Debito pubblico: differenze tra le versioni
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==Crisi del debito degli Stati sovrani dell'eurozona==
{{Vedi anche|Crisi economica del 2008-2013}}
Tra il 2010 e il 2011 nell'ambito della [[Crisi economica del 2008-2013]] si è conosciuto l'allargamento della crisi ai debiti sovrani e alle finanze pubbliche di molti paesi (in larga misura gravati dalle spese affrontate nel sostegno ai sistemi bancari, senza penalizzarli per esser stati una delle maggiori cause della crisi), soprattutto dell'[[eurozona]], che in alcuni casi hanno evitato l'insolvenza sovrana ([[Portogallo]], [[Irlanda]], [[crisi economica della Grecia|Grecia]], [[Cipro]]), grazie all'erogazione di ingenti prestiti (da parte di [[Fondo Monetario Internazionale|FMI]] e soprattutto [[Unione europea|UE]]), denominati "piani di salvataggio", volti a scongiurare possibili [[default (finanza)|default]] e alla realizzazione nell'[[Unione Europea]] del cosiddetto ''[[fondo salva-stati]]''.
Si noti che i salvataggi degli Stati in difficoltà non sono stati generosi regali, ma hanno comportato severissime misure di fiscalità e riduzioni di spese interne in corrispettivo della concessione dei prestiti, prestiti che pure sono stati comunque concessi a tassi elevati e non a costi simbolici. Solo la [[Slovenia]] ha rifiutato i prestiti per l'eccessività delle condizioni imposte ed è riuscita a risolvere internamente il problema. Ma il problema sembra porsi anche per altri Stati, come la [[Polonia]] e l'[[Ungheria]], senza esser ancora del tutto risolto per la [[Spagna]] e l'[[Italia]], la quale del resto è riuscita a risolvere al proprio interno il problema (come dopo essa la Slovenia), senza prestiti esteri, ottenendo anzi a fine maggio 2013 il riconoscimento della propria correttezza nei conti pubblici con la chiusura della procedura di infrazione UE per deficit eccessivo, in sospeso restando il problema della riduzione dell'eccessiva entità del debito pubblico italiano, rinviato al prossimo futuro. ==Note==
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