Gilbert Romme: differenze tra le versioni
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Figlio di un procuratore del [[siniscalcato]] dell'[[Auvergne]] che morì nel [[1765]] lasciando la vedova e i sei figli in povertà, Gilbert studiò dagli [[Oratoriani]] di Riom mostrando buone attitudini per la matematica, ma scelse di studiare medicina a [[Parigi]]. Qui frequentò i circoli [[illuminismo|illuministi]] e conobbe il conte [[Stroganoff|Aleksandr Stroganov]], che lo scelse come precettore del figlio [[Pavel Aleksandrovič Stroganov|Pavel]].<ref>B. Croce, ''La Critica'', Vol. 34, p. 445.</ref> Così, senza aver concluso i suoi studi di medicina, Romme si trasferì nel [[1779]] a [[Pietroburgo]], dove trascorse cinque anni e poi viaggiò, secondo i canoni del "[[Grand Tour]]" pedagogico educativo, con l'allievo in Germania, Svizzera e Italia, ritornando entrambi a Parigi nel febbraio del [[1789]].<ref>J.-R. Suratteau, ''Gilbert Romme'', in A. Soboul, ''Dictionnaire historique de la Révolution française'', 2005, p. 933.</ref>
Romme entrò nella vita politica partecipando agli eventi della Rivoluzione francese. Con Pavel Stroganov assistette alle sedute dell'[[Assemblea Nazionale]] e accolse con entusiasmo, la notte del 4 agosto 1789, l'abolizione del regime feudale. Nel gennaio [[1790]] Romme fondò a Parigi, insieme a [[Théroigne de Méricourt]], di cui frequentava il [[salotto letterario|salotto]], la ''Société des amis de la loi'' (Società degli amici della legge), che ebbe una ventina di soci, tra i quali [[Hugues-Bernard Maret|Maret]] e [[Étienne Méjan|Méjan]], ma durò pochi mesi.<ref>
[[File:Stroganov P A.jpg|thumb|130px|<center>[[George Dawe]]</center><center>''Pavel Stroganov''</center>]]
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A Riom Romme, divenuto presidente della ''Société populaire'', che assicurava con la collaborazione della municipalità e i comitati di sorveglianza l'applicazione delle leggi e denunciava i controrivoluzionati, si legò a [[Georges Couthon|Couthon]] e a [[Pierre Aimable Soubrany|Soubrany]]. Come deputato del [[Puy-de-Dôme]], nel settembre del [[1791]] fu eletto alla [[Assemblea Legislativa]], dove condivise il programma politico dei [[Girondini]] dichiarandosi a favore della guerra, ma occupandosi soprattutto d'istruzione, con un progetto di scuola pubblica obbligatoria e gratuita per i bambini dei due sessi di tutte le classi sociali.
Approvò la fine della monarchia e, rieletto 6 settembre [[1792]] alla [[Convenzione Nazionale]], sedette dapprima con i [[Marais (Rivoluzione francese)|deputati della "Palude"]]<ref>Lo storico Marc Vissac nel suo libro ''Romme Le Montagnard''(Editore: Kessinger Publishing 2010)([[1833]]), lo descrisse come basso di statura, goffo e impacciato con un colorito malato e come un oratore noioso, ma anche come piacevole e istruttivo nella conversazione.</ref><ref>A. Galante Garrone, ''Op. cit.'' p. 16.</ref> ma accentuò ben presto la sua evoluzione verso le posizioni radicali dei [[Montagnardi]], votando con loro la condanna a morte di [[Luigi XVI]] e contro la messa in stato d'accusa di [[Jean-Paul Marat|Marat]]. Continuò a occuparsi prevalentemente dell'istruzione, appoggiando il progetto del convenzionale [[Gabriel Bouquier|Bouquier]], approvato il 19 dicembre [[1793]]. Romme fece anche sopprimere l'Istituto femminile di Saint-Cyr, in quanto «covo di aristocratiche», e chiudere l'[[École des Beaux-Arts]].<ref name="J.-R. Suratteau, cit., p. 934">J.-R. Suratteau, cit., p. 934.</ref>
Il 14 novembre 1793 fece decretare il trasferimento dei resti di Marat al [[Pantheon (Parigi)|Panthéon]] e appoggiò il [[culto della dea Ragione]] voluto da [[Pierre Gaspard Chaumette|Chaumette]]. Presidente della Convenzione Nazionale dal 21 novembre al 6 dicembre 1793, Romme partecipò al ''Comité de l'instruction publique'' (Comitato per la Pubblica Istruzione), dove presiedette la commissione scientifica, alla quale parteciparono [[Joseph-Louis Lagrange]], [[Gaspard Monge]], [[Jérôme Lalande|Joseph Jerôme de Lalande]], [[Pierre Simon Laplace]] ed altri, per la progettazione e lo sviluppo del nuovo calendario repubblicano che fu approvato il 5 ottobre 1793.<ref>A. Galante Garrone, ''Op. cit.'' p. 405.</ref> All'[[abbé Grégoire]] che gli chiedeva a cosa servisse il nuovo calendario, Romme rispose: «A sopprimere la domenica».<ref
L'estremizzazione della repressione [[Giacobini|giacobina]] durante il [[Regime del Terrore|Terrore]]<ref>Del periodo del Terrore, rimase vittima anche [[Fabre d'Églantine]], il letterato ideatore dei nomi dei mesi e dei giorni del nuovo calendario che sopravvisse sino all'inizio del [[1806]] quando venne soppresso da [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]], che ripristinò il [[Calendario gregoriano]]. Il calendario rivoluzionario tornò temporaneamente ad essere adottato durante la [[Comune di Parigi (1871)|Comune di Parigi]] per datare i decreti emanati a partire dal 5 maggio/15 florile.</ref>, segnata dall'approvazione della maggioranza dei membri del [[Comitato di salute pubblica]] della [[legge del 22 pratile anno II]] (10 giugno [[1794]]) che sanciva la privazione per gli accusati del diritto di difesa e di ricorso in appello nel [[Tribunale rivoluzionario]], fu all'origine del [[Reazione termidoriana|colpo di stato del 9 termidoro dell'anno II]] (27 luglio [[1794]]), che portò alla [[caduta di Robespierre]] e al ritorno dei Girondini.
[[File:Bonneville Jean-Marie Goujon.jpg|thumb|left|130px|<center>François Bonneville</center><center>''Jean-Marie Goujon''</center>]]
Romme si oppose alla legge del 22 pratile ed era assente da Parigi il 9 termidoro, essendo dal 23 febbraio al 25 settembre del 1794 in missione nel Sud-Ovest della Francia. Fu probabilmente favorevole al colpo di Stato, ma guardò con preoccupazione alla reazione moderata che ne seguì, e si oppose alla legge del 3 ventoso dell'anno III (21 febbraio [[1795]]) che stabiliva la separazione tra Stato e Chiesa, vedendovi, in assenza di un controllo dello Stato, la possibilità di un ritorno dell'influenza del cattolicesimo nella vita pubblica francese.<ref
Il 18 ventoso (8 marzo [[1795]]) sposò la vedova di un patriota con la quale conviveva da tempo e che attendeva un figlio da lui. Quando i [[sanculotti]], già ribellatisi il 12 germinale (1º aprile 1795) chiedendo pane e il ripristino della costituzione giacobina, occuparono con la forza la Convenzione il 1° pratile dell'anno III (20 maggio 1795), Romme si schierò a favore delle loro richieste e per questo fu arrestato, assieme ad altri dodici montagnardi, su mozione di [[François Louis Bourdon|Bourdon de l'Oise]] e di [[Jean-Lambert Tallien|Tallien]].<ref>J.-R. Suratteau, cit., p. 935.</ref>
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* Alessandro Galante Garrone, ''Gilbert Romme'', Torino, Einaudi, 1959
* Mara De Paulis, ''Gilbert: nascita e morte di un rivoluzionario'', Firenze, Shakespeare Florentina, 1993 ISBN 88-8105-062-5
* Jean-René Suratteau, ''Gilbert Romme'', in Albert Soboul, ''Dictionnaire historique de la Révolution française'', Paris, PUF, 2005, pp.
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