Bernard Délicieux: differenze tra le versioni

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Nel [[1296]] furono gli stessi [[Ordine dei Frati Minori|frati minori]] del convento di Carcassonne a incitare gli abitanti a opporsi agli inquisitori che volevano prelevare dal convento alcuni concittadini lì rifugiati.<ref>Ms. lat. 4270, ff. 231 e 238. Il manoscritto contiene gli atti del processo a Bernard Délicieux ed è la maggiore fonte biografica esistente sul francescano.</ref> Mentre nel [[1300]] avvenivano disordini ad Albi, dove il vescovo Bernard de Castanet aveva emesso venticinque condanne per eresia,<ref>G. W. Davis, ''The inquisition at Albi, 1299-1300'', 1948.</ref> i francescani di Carcassonne rifiutarono, in giugno, di esumare le spoglie di Castel Fabre, un ricco borghese sepolto nel loro chiostro, che l'inquisitore Nicolas d'Abbeville voleva bruciare perché convinto che fosse stato un [[cataro]]. Bernard Délicieux aveva conosciuto bene Castel Fabre e all'inquisitore garantì la perfetta ortodossia dell'amico defunto, un'ortodossia che Bernard aveva già testimoniato il mese prima al capitolo domenicano di [[Marsiglia]], ma Nicolas d'Abbeville rifiutò la sua testimonianza. Bernard presentò personalmente un appello, redatto dal canonista Jean de Pena, contro la decisione dell'inquisitore, ma questi rifiutò di riceverlo e allora il francescano lo lesse pubblicamente e poi l'affisse sulla porta dell'abitazione di Nicolas d'Abbeville.<ref>B. Hauréau, cit., pp. 815-816.</ref>
 
 
Colto, abile dialettico, oratore efficace, Bernard era un trascinatore di uomini. I suoi sermoni, brevi e semplici, con accenni profetici e gestualità teatrale, suscitavano l'entusiasmo e la commozione dell'uditorio.<ref>J.-L. Biget, cit., p. 76.</ref> Disceso dal pulpito, gli si baciavano le mani e si sentiva esclamare: «costui è l'angelo che Dio ci ha mandato».<ref>Ms. lat. 4270, f. 235 v.</ref> Quando, nell'agosto del [[1301]], giunsero a [[Tolosa]] Jean de Picquigny, [[visdomino]] di [[Amiens]], e Richard Leneveu, arcidiacono di [[Auge]], i «riformatori» inviati dal re [[Filippo IV di Francia|Filippo il Bello]] per dirimere le varie contese presenti nella [[Linguadoca (provincia)|Linguadoca]], essi dovettero ascoltare le lamentele di una folla arrivata da Albi, da Carcassonne, da Cordes, da Castres e da Limoux, che denunciava le violenze perpetrate da anni dagli inquisitori e l'avidità del vescovo di Albi.<ref>B. Hauréau, cit., pp. 819-821.</ref>
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Svanito l'appoggio del re, che con la morte di [[Bonifacio VIII]] non aveva più interesse a prolungare l'annoso conflitto con la Chiesa di Roma e dilazionava anche il ricorso al papa presentato dalle città di [[Carcassonne]] e di [[Albi (Francia)|Albi]], fra Bernard ed Élie Patrice presero contatto a [[Montpellier]] con [[Ferdinando d'Aragona (1278-1316)|Ferdinand]], il terzogenito del re di Maiorca [[Giacomo II di Maiorca|Giacomo II]] giunto in Francia per prestare giuramento di vassallaggio a Filippo IV. In segrete trattative svolte dal 21 al 29 febbraio [[1304]], a Ferdinand fu offerta la signoria di Carcassonne, con la prospettiva di estenderla all'intera Linguadoca, in cambio della sua protezione contro l'Inquisizione. In un ulteriore incontro avvenuto presso [[Perpignano|Perpignan]], Bernard e il confratello Raymond Etienne recarono a Ferdinand l'assenso dei consoli di Carcassonne, ma Giacomo II, che considerava vitale l'alleanza con Filippo il Bello, venuto a conoscenza del progetto, espulse dal suo regno i due francescani, mentre Ferdinand riparava alla corte del cugino [[Giacomo II d'Aragona]].<ref>A. Kiesewetter, ''Ferdinando di Maiorca'', 1996.</ref>
 
[[File:Maître de Boucicaut Clément V et Philippe le Bel.jpg|thumb|upright=0.79|Clemente V e Filippo il Bello]]
Il 15 aprile [[1304]], il nuovo [[papa Benedetto XI]] ordinò l'arresto di Bernard Délicieux e il suo invio a Roma. A Carcassonne, Bernard si rivolse ai suoi fedeli, dicendosi pronto a morire. Nessuna guardia, di fronte all'atteggiamento minaccioso della cittadinanza, osò arrestarlo e anche la scomunica, comminatagli da Jean Rigaud, il vicario del provinciale di [[Aquitania]], rimase senza effetto e fu annullata dal suo superiore. La morte improvvisa di Benedetto XI, avvenuta il 7 luglio a [[Perugia]], chiuse il caso.<ref>B. Hauréau, cit., pp. 849-850.</ref>
 
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=== Il processo ===
[[File:Laurens - The Agitator of Languedoc.jpg|thumb|left|upright=1.20|[[Jean-Paul Laurens]]: ''L'agitatore della Linguadoca'']]
Nel convento domenicano di Béziers vi era Raymond Barrau, nemico di Guillaume Frédol e del movimento delle beghine e degli spirituali, sviluppatosi nel [[Rossiglione (regione)|Roussillon]] e nella [[Linguadoca (provincia)|Linguadoca]], che avevano forti appoggi presso i frati minori. Barrau considerava che a capo degli spirituali di Béziers fosse fra Bernard. Il nuovo [[papa Giovanni XXII]], deciso a combattere un movimento fortemente sospetto d'eresia, convocò alla sua corte di Avignone i minori dei conventi di [[Narbonne]] e di [[Béziers]], e Bernard Délicieux si levò in loro difesa. Anche lui fu convocato ad [[Avignone]]: presentatosi il 22 maggio, il 24 venne arrestato e pochi giorni dopo iniziò l'inchiesta, condotta dal vescovo di [[Troyes]] [[Guillaume Méchin]] e dall'abate Pierre Letessier.<ref>B. Hauréau, cit., p. 857; J.-L. Biget, cit., p. 79.</ref>