Martiri di Fiesole: differenze tra le versioni
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Seguendo l'esempio di tanti altri carabinieri, nell'aprile 1944 quelli della Stazione di Fiesole entrarono in contatto con la [[resistenza italiana]] (in particolare con la ''Brigata V'' della [[Brigate Giustizia e Libertà|Divisione Giustizia e Libertà]]) per appoggiarne la [[guerra di liberazione italiana|Lotta di Liberazione]]. Il comandante della stazione, [[vice brigadiere]] [[Giuseppe d'Amico]], fu nominato comandante militare di settore. Il contributo dei carabinieri di Fiesole consisteva soprattutto nella raccolta di informazioni, nella fornitura di armi e viveri e nella partecipazione diretta ad azioni di sabotaggio mentre continuavano a svolgere i compiti di istituto.
Il 29 luglio una staffetta portaordini partigiana formata da tre carabinieri di Fiesole ed un civile fu intercettata dai tedeschi. Nello scontro a fuoco che ne seguì un tedesco fu ucciso, il carabiniere [[Sebastiano
L'11 agosto il vice brigadiere fece pervenire un messaggio ai suoi tre sottoposti per avvertirli che era riuscito a fuggire ed ordinar loro di entrare in clandestinità nelle file della resistenza fiorentina. I tre ([[Alberto La Rocca]], [[Vittorio Marandola]] e [[Fulvio Sbarretti]]) obbedirono ma, non potendo passare le linee nemiche, costituirono una base nei ruderi di un anfiteatro romano in attesa di potersi congiungere con le forze partigiane o alleate.
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