CCPL: differenze tra le versioni
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Il 2 luglio 1943 il presidente Mariani è sostituito dall’avv. Carlo Lasagni.
Nell’assemblea del 29 luglio 1943, pochi giorni dopo la caduta del [[fascismo]] e l’arresto di [[Mussolini]], la denominazione del Consorzio perde l’aggettivazione “fascista” e torna ad essere CCPL. Nei giorni convulsi dell’estate 1943 Lasagni rassegna le dimissioni in virtù del mutato clima politico, ma l’assemblea lo conferma presidente mentre Roberto Bolognesi è consigliere delegato.
Negli ultimi due anni del conflitto l’attività si concentra sul supporto delle [[Officine Reggiane]] (duramente bombardate) e sui lavori commissionati dall’organizzazione tedesca [[Organizzazione Todt|Todt]] (fosse anticarro, riparazione strade, sgombero macerie).
Nel 1944 il Consorzio decide di acquistare l’impianto di frantumazione di [[Montecchio Emilia]] per potenziare l’escavazione di inerti.
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Il 15 settembre 1946<ref> Alla fine del 1946 la struttura tecnica è così composta: direttore amministrativo dr. Dino Iori; vicedirettore amministrativo rag. Elisenna Pignedoli; direttore tecnico, ing. Giacomo Manuelli; vicedirettore tecnico geom. Rodolfo Bergomi; Lavori di bonifica, geom. Giovanni Lombardini, geom. Erennio Giovannelli, geom. Gaetano Guidi; Lavori Reggiane, geom. Rodolgo Bergomi, responsabile, geom. Walter Ragazzi, assistente Camillo Belpoliti; Lavori Iacp, prof. Bruno Borghi; Lavori FFSS, geom. Remo Gorrieri; Lavori Amministrazione provinciale, ing. Pietro Zacchini; Lavori Ospedale, geom. Giovanni Lombardini; Lavori Comune di Reggio Emilia, geom. Corrado Caselli. Cfr. Amus Fontanesi, CCPL 1904-1994</ref> la denominazione sociale del [[Consorzio]] muta in '''Consorzio Cooperative di Produzione e Lavori di Reggio Emilia'''.
Anche dopo la [[Caduta della Repubblica Sociale Italiana|Liberazione]] affiorano le tensioni interne comparse negli ultimi anni del regime: l’espansione delle attività di coordinamento da parte del Consorzio è vista come una sovrapposizione innaturale rispetto al ruolo degli organismi associati. Alcune cooperative protestano perché il Consorzio centralizza i servizi contabili per le buste paga dei loro dipendenti lasciando ad esse unicamente il recapito; altre si lamentano quando il Consorzio si aggiudica lavori a Verona, Cremona, Pistoia e Faenza e rivendicano il diritto di partecipare isolatamente alle aste.
Il ruolo manageriale di Curti e il suo peso politico servono per condurre il Consorzio fuori dalla situazione di stallo in cui si trova poiché è necessario affrontare la crisi legata alla trasformazione della cooperazione: le cooperative di birrocciai, legate al trasporto a cavallo, le potenti cooperative bracciantili nate dalla bonifica, le cooperative di montagna conoscono tutte un declino inevitabile.
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La diversificazione industriale si collega a un processo concentrazione tra le cooperative particolarmente vivace tra il ’70 e il ’74. La dimensione d’impresa modifica anche i riferimenti culturali nella formazione interna: non più la politica, ma l’economia e l’organizzazione d’impresa sono i temi di riferimento. Viene avviato un rapporto stabile con l’[[Università Bocconi]]<ref> “Per la verità, il primo approccio alla Bocconi ce l’ha organizzato l’Associazione delle cooperative di produzione lavoro di Reggio, quindi la Lega delle cooperative. Aveva preso questo contatto dicendo – a seguito del processo unificatorio – che sarebbe stato utile per le cooperative, i dirigenti delle cooperative, darsi un’esperienza professionale nuova. E quindi aveva organizzato un corso anche qui a Reggio, in termini professionali, ai quali poi sono seguiti dei corsi in termini più specifici e più significativi a Milano. Io sono andato a fare un corso a Milano, alla Bocconi, di quaranta giorni sulla pianificazione strategica. Per il quale poi, come le ho detto, avevo mandato diversi miei collaboratori. Poi in Coopsette avevamo portato – in questi primi anni, era il ’77-’78 – come collaboratore a part-time, un docente dell’università di Padova, che insegnava organizzazione aziendale. L’avevo incontrato in uno di questi corsi; poi l’avevo chiamato a fare un corso all’interno di Coopsette; e poi dopo, visto la frequentazione e quant’altro, gli avevo proposto di entrare. E lui era entrato a part-time: lavorava quattro giorni da noi e due giorni all’università di Padova. E devo dire che questo ci ha aiutato molto, perché lui volava molto alto, noi stavamo tentando di alzarci un po’ da terra, e in qualche modo ci stimolava a misurarci con temi più elevati. C’è stato tre o quattro anni.” Cfr. Donato Fontanesi in Antonio Canovi, Cento anni CCPL, cit. pp. 330-331. </ref>che rompe la monoliticità dei riferimenti culturali tradizionali.
L’accentuazione del profilo imprenditoriale determina anche lo scoppio delle prime vertenze sindacali nel Consorzio: prima nei [[frantoio|frantoi]] (1967) e poi nelle [[fornace|fornaci]] (1969)<ref>“Il problema era trasversale, e scaturiva dal fatto che il sindacato aveva cambiato strategia, non seguiva più la cinghia di trasmissione. Il sindacato puntava alla lotta articolata; nelle aziende si impostavano le piattaforme aziendali,la contrattazione articolata. E allora c’erano ancora, sì, alcuni privati; però la struttura economica più consistente nel campo edile era il CCPL. Questa nuova strategia sindacale e politica investì in pieno il consorzio e si saldava anche con le spinte “anticonsorzio”– chiamiamole così – che erano presenti nelle cooperative in ricerca di una propria autonomia. Era una saldatura oggettiva. E in questi conflitti giocavano alcuni fattori. Non si accettava in generale – ma è punto tuttora parzialmente aperto, perché il lavoratore è anche socio,e il conflitto passa dentro di lui – che il sindacato facesse vertenze sindacali nelle cooperative. Poi, con il consorzio, la differenza era notevole: erano tutti dipendenti. E poi era vista come l’azienda economicamente più ricca, si pensava avrebbe potuto sostenere il peso dei nuovi contratti. Lì si arrivò alla vertenza frontale tra sindacato e CCPL, ed era la prima volta. In tal senso, la decisione di Spaggiari di chiamare i carabinieri non fu un gesto dettato dalla stizza, faremmo un torto all’uomo. Si trattava di una scelta meditata. E poi bisogna ricordare che lui credeva veramente al consorzio come espressione del movimento cooperativo, in rappresentanza di tutti i lavoratori soci di ogni singola cooperativa” . Cfr. Luciano Gozzi in Antonio Canovi, Cento anni CCPL, cit. pp 321.</ref>.
Il personale del Consorzio non è costituito da cooperatori bensì da dipendenti ancorché legati all’organizzazione da motivazioni politiche e professionali affini a quelle del mondo cooperativo. Gli scioperi, che conoscono momenti di forte tensione, diventano per la dirigenza del CCPL anche un momento per sottolineare la diversità del Consorzio rispetto alle cooperative associate.
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Negli anni Ottanta il CCPL si configura come uno dei principali costruttori italiani.
Il Consorzio viene coinvolto nell’opera di ricostruzione in [[Irpinia]] a seguito del grave terremoto; nello stesso periodo CCPL avvia importanti attività a Genova e a Milano dove vengono costruite le Torri di Pratocentenaro, lavorando inoltre alla linea 3 della [[Metropolitana]] Milanese. Nel 1985 CCPL viene coinvolto dall’IRI nella realizzazione dell’impianto russo di Volgograd per la costruzione di tubi.
Mentre questi interventi accentuano la dimensione pluriregionale del Consorzio, viene acquisita [[TeleReggio (Emilia-Romagna)|TeleReggio]], la principale emittente televisiva locale. Lo sviluppo dell’attività edilizia si manifesta in anni contrassegnati da una profonda crisi edile (1983-1986) che mette in difficoltà molte cooperative associate al Consorzio. In questa situazione il rapporto tra organismi di primo e di secondo grado diventa più difficile, soprattutto le grandi cooperative non avvertono più la necessità di avere il Consorzio come riferimento.
Nel 1987 le grandi cooperative trasferiscono nel [[Consorzio Cooperative di Costruzione]] (CCC) di Bologna tutti i servizi commerciali dei vari consorzi territoriali (i tre emiliani, il sardo, il lombardo, il toscano e il veneto). Nel 1989 il Consorzio cooperativo assorbe anche il Conaco e viene riconosciuto dal movimento cooperativo come il solo Consorzio nazionale. I dipendenti del Consorzio che operano nel settore servizi commerciali (con annesso l’intero ramo di attività) passano al CCC con il riferimento a CCPL Costruzioni. Alcuni consiglieri del Consorzio diventano amministratori del nuovo organismo.
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Un secondo elemento di frizione riguarda la tecnostruttura interna nella quale si manifestano volontà diverse e contrastanti.
Nel 1994 l’influenza delle grandi cooperative si accresce attraverso l’ingresso nel Consorzio di due loro amministratori: Corrado Canepari (che lascia la presidenza della Orion per coprire la direzione generale del Consorzio) e Ivan Soncini, proveniente da Coopsette. Questo ingresso rappresenta una “[[rivoluzione culturale]]” nei rapporti tra il Consorzio e i propri [[Socio (diritto)|soci]] poiché per la prima volta sono i soci – che hanno coscienza delle necessità competenziali imposte dalla trasformazione aziendale - ad avere un ruolo decisionale attivo nella strutturazione della [[governance]] aziendale. Nel 1994 si compiono scelte strategiche di sviluppo aziendale e vengono individuati i settori di interesse: il packaging, i laterizi e gli aridi; nel 1996 si aggiunge l’area [[energia]] in seguito all’acquisizione di Orion Petroli spa. Il Consorzio riorganizza quindi la propria attività in aree strategiche d’attività.
Nello stesso anno una modificazione statutaria trasforma il CCPL da ente morale a cooperativa di secondo grado.
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Antonio Canovi, Cento anni CCPL. Il racconto cooperativo di un Gruppo Industriale, Milano, Reggio Emilia, CCPL, 2004<br />
N. Caiti, R. Guarnieri, La memoria dei «rossi». Fascismo,Resistenza e Ricostruzione a Reggio Emilia, introduzione e cura di A.Canovi, prefazione di L. Casali, Ediesse, Roma, 1996<br />
==Voci correlate==
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