Esercito siracusano: differenze tra le versioni
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Un altro mercenario di origine [[Spagna|spagnola]], Merico, insignito del rango di capitano e prefetto dell'[[Acradina]], divenne il perno fondamentale nella battaglia finale che decise le sorti di Syrakousai; egli, nel momento di anarchia e confusione generale, si mise a capo dell'esercito siracusano che difendeva la polis dall'assedio romano di [[Marco Claudio Marcello]] e tradendo alti ufficiali e militari, intraprese segretamente accordi con la parte romana aprendo loro le porte della capitale siceliota. Il suo gesto è passato tra le cronache della storia e viene sottolineato esplicitamente dagli storici, come il britannico Norman Davies che lo cita a più riprese nel suo testo:
{{Citazione|Se Merico non avesse aperto la porta, se Siracusa avesse resistito ai romani come un tempo resistette agli ateniesi, se Annibale avesse distrutto Roma come Roma avrebbe poi distrutto Cartagine, se, come risultato, il mondo greco alla fine si fosse fuso con la semitica Cartagine, allora la storia sarebbe stata piuttosto diversa. Ma il punto è: Merico aprì la porta.|[[Norman Davies]], Storia d'Europa, Volumi 1-2<ref>{{Cita|Norman Davies, ''Storia d'Europa'', 2006|pag. 168}}</ref>}}
I mercenari, i soldati stranieri, come sostiene lo stesso Montesquieu, ebbero per il dêmos della polis un ruolo dominante, che oltrepassò spesso il semplice ruolo di guerriero assoldato per la battaglia. Ciò avvenne principalmente per una forma politica
== Strutture militari ==
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