Comunicazione letteraria nell'antica Roma: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Botcrux (discussione | contributi)
m Bot: Markup immagini (v. richiesta)
FrescoBot (discussione | contributi)
m Bot: niente spazio dopo l'apostrofo
Riga 36:
Si diffuse così la moda delle letture pubbliche anche presso i personaggi più importanti a cominciare da Augusto che ascoltava pazientemente «coloro che gli venivano a leggere non solo versi e storia, ma anche arringhe e dialoghi». Lo stesso [[Claudio]], che aveva ambizioni di storico, leggeva in pubblico le sue opere e benché fosse impedito dalla [[balbuzie]] e dalla timidezza, la sala si riempiva di pubblico plaudente; ma accadde che uno spettatore [[obesità|obeso]] durante la lettura, facesse crollare con fragore sotto il suo peso un banco suscitando le risate di tutti.<ref>SVETONIO, ''Cl.'', 41</ref> Claudio ci rimase male ma non rinunciò a far leggere i suoi scritti da un [[liberto]] dalla voce aggraziata. Lo stesso [[Domiziano]], che affettava grande amore per la poesia, leggeva i suoi versi in pubblico.
 
L'imperatore [[Publio Elio Traiano Adriano|Adriano]] fece costruire a sue spese un edificio apposito per le letture: l' ''Atheneum''<ref>Victor Arel, ''De Caes.'', 14, 3</ref>, una specie di piccolo [[teatro]] che i letterati in cerca di facile fama, riproposero nelle loro [[domus]] facendo allestire un'apposita stanza, l'''auditorium'', destinata alla lettura, come quella che ad esempio che i ricchi amici di [[Plinio il Giovane]], Calpurnio Pisone e Titinio Capitone, si erano fatta costruire.<ref>PLINIO IL GIOVANE, ''Ep.'', V, 17 e VIII, 12</ref>
 
==L'''auditorium''==