Arturo Bocchini: differenze tra le versioni
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Gaudente, legato a [[Maria Letizia de Lieto]] di 35 anni più giovane di lui<ref>{{cita|Fucci, Le polizie di Mussolini|p. 112}}</ref> la sera del 18 novembre si era recato all'albergo Ambasciatori di [[via Veneto]] dove aveva consumato un lauto pasto. [[Barbara Palombelli]] narrò in seguito che in quella cena Bocchini aveva consumato ben dieci aragoste. Rientrato nella sua villa di [[via delle Milizie]] verso le quattro del mattino incominciò a sentirsi male. Vedendo che probabilmente non si sarebbe ripreso, sempre secondo la Palombelli, la ragazza si consultò con i parenti e procuratasi due fedi nuziali chiamò al capezzale due medici che fungessero da testimoni e il vescovo [[Angelo Lorenzo Bartolomasi]] che celebrò le nozze<ref>{{cita|Fucci, Le polizie di Mussolini|pp. 112-113}}</ref>. Il decesso avvenne nella notte tra il 19 e il 20 novembre<ref>{{cita|Fucci, Le polizie di Mussolini|p. 113}}</ref>.
[[Carmine Senise|Senise]], suo successore al vertice della Polizia, nel suo memoriale, sposta al 22 novembre il decesso di Bocchini, due giorni dopo l'inizio del malore che lo colpì<ref>Carmine Senise. ''Quando ero capo della Polizia 1940-1943'', Roma, Ruffolo Editore, 1946, p. 24 e segg.</ref>. I medici diagnosticarono [[ictus cerebrale]]<ref>{{cita|Fucci, Le polizie di Mussolini|p. 113}}</ref><ref>Domizia Carafoli e Gustavo Padiglione, ''Il viceduce: storia di Arturo Bocchini capo della polizia fascista''</ref>, mentre alcuni fra i familiari, in particolare la nipote Anna sostennero la tesi di un possibile avvelenamento<ref>{{cita|Fucci, Le polizie di Mussolini|p. 113}}</ref>. L'ipotesi di un avvelenamento a distanza di anni non fu suffragata da nessuna prova<ref>{{cita|Fucci,
{{quote|diffidente e sospettoso per natura, oltre che per dovere, andava a mangiare solo nei posti dove si fidava e dove poteva contare sulla discrezione.|[[Barbara Palombelli]]<ref>{{cita|Fucci, Le polizie di Mussolini|p. 113}}</ref>}}
Mentre gli antifascisti, che erano i soli a poter trarre vantaggio dalla morte di Bocchini, erano indubbiamente impossibilitati a raggiungere con il veleno il proprio avversario<ref>{{cita|Fucci, Le polizie di Mussolini|p. 113}}</ref>.
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