Aurelio Saliceti: differenze tra le versioni

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[[Avvocato]] e docente di [[giurisprudenza]], fu tra i primi affiliati alla [[Giovine Italia|Giovane Italia]]. Nel [[1848]] fu nominato dal governo costituzionale [[Ministri di grazia e giustizia delle Due Sicilie|Ministro di Grazia e Giustizia delle Due Sicilie]], carica dalla quale si dimise dopo pochi giorni, non essendo riuscito a far passare i propri progetti di riforma.
[[File:Ripattoni (TE) - Lapide Aurelio Saliceti.jpg|thumb|Lapide commemorativa dedicata ad Aurelio Saliceti posta sul fianco di Palazzo Saliceti a [[Ripattoni]]]]
Dopo la reazione [[borboniborbone di Napoli|borbonica]]ca, si recò a [[Roma]] per battersi a favore della [[Repubblica Romana (1849)|Repubblica Romana]]. Fece parte, con [[Carlo Armellini|Armellini]] e [[Mattia Montecchi|Montecchi]], del Comitato Esecutivo della Repubblica Romana contribuendo alla stesura della [[costituzione]] della repubblica e, negli ultimi giorni dell'assedio francese, fu eletto nel Secondo Triumvirato con [[Livio Mariani|Mariani]] e [[Alessandro Calandrelli|Calandrelli]], alla cui caduta si recò esule a [[Londra]]. In questa città visse poverissimo, ma non rinunciò all'impegno patriottico, aderendo al [[Comitato Nazionale Italiano]] di [[Giuseppe Mazzini]].
 
Si trasferì a [[Parigi]] nel [[1851]], dove si allontanò da Mazzini per aderire al progetto murattiano di estromissione dei [[Borbone]] da [[Napoli]] per insediarvi un discendente di [[Gioacchino Murat]], fino a divenire precettore presso la famiglia Murat. Tornò a [[Napoli]] nel [[1860]], aderendo al nuovo Stato unitario sabaudo. Ricoprì la presidenza della [[Corte di cassazione]] e ottenne una cattedra universitaria.