Abu Muhammad Mahmud al-'Ayni: differenze tra le versioni
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Storico [[sunnita]] di ''[[madhhab]]'' [[hanafita]], visse e operò nell'[[Egitto]] [[Mamelucchi|mamelucco]].<ref name="cache">[http://web.archive.org/web/20061010152037/http://www.e-imj.com/Vol4-No1/Vol4-No1-H5.htm]</ref><ref name="masud">[http://www.masud.co.uk/ISLAM/ahm/bari.htm Abdal-Hakim Murad – Contentions 8<!-- Bot generated title -->]</ref> La parola ''al-ʿAynī'' costituisce un'abbreviazione della ''[[nisba]]''
==Biografia==
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Il prestigio di al-ʿAynī crebbe con l'età. Muʾayyad Shaykh lo nominò [[ambasciatore]] presso i [[Karamanidi]] nel 1420 e, nel prosieguo della sua vita, più volte fu incaricato di tenere letture o lezioni al cospetto del Sultano, talora leggendo di storia in [[lingua araba]] e spiegandola in turco, a beneficio del Sultano, non particolarmente edotto nella lingua [[Corano|coranica]].<ref>Al-Maqrīzī, ''Kitāb al-Sulūk'', 4:2:698.</ref> Il Sultano [[Barsbay|al-Ashraf Barsbāy]] si dice abbia detto "''L'Islam è conosciuto solo grazie a lui''"<ref>Al-Sakhāwi, ''al-Iʿlān bi-l-tawdīh li man damma Ahl al-Tāʾrikh'', edito e tradotto da [[Franz Rosenthal]] in ''A History of Muslim Historiography'' (Leida, 1952.)</ref> e ''law lā al-ʿAyntābi la-kāna fī islāmina shayʾ'', cioè "''Se non fosse per al-ʿAyntabi non resterebbe nulla del nostro Islam''".<ref>Ibn Taghribīrdī, ''al-Nujūm'', 15:287; traduz. Broadbridge, p. 96.</ref> Barsbāy qualche volta inviò al-ʿAynī come suo rappresentante presso la corte di alti dignitari, apparentemente per la sua fluente parlata in diverse lingue.<ref name=autogenerated2>Al-ʿAynī, ''ʿIqd al-Jumān'', 2:21.</ref>
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Barsbāy spesso mutò orientamento in base ai consigli legali di al-ʿAynī,<ref>al-Sakhawi, ''al-Ḍawʿ'', 10:134.</ref> ae lo nominò Gran [[Qadi|Qāḍī]] del ''[[madhhab]]'' [[hanafita]] nel 1426.<ref name=autogenerated2 /> Fu allontanato da quella funzione dopo tre anni, su sua stessa richiesta e di quella del Gran Qāḍī [[Sciafeismo|sciafeita]], [[Ibn Hajar al-Asqalani]]. Entrambi in realtà furono rimossi all'unisono, per il loro continuo questionare e per la scarsa concentrazione sui loro specifici doveri; anche se al-ʿAynī chiarisce che i rilevi fattigli erano del tutto calunniosi diffusa dai suoi nemici a corte. Più tardi riebbe la funzione.<ref>al-ʿAynī, ''ʿIqd al-Jumān'', p. 372.</ref>
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In the reign of Barsbāy's successor, al-ʿAzīz Jaqmaq, al-ʿAynī was dismissed as chief Hanafi ''qadi'' again. He withdrew from court and concentrated on his scholarly writing.<ref>al-Sakhāwi, ''al-Ḍawʿ'', 10:133.</ref> In 853 AH (1449 CE) he was dismissed as ''nāzir al-ahbas'', probably because of failing memory.<ref>Ibn Taghribīrdī, ''History of Egypt 1382–1467'', trans. Popper, 19:118.</ref> He died in 855 AH (1451 CE) at the age of ninety-three, having outlived all his children, and was buried in his own ''madrasa'' in Cairo.
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