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sintassi
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L'espressione è resa particolarmente incisiva dal [[poliptoto]], [[figura retorica]] nella quale i due termini di una frase costituiscono diverse coniugazioni dello stesso [[verbo]].
 
In parte è accostabile anche al '''''prodenda, quia sunt prodita''''' ("da tramandare, giacché sono tramandate") di [[Plinio il Vecchio]]<ref>[[Plinio il Vecchio|Plinio]], ''[[Naturalis Historia]]'', [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/L/Roman/Texts/Pliny_the_Elder/2*.html#85 Liber II, 85] (testo latino da [[LacusCurtius]])</ref>, frase di cui il [[storiografia romana|poligrafo latino]] si serve per enunciare un principio metodologico: riportare e tramandare qualunque notizie per il solo fatto che esse esistano, senza filtri o pregiudizi<ref name="F. Stella, 54">Francesco Stella, ''Ludibira sibi, nobis miracula'', in: AA.VV., ''La naturalis Historia di Plinio nella tradizione medievale e umanistica'', a cura di Vanna Maraglino, [[Cacucci Editore]], 2012 (p. 54)</ref>. Tuttavia, tale criterio di neutralità metodologica, a cui è ispirata l'intera opera di Plinio<ref name="F. Stella, 55"/>, segna un netto distacco dalla presa di distanze di Erodoto, ed espone Plinio alle critiche di chi (come [[Italo Calvino]]) vede in essa la giustificazione metodologica di un atteggiamento da collezionista di notizie e [[mirabilia]], che incorpora nella sua opera, in maniera acritica, e anzi dandogli risalto, le "credenze più astruse" e trasforma la geografia in un "baraccone di fenomeni viventi"<ref>[[Italo Calvino]], ''Perché leggere i classici'', Mondadori, 2010, (p. 47)</ref><ref name="F. Stella, 55">Francesco Stella, ''Ludibira sibi, nobis miracula'', in: AA.VV., ''La naturalis Historia di Plinio nella tradizione medievale e umanistica'', a cura di Vanna Maraglino, [[Cacucci Editore]], 2012 (p. 55)</ref>.
 
== Note ==