Lectio difficilior potior: differenze tra le versioni

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La ''''' lectio difficilior potior ''''' (che in [[Lingua latina|latino]] significa alla lettera "la lettura più difficile è la più forte") è un principio di [[critica testuale]] che indica un criterio filologico di valutazione delle difformità di lettura offerte dai diversi [[testimone (filologia)|testimoni]] di una medesima tradizione testuale.
== EniunciazioneEnunciazione ==
Laddove manoscritti differenti di uno stesso testo sono in conflitto su una determinata parola, il termine più insolito è anche, probabilmente, quello più fedele all'originale. Il presupposto è che per i testi giunti attraverso la [[tradizione (filologia)|tradizione]] [[manoscritto|manoscritta]], i [[Amanuense|copisti]] sostituissero più spesso le parole e le espressioni difficili, e i detti inusuali, con quelli più correnti e comuni. Il fenomeno contrario, la sostituzione di termini ed espressioni più ovvie dell'originale con altre di maggior complessità (che autorizzerebbe la ''lecitiolectio facilior''), è ritenuto, secondo questo principio, meno probabile.
 
È un principio interno alla [[filologia]], indipendente cioè dai criteri di valutazione in cui una particolare ''[[lectio]]'' viene trovata.<ref>Emanuel Tov, "Criteria for Evaluating Textual Readings: The Limitations of Textual Rules" ''The Harvard Theological Review'' '''75'''.4 (October 1982, pp. 429-448) especially pp 439ff.</ref>