della porta del Purgatorio. Tre sono i gruppi di peccatori nell'Inferno (incontinenti, violenti, fraudolenti); nel Purgatorio le anime sono divise fra coloro che indirizzarono il loro amore su un oggetto sbagliato, quelli che furono poco solleciti al bene e quelli che amarono troppo i beni mondani; nel Paradiso i beati sono divisi fra gli spiriti che furono dediti alla ricerca della gloria terrena, gli spiriti attivi e gli spiriti contemplativi. Per quanto concerne il 9, i cerchi dell'Inferno sono nove, le cornici del Purgatorio 7, a cui si devono aggiungere Antipurgatorio e [[Giardino dell'Eden|Paradiso Terrestre]], 9 sono le sfere dei cieli (il decimo, l'[[Empireo]], non è un luogo fisico).
La [[musica]] è un altro motivo ricorrente nel poema ed è quindi una presenza frequente nella Commedia. Nel
La rappresentazione della [[luce]] è frequente nel [[poema]] e ad essa si contrappongono le tenebre. Tutte le divinità dell'antichità si identificavano con la [[luce]] ed il Bene: il ''Bel''
== Le tre guide ==
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=== L'edizione Petrocchi ===
L'edizione critica ancor oggi di riferimento è quella di [[Giorgio Petrocchi]],<ref>''La Commedia secondo l'antica vulgata'', Milano, A. Mondadori, 4 voll., 1966-67)</ref>
=== Le ultime edizioni ===
Di recente, gli editori hanno effettuato scelte molto diverse. Oltre l'edizione critica a cura di [[Giorgio Petrocchi]], esiste un'edizione a cura di Antonio Lanza,<ref>Dante Alighieri, ''La Commedìa. Nuovo testo critico secondo i più antichi manoscritti fiorentini'', a cura di A. Lanza, Anzio, De Rubeis, 1995</ref>
Successivamente è apparsa l'edizione di [[Federico Sanguineti]],<ref>''Dantis Alagherii Comedia'', edizione critica per cura di F. Sanguineti, [[Firenze]], Edizioni del Galluzzo, 2001. L'autore ha apportato correzioni al testo critico in ''Dantis Alagherii Comedia. Appendice bibliografica 1988-2000'', per cura di F. Sanguineti, [[Firenze]], Edizioni del Galluzzo, 2005</ref> che invece si basa su un impianto di tipo [[Karl Lachmann|lachmanniano]], ovvero su un procedimento teso all'esame esaustivo della tradizione manoscritta e alla decifrazione dei rapporti tra i codici. In pratica, come è stato sottolineato da più parti,<ref>Cfr. ad esempio M. Veglia, ''Sul testo della Commedia (da Casella a Sanguineti)'', in «Studi e problemi di critica testuale», a. LXVI 2003, pp. 65-119; P. V. Mengaldo, ''Una nuova edizione della Commedia'', in «La parola del testo», a. V 2001, fasc. 2 pp. 279-289.</ref> l'edizione giunge essenzialmente alla pubblicazione di un unico manoscritto (l<nowiki>'</nowiki>''Urbinate lat. 366''). Infatti Sanguineti, dopo aver scartato i testimoni ''recentiores'' in base ad errori comuni, senza tuttavia averne scientificamente dimostrato l'apografia, traccia uno stemma bipartito, di cui il ramo beta è rappresentato praticamente solo dal manoscritto Urbinate ''Urb'', che pertanto conta da solo per il 50% per l'accertamento della lezione da mettere a testo.
Più recente è l'edizione del solo testo di [[Giorgio Inglese]],<ref>''Commedia: Inferno'', revisione del testo e commento di Giorgio Inglese, Roma, Carocci, 2007; ''Commedia: Purgatorio'', revisione del testo e commento di Giorgio Inglese, Roma, Carocci, 2011.</ref>
== Traduzioni ==
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|datadiaccesso=27 ottobre 2008
|editore= [[Wikisource]]
}}</ref> [[Giovanni Peterlongo]] (1856 – 1941) l'ha tradotta in [[lingua esperanto|esperanto]].<ref>Dante Alighieri, ''La Divina Commedia-La dia komedio. Testo esperanto a fronte'' (traduzione di Giovanni Peterlongo), [[SIEI]], [[1980]].</ref> Mons. [[Pádraig de Brún]] (1889-1960) ne ha fatto una traduzione in [[lingua irlandese|gaelico irlandese]], che venne pubblicata postuma.<ref>
{{cita libro|cognome= Ailígiéiri|nome= Dainté |altri= trad. di [[Pádraig de Brún]] |titolo= An Choiméide Dhiaga |anno=1997 |editore=An Clóchomhar|città=Dublino |lingua=[[Lingua irlandese|irlandese]]|pagine=380 p.}}</ref>
La prima traduzione in latino è stata quella di [[Giovanni Bertoldi]] da Serravalle, francescano di origine sammarinese, vescovo di [[Fermo]] e di [[Fano]], durante il [[Concilio di Costanza]] su richiesta di alcuni prelati o addirittura dall'allora Re [[Sigismondo di Lussemburgo|Sigismundo di Lussemburgo]]. La traduzione con commento fu portata a termine nel 1417 e la prima edizione a stampa nel 1891.<ref>Fratris Johannis de Serravalle translatio et comentum totius libri Dantis Aldigherii cum textu italico fratris Bartholomæi a Colle eiusdem ordinis nunc primum edita, a cura di Marcellino da Civezza M.O. e Teofilo Domenichelli M.O., Prato, Giachetti, 1891, 3 volumi.</ref>
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*''[[Dante's Inferno]]'' (Electronic Arts). Riguarda la versione videoludica della prima cantica della Divina Commedia. Il genere di questo videogioco è Action-Adventure. L'uscita è avvenuta il 12 febbraio 2010 in Nord America e in Europa.
*"[[La Divina Commedia - La Serie]]"
=== Pittura ===
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