Processo alla città: differenze tra le versioni

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In Italia Luigi Zampa ottenne per “Processo alla città” dapprima nel luglio 1953 la [[Grolla d'oro]] del “Premio [[Saint-Vincent (Italia)|St. Vincent]] per il Cinema”, quale migliore regista italiano dell’anno<ref>Corrispondenza su ''"Stampa Sera"'' del 20 luglio 1953, consultato presso l’archivio on line del quotidiano</ref>. Successivamente, nel dicembre 1953 a Zampa fu attribuito il [[Nastro d'argento al regista del miglior film|Nastro d’argento]] per la regia con la motivazione del «complesso degli elementi che hanno contribuito alla attendibile evocazione di un’epoca e di una società».
 
=== Titolo non autorizzato ===
Nel 1961 la [[SIAE]] segnalò che in alcuni cinema di [[Palermo]], [[Genova]] e [[Milano]] il film era in proiezione col titolo non autorizzato di ''Processo alla camorra''. A causa di ciò agli esercenti vennero inflitte delle sanzioni.<ref>[http://cinecensura.com/wp-content/uploads/1952/04/P_Processo-alla-citt%C3%A0-1952-L.Zampa_.pdf Documento di segnalazione della SIAE, p. 11] su ''cinecensura.com''</ref>
 
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«Film teso,– secondo il “Catalogo Bolaffi” – vigoroso, civile e coraggioso, impegnato, realizzato anche sul piano dello spettacolo con forza drammatica e ''suspense'' . Preannuncia i film civili di Francesco Rosi ( ''"[[La sfida]]"'', ''"[[Le mani sulla città]]"''), che infatti è tra gli sceneggiatori di questo film». Giudizio condiviso anche da Fernaldo Di Giammatteo<ref>Tratto dal suo libro “Lo sguardo inquieto” – vedasi bibliografia – pag.120.</ref>: «Per lui [Zampa – n.d.r.] fuori dalla norma e piuttosto inaspettato arriva “Processo alla città” (…) penetrante e sobrio come mai sarà – questi sono i suoi anni migliori – Zampa conduce in porto una impresa ammirevole per onestà intellettuale e rispetto della verità storica».
 
«Film serio, civile - anche per Pruzzo e Lancia<ref>Autori del libro dedicato all’attore e principale interprete del film, Amedeo Nazzari – vedasi bibliografia – pagina 130 e segg..</ref> - solido e soggiogante, che mette a fuoco, forse meglio di precedenti opere in chiave satirica, le qualità di Zampa». Altri giudicano questo film con uno sguardo più ampio: «Zampa ebbe – è scritto ne “Il Cinema, grande storia illustrata”<ref>Articolo non firmato – vedasi bibliografia – vol. IV°, pag. 107.</ref> - dal 1946 al 1952 il suo periodo d’oro. Né mancò di derivare ispirazione dall’estero, specie in [[Francia]], dove cercò suggerimento per il riuscito “Processo alla città” nella produzione di dotati polemisti come [[André Cayatte|Cayatte]], in guerra contro la prassi della giustizia». Di ispirazione a modelli stranieri parlano anche Fofi, Morandini e Volpi<ref>Nel secondo volume della loro “Storia del cinema” – vedasi bibliografia – pag 171.</ref>: «Venuto dai [[Cinema dei telefoni bianchi|“telefoni bianchi”]] Zampa si impose per le sue doti di osservatore arguto e comprensivo di comportamenti e personaggi comuni. Più solido e controllato, “Processo alla città” rendeva con vigore, calando queste sue tensioni dentro modelli americani, le complicità tra potere e camorra in una Napoli di fine secolo». «Modelli americani» evocati anche dal Mereghetti che giudica “Processo alla città” privo dei «cedimenti macchiettistici di altri film del regista, qui più solido e controllato, capace di rendere con rigore le complicità di potenti e camorra».
 
Anche Giampiero Brunetta<ref>Nella sua "Storia del Cinema italiano" - vedasi bibliografia - pag. 416.</ref> ha parole di elogio per questa opera di Zampa: «Film di forte struttura drammatica, “Processo alla città” fa sentire tutta la carica di indignazione civile che pervade il regista in quegli anni e trova il modo per rendere, grazie ad una meticolosa ricostruzione del passato, una limpida visione in trasparenza del presente». Ed è - secondo il Morandini «uno dei rari drammi giudiziari riusciti del cinema italiano, ma anche una delle opere in cui le istanze civili e morali del [[Neorealismo (cinema)|neorealismo]] si innestano nel robusto tronco del melodramma, attento alla lezione del cinema popolare di azione»
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* Ornella Levi (a cura di): ''Catalogo Bolaffi del cinema italiano''. Bolaffi Edit. Torino, 1967. {{NoISBN}}
* Piero Pruzzo, Enrico Lancia: ''Amedeo Nazzari''. Gremese Edit. Roma, 1983. {{NoISBN}}
* AA.VV. ''Il Cinema. Grande storia illustrata''. In particolare volume IV°. Istituto Geografico De Agostini Edit. Novara, 1985. {{NoISBN}}
* Goffredo Fofi, Morando Morandini, Gianni Volpi: ''Storia del Cinema''. Garzanti Edit. Milano, 1988. ISBN 88-11-47300-4
* Roberto Chiti, Roberto Poppi: ''Dizionario del Cinema Italiano – volume II° (1945-1959)''. Gremese Edit. Roma, 1991. ISBN 88-7605-548-7
* Fernaldo Di Giammatteo: ''Lo sguardo inquieto. Storia del cinema italiano 1940 - 1990''. La Nuova Italia Edit. Firenze, 1994. ISBN 88-221-1525-2
* Paolo Mereghetti ''Il Mereghetti 2000''. Baldini & Castoldi Edit. Milano, 1999, ISBN 88-8089-718-7
* AA.VV. ''Storia del Cinema Italiano'' volume VIII° (1949-1953). Editori: Marsilio, Venezia, 2003 e Fondazione Scuola Nazionale Del Cinema, Roma, 2003, ISBN 88-317-8209-6. in particolare i capitoli:
** ''I giudizi del Centro Cattolico Cinematografico'' di Livio Fantina (pagina 91 e seguenti).
** ''Gli artigiani della regia'' di Orio Caldiron (pagina 461 e seguenti).
* Laura, Luisa , Morando Morandini: ''Il Morandini 2008''. Zanichelli Edit. Bologna, 2007. {{NoISBN}}
* Pietro Cavallo: ''Viva l’Italia. Storia, cinema ed identità nazionale (1932-1962)''. Liguori Edit. Napoli, 2009. ISBN 978-88-207-4914-9
* Alberto Perrotta: ''Ridere civilmente: il cinema di Luigi Zampa''. Edizioni della Cineteca di Bologna, 2012. ISBN 978-88-95862-56-9
 
<small>'''''opere relative al delitto Cuocolo ed al processo di Viterbo contro la camorra (in ordine cronologico):'''''</small>