Juan Antonio Llorente: differenze tra le versioni
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Giunge a [[Madrid]] nello stesso anno come [[esecutore testamentario]] della duchessa di Sotomayor, prima dama e vicecameriera della regina, che gli procurò la nomina di commissario del Sant'Ufficio e segretario dei soprannumerari della Corte dell'Inquisizione. In questo ruolo partecipa a tre processi ([[1790]]) <ref>Del duca d'Almodovar, ambasciatore di Spagna a Vienna, dell'[[agostiniano]] Pedro Centeno e di un [[cappuccino (frate)|cappuccino]] di [[Cartagena de Indias]]</ref>
In questo periodo LLorente comincia a interessarsi e a pubblicare le sue prime opere di storia e come storico entra a far parte dell'Accademia di storica che era stato da poco fondata. Nel 1790 viene nominato canonico di Calahorra ma rimane a Madrid. Nello stesso anno l'inquisitore generale Cavallos lo propone come inquisitore di Cartagena de Indias ma Llorente rifiuta poiché questo incarico gli avrebbe impedito di godere delle rendite canoniche di Calahorra. Accetterà l'incarico solo nel [[1791]]. <ref>
Nel [[1793]], su richiesta del ministro della Giustizia, l'inquisitore generale Manuel Abad y Lasierra chiede un rapporto sulle procedure adottate nel Sant'Ufficio a Llorente che impiegherà quattro anni per la stesura del documento dove rivela le procedure segrete dell'Inquisizione che critica suggerendone una riforma che non giungerà a compimento. Llorente trasmetterà il suo manoscritto a [[Gaspar Melchor de Jovellanos]] che l'utilizza come fonte per il suo "rapporto al Re sul tribunale dell'Inquisizione" che gli procurerà l'incarceramento nella prigione del Castello di Bellver, a [[Maiorca]].
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