Controriforma: differenze tra le versioni

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Fu soprattutto lo storico tedesco [[Hubert Jedin]], nell'opera ''Riforma cattolica o Controriforma'' (ed. it. 1957), a identificare e definire i due movimenti come distinti nella storia della Chiesa cattolica.
 
* '''''Riforma cattolica'''''. Tutti questi studiosi affermano l'esistenza di un movimento di riforma interno alla Chiesa cattolica che è indipendente dalla riforma luterana. Ossia, dicono, vi sono elementi per affermare che la Chiesa cattolica era sulla strada della riforma interna anche senza la «spinta» di Lutero. Alcuni di questi movimenti di riforma nascono generalmente dal basso. Ne sono un esempio, la nascita di nuovi ordini religiosi, alcuni dei quali tuttavia non precedono l'avvento del [[luteranesimo]].
* '''''Controriforma'''''. Vi è poi un movimento di riforma che trova la sua origine in opposizione ad essa: il tentativo di riformarsi per bloccare, se non ostacolare, la riforma luterana. Questo movimento di riforma, chiamato appunto «Controriforma», che trova nel Concilio di Trento il suo atto fondamentale, nasce dall'alto, dalla gerarchia cattolica. La controriforma indicherebbe quel processo di 'ri-cattolicizzazione' dei territori caduti in mano al protestantesimo. Per questo furono spese le energie delle famiglie religiose di più recente fondazione (le nuove Congregazioni di Chierici regolari come i [[Compagnia di Gesù|Gesuiti]], i [[Chierici Regolari Teatini|Teatini]], i [[Chierici Regolari di Somasca|Somaschi]] e i [[Chierici Regolari di San Paolo|Barnabiti]], ma anche i rami riformati di Ordini più antichi, come quello dei Cappuccini), caratterizzate da dinamismo e da un diretto intervento nella società contemporanea, oltre che da un intenso impegno nell'opera di evangelizzazione.
 
Non bisogna tuttavia dimenticare la sostanziale persistenza di un filone storiografico che si oppone a questa linea interpretativa. Tra gli studiosi che hanno proposto opinioni contrastanti, si può menzionare [[Giovanni Miccoli]], che a tale problema si dedica nel paragrafo conclusivo del suo celebre saggio ''La storia religiosa'' (in ''Storia d'Italia'', II/1, ''Dalla caduta dell'Impero romano al secolo XVIII'', Torino 1974, pp. 429–1079, alle pp. 975–1079), dedicato a "Crisi e restaurazione cattolica nel Cinquecento".