Intenzionalità: differenze tra le versioni
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L''''intenzionalità''', nella specifica corrente filosofica della [[fenomenologia]], è l'attitudine costitutiva del [[pensiero]] ad avere sempre un contenuto, a dirigersi necessariamente verso un [[oggetto (filosofia)|oggetto]], senza il quale il pensiero stesso non sussisterebbe.<ref>
==Origine ed evoluzione del termine==
Il concetto di intenzionalità era stato elaborato originariamente dalla [[filosofia scolastica]], e fu reintrodotto nella [[filosofia
===Husserl===
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Tramite le opere di Husserl, l'idea di intenzionalità penetrò nella ricerca contemporanea, sia nella [[filosofia continentale]] che nella [[filosofia analitica]].
Nell'[[intelligenza artificiale]] e nelle [[scienze cognitive]] è un tema controverso e si considera l'intenzionalità come qualcosa che una macchina non potrebbe mai davvero possedere da un punto di vista strutturale. Tra i sostenitori di questa tesi vi è John Searle, che col suo famoso esperimento mentale della [[stanza cinese]] ha provato a dimostrare l'impossibilità logica che una macchina possa mai avvicinarsi al funzionamento della mente umana.
==Note==
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