Piero Simondo: differenze tra le versioni

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Nel 1972 entra all'Università di Torino (e vi resterà sino al 1996) per occuparsi dei laboratori di "attività sperimentali" presso l'Istituto di Pedagogia. Qui insegna poi Metodologia e didattica degli audiovisivi.
==Attività artistica==
La sua attività artistica inizia negli anni ’50 con i “Monotipi”“[[Monotipo|Monotipi]]”. All’inizio del decennio successivo inaugura la sequenza delle “Topologie”, di forte impatto oggettuale. Nel 1968 dà vita ai “Quadri-manifesto”, cui fanno seguito, nel tempo, le “Ipo-pitture”, i “Nitro-raschiati” e altri cicli pittorici improntati alla sperimentazione di nuove tecniche e materiali.
Negli anni '90, quando "l'angoscia dell'avanguardia si è attenuata", Simondo torna ad usare i pennelli e i pastelli, producendo alcuni grandi polittici. Nell'ultimo decennio si dedica in prevalenza a lavori su carta nei quali rivisita con freschezza inventiva i procedimenti già utilizzati cinquant'anni prima. Come [[Serge Stauffer]], [[Allan Kaprow]], [[Nam June Paik]] e [[Asger Jorn]], Piero Simondo può essere considerato un pioniere dell'arte come ricerca,<ref>''Piero Simondo, L’immagine imprevista. Rendiconti, opere, interviste'', a cura di Sandro Ricaldone, Il Canneto editore, Genova 2011, p. 15 e p. 142</ref>