Giansenismo: differenze tra le versioni
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che ritiene che l'uomo sia corrotto e quindi destinato a fare il [[male]], e che senza la grazia di [[Dio]], l'uomo non può far altro che [[peccato|peccare]] e disobbedire alla sua volontà.
Tale dottrina condannata come [[eresia|eretica]] dalla [[Chiesa
La risposta cattolica a tale dottrina e spiritualità venne anche con il [[culto]] del [[Sacro Cuore di Gesù]], il quale riportò l'attenzione dei cristiani sull'importanza dell'umanità di [[Cristo]] e sulla misericordia del Signore. Tale culto giunse alla sua forma attuale grazie a [[Margherita Maria Alacoque|
== Dottrina ==
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Senza la grazia di [[Dio]], l'uomo non può far altro che [[peccato|peccare]] e disobbedire alla sua volontà.
Dio, all'atto della [[creazione]], aveva dotato l'uomo della
Per quanto riguarda il rapporto fra la grazia divina e il [[libero arbitrio]] dell'[[persona umana|uomo]], argomento su cui all'epoca si disputava aspramente, il Giansenismo, influenzato dal [[Baianismo]] (dottrina di Baio, cioè [[Michel de Bay]]) cercava una via equidistante fra il [[cattolicesimo]] e il [[protestantesimo]], asserendo che, con il conferimento della grazia, questa si compenetra alla volontà, la quale non è più umana ma diventa divina.
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== Storia ==
Il fondatore della dottrina giansenista è considerato [[Giansenio]] (Cornelius Otto Jansen, [[1585]] - [[1638]]), [[Teologia|teologo]] [[Olanda|olandese]] e vescovo. Il primo propagatore del Giansenismo non fu tuttavia Giansenio, il quale non pubblicò quanto aveva elaborato, ma un suo amico e collaboratore: [[Jean Du Vergier de Hauranne]]. Costui si avvalse della sua posizione di [[abate]] di Saint Cyran per divulgare questa dottrina a partire dal [[1640]]. Queste dottrine vennero diffuse anche nel monastero femminile benedettino di [[Port-Royal des Champs]], che divenne un segno evidente della lotta della Chiesa
La Chiesa
Il Giansenismo influenzò in varia misura molti filosofi e intellettuali: si pensi a [[Blaise Pascal]] o ad [[Alessandro Manzoni]]. Nel [[1713]] [[papa Clemente XI]] intervenne per condannare un'opera di [[Pasquier Quesnel]], commento giansenista del [[Nuovo Testamento]]. In questo frangente si ebbe il dissenso di parte del [[clero]] francese che riteneva che il [[papa]], insieme alle teorie eretiche, avesse condannato anche affermazioni ortodosse. Questo episodio, comunque, non è da ritenersi tanto una difesa del giansenismo ma un momento del [[Gallicanesimo]], cioè la pretesa di autonomia della [[Chiesa cattolica francese|chiesa francese]]. In [[Francia]], infatti, il Giansenismo si estinse verso la metà del [[XIX secolo]].
In [[Italia]] ebbe un influenza limitata, fatta salva l'opera del [[vescovo]] di [[Pistoia]] e [[Prato]] [[Scipione de' Ricci]], che riuscì ad influenzare il clero e i politici toscani, soprattutto il granduca [[Pietro Leopoldo di Lorena|Pietro Leopoldo]] organizzando un [[Sinodo di Pistoia|Sinodo]] per promuovere il Giansenismo. Questo vescovo riformatore fu inviso agli aretini del
All'inizio del [[XVIII secolo]] alcuni giansenisti in fuga dalla Francia si rifugiarono in [[Olanda]]. Lì, a [[Utrecht]], fondarono una [[diocesi]] che, attraverso varie vicissitudini, fu il nucleo delle attuali [[Chiesa dei Vecchi Cattolici|chiese Vecchio-Cattoliche]] o [[Chiese sinodali|Sinodali]], soprattutto olandesi, che si riconoscono nella [[Convenzione di Utrecht]], risalente al [[1952]].
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