Tempio di Giove Statore (II secolo a.C.): differenze tra le versioni
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[[File:RomaPorticoOttaviaPorticatoLatoTeatro.JPG|thumb|200px|right|I resti del [[Portico di Ottavia]] che fungeva da recinto al tempio di Giove Statore. Sullo sfondo il [[tempio di Apollo Sosiano]].]]
Il '''tempio di Giove Statore''' era un tempio dell'[[Antica Roma]] dedicato a [[Giove (divinità)|Giove]] Statore. Insieme al [[Tempio di Giunone Regina (Campo Marzio)|tempio di Giunone Regina]] era racchiuso dalla ''[[Portico di Ottavia|Porticus Metelli]]'', più tardi ricostruito da [[Augusto]],
== Storia ==
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== Struttura ==
[[File:Corinthian capital on Chiswick portico 2.jpg|thumb|right|250px|Un [[capitello corinzio]] da [[Chiswick House]], derivato dal Tempio di Giove Statore.]]
===L'antico tempio===
Il vecchio tempio del II secolo a.C. aveva aveva uno schema [[periptero]] di tipo greco, ossia circondato da una [[peristasi]] di colonne sui quattro lati (in questo caso dodici sul lato lungo, sei sul lato corto e coperto di colonne sul lato posteriore).<ref>Vitruvio, ''[[De architectura]]'', III, 2, 5</ref> Lo spazio tra una colonna e l'altra era uguale a quello che le distanziava dalla [[cella (architettura)|cella]]. Si era trattato del primo tempio periptero della romanità, interamente in marmo, ritenuto da [[Vitruvio]] un modello nel suo genere. Anche la statua della divinità, come quella di Giunone, era opera di scultori [[grecia antica|greci]], Policle e Dioniso.
===Rifacimento augusteo===
Il tempio rifatto da [[Augusto]] (tra il [[33 a.C.|33]] e il [[23 a.C.]]), completamente diverso per pianta e alzato, era sempre [[esastilo]] ma ''sine postìco'' (ovvera senza colonnato lungo la parte posteriore), come si evince dalla ''[[Forma Urbis]]''. Poiché non vi erano iscrizioni sui templi e c'erano invece evidenti rappresentazioni di una [[lucertola]] e di un [[rospo]], qualcuno ha ricollegato a questa caratteristica l'etimologia dei nomi degli architetti [[Sparta|spartani]] [[Sauro]] e [[Batraco]], che secondo [[Plinio il Vecchio]] realizzarono il tempio e quello di Giunone Regina.<ref>Plinio, ''[[Naturalis Historia]]'', XXXVI, 42</ref> Sempre secondo la stessa leggenda, dal momento che le decorazioni dei due templi sarebbero state confuse, le statue votive delle due divinità si riteneva fossero state collocate nelle celle sbagliate da parte degli operai del cantiere.
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