Utente:Antonioptg/Sandbox/Guerra sovietico polacca: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Atarubot (discussione | contributi)
Rimosso parametro harv da template Cita; template citazione; fix Noisbn; fix parametro isbn
m smistamento lavoro sporco e fix vari
 
Riga 1:
{{Infobox conflitto
|Tipo=Guerra
|Nome del conflitto=Guerra sovietico-polacca
Riga 8:
|Esito=[[Pace di Riga]]
|Schieramento1={{POL 1918-1939}}<br />{{UKR 1917-1920}}
|Schieramento2={{RUS 1918-1937}}<br /> [[File:Flag_of_the_Ukrainian_SSR_Flag of the_Ukrainian_SSR_(1919-1929).svg|22px]] [[RSS Ucraina]] <br /> [[File:Flag of the Galician SSR.png|22px]] [[Repubblica socialista sovietica di Galizia|RSS Galizia]]
|Comandante1={{bandiera|POL}} [[Józef Piłsudski]]<br />[[File:Flag of Ukraine.svg{{Bandiera|22px]]UKR}} [[Simon Petljura]]
|Comandante2={{bandiera|RUS 1918-1937}} [[Lev Trotsky]]<br />{{bandiera|RUS 1918-1937}} [[Sergej Kamenev]] <br /> {{bandiera|RUS 1918-1937}} [[Michail Tuchačevskij]] <br /> {{bandiera|RUS 1918-1937}} [[Aleksandr Il'ič Egorov]]
|Effettivi1=Da 50&nbsp;000 uomini ai primi del 1919 a 738&nbsp;000 nell'agosto 1920<ref>{{cita|Davies|pp. 41, 162}}.</ref>
|Effettivi2=Da 50&nbsp;000 uomini ai primi del 1919 a quasi 800&nbsp;000 nell'estate 1920<ref>{{cita|Davies|pp. 39, 142}}.</ref><ref group="nota">Il numero degli effettivi, così come quello delle perdite, soprattutto dalla parte sovietica, è di difficile determinazione. Secondo John Erickson (Cfr. {{cita|Erickson|p. 101}}.) l'Armata Rossa nel 1920 poteva nominalmente disporre di più di {{M|5 000 000}} di uomini, di questi però solo {{M|700 000}}/{{M|800 000}} erano effettivamente a disposizione del comando sovietico. Sul fronte occidentale potevano essere mobilitati {{M|581 000}} uomini: {{M|360 000}} per il fronte occidentale di Tuchačevskij e {{M|221 000}} per quello sud-occidentale di Egorov; ma in realtà i combattenti effettivamente a disposizione dei due fronti erano valutabili in {{M|160 000}}. Le incertezze sono dovute anche alle continue diserzioni di massa in ambo gli schieramenti; ad esempio il bollettino nº 823 della 16ª armata segnalava che, dal 14 maggio al 15 giugno 1920, {{M|24 615}} uomini avevano disertato, di questi {{M|10 357}} erano stati ripresi e {{M|14 258}} si erano consegnati spontaneamente; mentre il 26 giugno il 29º reggimento polacco cercò di passare dalla parte sovietica attraversando le linee al canto de [[L'Internazionale]] (Cfr. {{cita|Erickson|p. 93}} e {{cita|Davies|p. 151}}.).</ref>
|Perdite1=48&nbsp;000 morti<ref>{{cita|Davies|p. 247}}</ref><br />113&nbsp;518 feriti<ref name="cita|Alexandrowicz">{{cita|Alexandrowicz}}</ref><br />51&nbsp;351 prigionieri<ref name="cita|Alexandrowicz">{{cita|Alexandrowicz}}</ref>
|Perdite2=60&nbsp;000 morti<ref>{{cita|Rummel|p. 50}}</ref><br />120&nbsp;000 feriti<ref name="Reese-50">{{cita|Reesel|p. 50}}</ref><br />130&nbsp;000 prigionieri<ref name="Reese-50" />
<br />40&nbsp;000 internati in Germania<ref name="Reese-50" />
Riga 24:
==Antefatti==
=== I motivi del conflitto ===
Il conflitto scoppiò pressoché contemporaneamente alla decisione dell'[[Ober Ost|Oberkomando-Ostfront]], l'alto comando dell'[[Deutsches Heer (1871-1919)|esercito tedesco]] dislocato a oriente lungo i confini stabiliti dal [[trattato di Brest-Litovsk]] del [[3 marzo]] [[1918]] fra l'[[Impero tedesco]] e la [[Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa|Russia bolscevica]], di smobilitare nel febbraio del 1919, facendo seguito all'[[armistizio di Compiègne]] dell'[[11 novembre]] [[1918]], i circa {{M|500 000}} uomini schierati lungo i 2&nbsp;400 km di frontiera, fra il [[golfo di Finlandia]] e il [[mare d'Azov]], lasciando vasti territori della [[Bielorussia]] e dell'[[Ucraina]] privi di controllo. <ref>{{Cita|Watt|p. 94}}</ref>
 
Il 6 novembre del 1916, nel pieno della [[prima guerra mondiale]], l'[[Impero austro-ungarico|Austria-Ungheria]] e l'Impero tedesco, nel tentativo di controllare il risorgente [[nazionalismo polacco]], si erano accordati per la creazione di un "[[Regno di Polonia (1916-1918)|Regno di Polonia]]" autonomo nell'ex-territorio [[Russia|russo]] del [[Regno del Congresso]], che era stato occupato dagli Imperi centrali. Il 7 ottobre 1918, con gli [[Imperi centrali]] in via di disfacimento e la Russia precipitata nel caos della guerra civile seguita alla rivoluzione, il Consiglio di reggenza del "Regno di Polonia" a [[Varsavia]] proclamò l'indipendenza polacca con la riunificazione delle tre porzioni di territorio che prima della guerra erano sotto dominazione tedesca, russa e austro-ungarica, chiamando alla presidenza del nuovo stato [[Józef Piłsudski|Józef Klemens Piłsudski]] che assunse subito dopo il grado di [[Maresciallo di Polonia|maresciallo]] e il ruolo di comandante in capo delle forze armate.
Riga 32:
 
Nella visione politica del neo-presidente polacco Piłsudski, la Polonia per poter sopravvivere nel nuovo ordine europeo, sorto sulle rovine della guerra, avrebbe dovuto diventare una potenza regionale: "La Polonia sarà una grande potenza, oppure non potrà esistere".<ref name="Ascherson">{{Cita|Ascherson}}</ref>
Egli pensava di poter raggiungere questo obiettivo legando a sé le piccole nazionalità che si estendevano ad est e nord-est (Lituania, Bielorussia e Ucraina), le quali dovevano essere sottratte all'orbita d'influenza russa e portate in quella polacca.<ref name="Ascherson" /> Per raggiungere tale obiettivo, Piłsudski tentò di far risorgere l'idea, cara al [[nazionalismo romantico]] polacco, della [[Confederazione polacco-lituana]] fondata nel XIV secolo dai re della dinastia degli [[Jagelloni]]: nell'idea di Piłsudski avrebbe dovuto nascere una nuova federazione, detta ''[[Międzymorze]]'', formata dalle repubbliche indipendenti di Ucraina, Bielorussia e Lituania unite alla Polonia sotto il predominio di quest'ultima.<ref>{{Cita|Szymczak}}< name="Ascherson" /ref><ref name="AschersonSzymczak" />
 
Questa ambiziosa idea naufragò immediatamente: i lituani, che nell'antica confederazione medievale erano la controparte politica della Polonia, erano animati da forte nazionalismo e per nulla disposti a rinunciare all'appena acquisita indipendenza; l'Ucraina era in uno stato di guerra civile e di anarchia, segnato dall'esistenza di più entità statali separate con continui cambi di fazioni al potere, e teatro della lotta fra le truppe bolsceviche e le armate controrivoluzionarie, mentre i bielorussi non avevano ancora maturato pienamente una coscienza nazionale e quindi erano poco interessati sia all'idea dell'indipendenza che alle proposte di unione di Piłsudski.<ref name="Szymczak">{{Cita|Szymczak}}</ref>
Riga 43:
 
D'altra parte Piłsudski, nei fatti, era ben poco romantico quanto piuttosto molto realista e ben conscio che le frontiere all'interno degli ex imperi russo, tedesco e austro-ungarico sarebbero state decise con la forza delle armi.<ref>{{cita|Brykczynski|p. 15}}.</ref> Nel 1919 scrisse all'amico [[Leon Wasielewski]]:<ref>{{cita|Mikulicz|p. 14}}.</ref>
{{quoteCitazione|Mi aspetto che nei prossimi giorni sarò in grado di spalancare le porte della nostra politica lituana-bielorussa. Tu conosci la mia visione su questa questione, che si riduce al fatto che non voglio essere né un federalista né un imperialista finché posso parlare di queste cose un po' sul serio - con una pistola in tasca.}}
 
E riguardo alla Russia:<ref>{{cita|Pipes|p. 179}}</ref>
{{quoteCitazione|Chiusa entro le frontiere del XVI secolo, tagliata fuori dal Mar Nero e dal Mar Baltico, privata della terra e delle risorse minerarie del sud e del sud-est, la Russia potrebbe facilmente essere portata allo stato di una potenza di secondo ordine. La Polonia, in quanto il più grande e il più forte dei nuovi stati, potrebbe facilmente stabilire una propria sfera d'influenza estendentesi dalla Finlandia al Caucaso}}
 
In più, gli [[Alleati della prima guerra mondiale|Alleati occidentali]] erano contrari alla proposta di Piłsudski, nella quale intravedevano null'altro che il tentativo della Polonia di espandersi a spese della Russia. Sia i [[Francia|francesi]] che i [[Regno Unito|britannici]] chiesero ai polacchi, almeno in un primo momento, di limitare le frontiere orientali a quelle corrispondenti a una divisione etnica, vedendo nella Russia bolscevica solo uno stato temporaneo di cose che presto sarebbe stato spazzato via dalle [[Armata Bianca|armate bianche]] da essi attivamente supportate.<ref>{{Cita| name="Szymczak}}<"/ref>
 
Sul versante sovietico, non esistendo una strategia politica definita, la situazione era molto più fluida: la sopravvivenza stessa della rivoluzione era a rischio e per molti i polacchi, in collusione con le armate bianche e le potenze occidentali, tentavano di distruggere militarmente la Russia bolscevica o quantomeno di privarla di un'ampia parte del suo territorio al fine di indebolirla economicamente e ridurla alla mercé degli stati confinanti: correlato a questo timore, era il desiderio di spingere le frontiere il più lontano possibile dal centro della Russia. Invece, quella parte della élite sovietica che non credeva nella possibilità della rivoluzione di sopravvivere senza espandersi, vide nell'invasione polacca e nella susseguente guerra l'opportunità di diffondere la rivoluzione in Europa. Questi obiettivi in qualche modo contrastavano l'uno con l'altro: il desiderio di espandere la rivoluzione incoraggiò l'assunzione di posizioni rischiose e precluse il consolidamento delle posizioni territoriali raggiunte; le preoccupazioni riguardo alla sopravvivenza del regime esacerbarono i sospetti sui reali obiettivi polacchi e sulla possibilità di una grande coalizione antibolscevica minando la possibilità di raggiungere un accordo.<ref name="Walt">{{cita|Walt|pp. 173, 174}}</ref>
Riga 55:
 
===La situazione geo-politica===
Dopo il crollo dell'Impero russo a seguito della rivoluzione, in Ucraina venne istituita una [[Central'na Rada|Rada Centrale]] che proclamò, il 25 gennaio 1918, la nascita della [[Repubblica Popolare Ucraina]], mentre a sud si formava la [[Repubblica Sovietica del Donetsk-Krivoy Rog]]; dopo la pace di Brest-Litovsk fra Russia bolscevica e Germania, l'intero territorio venne occupato dai tedeschi che insediarono al potere l'[[etmano]] [[Pavlo Skoropad'skyj]]. Dopo il crollo della Germania, i socialisti ucraini istituirono il Direttorato che, nel gennaio 1919, si unì formalmente con la [[Repubblica Nazionale dell'Ucraina Occidentale|Repubblica Popolare dell'Ucraina Occidentale]], o "Repubblica Nazionale dell'Ucraina Occidentale", nata nel territorio della Galizia orientale che era stato sotto dominazione austro-ungarica. Fra il 1918 e il 1920, in una situazione di totale caos, si affrontarono in Ucraina ben undici eserciti fra armate bianche, bolsceviche, polacche, anarchiche, [[Armata Verde|forze autonomiste]] e truppe della [[Triplice intesa]] (queste ultime inviate a sostegno delle armate bianche), mentre a seguito della [[guerra polacco-ucraina]] il territorio dell'Ucraina Occidentale venne incorporato nella Polonia nel luglio del 1919. Nel 1920 il Paese era diviso in varie entità statali distinte, ognuna controllata da una diversa fazione: Piłsudski scelse di appoggiarsi a quella guidata dal capo [[Cosacchi|cosacco]] [[Simon Petljura]], socialista ma accesamente antirusso e antibolscevico.<ref name="feltri">{{cita|Feltri|pp. 3-5}}.</ref> Le forze di Petljura, leader della [[Repubblica popolare ucraina]], erano state scacciate verso i confini occidentali ucraini da quelle del generale bianco [[Anton Ivanovič Denikin|Denikin]] ed avevano trovato rifugio in Polonia.<ref name="Ransel-Shalcross">{{cita|Ransel, Shalcross|pp. 173-175}}</ref> Il patto, firmato il 1º aprile 1920, sembrava molto vantaggioso per i polacchi: Piłsudski avrebbe potuto sostenere di voler appoggiare le rivendicazioni nazionaliste ucraine e inoltre, in cambio dell'aiuto polacco per recuperare il potere a [[Kiev]], Petljura avrebbe riconosciuto l'annessione alla Polonia della Galizia orientale con la città di [[Leopoli]]; <ref name="feltri" /><ref name="Ransel-Shalcross" />
 
In Bielorussia, il 25 marzo 1918, sotto occupazione tedesca, era stata proclamata la nascita della [[Repubblica Popolare Bielorussa]], a cui era seguita, dopo la ritirata tedesca, la nascita della [[Repubblica Socialista Sovietica Bielorussa]] nel gennaio 1919.
Riga 64:
La geografia dell'Europa centrale e orientale ebbe un ruolo significativo nella guerra sovietico-polacca. Il teatro d'operazioni era immenso: il fronte si estendeva per più di mille chilometri, circa la metà dei quali erano utilizzabili per le maggiori operazioni, ed era limitato a nord dal [[mar Baltico]], a sud dai [[Carpazi]], a ovest dalla [[Vistola]] e a est dal [[Dnepr]], un'area di forma triangolare con Varsavia, [[Smolensk]] e [[Charkiv]] ai vertici.<ref name="worrel10-13" />
Quest'area è attraversata da una serie di ostacoli naturali: un sistema di fiumi, come il [[Narew]] (che confluisce nella Vistola da nord-est) e il [[Bug]] (che scorre verso nord prima di piegare a ovest presso [[Brėst]] per confluire nel Narew); la regione boscosa dei [[Terra dei laghi della Masuria|laghi Masuri]] a nord; le [[paludi del Pripyat]] al centro. Queste paludi rappresentano il maggior ostacolo naturale agli spostamenti: in genere sono considerate insuperabili e sdoppiano il percorso che da est conduce verso Varsavia in due settori separati: a nord la cosiddetta ''porta della Rutenia bianca'', un corridoio di cinquecento kilometri che collega [[Minsk]] a [[Varsavia]]; a sud la cosiddetta ''porta di Volinia'', un corridoio di trecento kilometri lungo l'asse Kiev-[[Lublino]]-Varsavia.<ref name="worrel10-13" /><ref>{{cita|Rozumski|p. 25}}.</ref><ref name="Kimball9-10">{{cita|Kimball|pp. 9, 10}}.</ref>
A ovest, le Paludi del Pripyat si aprono in una pianura dove i due settori convergono in prossimità di Brėst: quest'area non solo canalizza gli spostamenti lungo la direttrice est-ovest, ma limita la libertà di movimento lungo l'asse nord-sud fornendo ai difensori prevedibili vie di approcio su cui impostare le difese in profondità.<ref name="Kimball9worrel10-1013" /><ref name="worrel10Kimball9-1310" />
Le ferrovie erano l'unico mezzo di trasporto affidabile su larga scala, ma il loro utilizzo era problematico a causa della varietà degli scarti ferroviari presenti (tedesco, austriaco e russo). Le strade erano incapaci di sostenere le linee di comunicazione di un esercito: a est del Bug vi erano solo due strade asfaltate, in pratica a una sola corsia di marcia; le vie secondarie variavano, a seconda delle condizioni meteorologiche, fra l'essere una palude di fango in primavera e una distesa polverosa piena di buche in estate; i ponti erano scarsi o danneggiati come risultato delle operazioni militari della prima guerra mondiale.<ref name="worrel10-13">{{cita|Worrell|pp. 10-13}}.</ref><ref name="Kimball9-10" />
 
Riga 87:
 
=== L'Armata Rossa ===
{{quoteCitazione|L'Armata Rossa è un'[[orda]], e la sua forza sta nel suo essere un'orda|[[Michail Nikolaevič Tuchačevskij|M.N. Tuchačevskij]]<ref>{{cita|Fervaque|p. 36}}.</ref>}}
[[File:Red army soldiers, end of 1920s-beginning of 1930s.jpg|thumb|Soldati dell'Armata Rossa con una [[mitragliatrice]] [[Maxim (mitragliatrice)|Maxim]].]]
[[File:Taczanka.jpg|thumb|Una tachanka catturata dai tedeschi durante la prima guerra mondiale.]]
Riga 106:
[[File:Polish soldiers in Vilnius 1920.png|thumb|Soldati polacchi a Vilnius nel 1920]]
 
{{quoteCitazione|Facemmo di corsa tutta la strada per Kiev, e di corsa facemmo tutta la via del ritorno.|Un veterano polacco<ref>{{cita|Davies|p. 105}}.</ref>}}
 
Preannunciata da alcuni scontri di frontiera all'inizio del 1919 ([[Battaglia di Bereza Kartuska (1919)|battaglia di Bereza Kartuska]] - febbraio 1919), anche se una frontiera certa non esisteva, la guerra iniziò con l'avanzata dell'esercito polacco verso Vilnius (occupata in aprile), da cui fu espulso il governo sovietico della [[RSS Lituano-Bielorussa]], e verso Minsk (conquistata l'8 agosto), e precipitò nella primavera successiva con il dilagare dell'esercito polacco, fiancheggiato dalle truppe ucraine dell'atamano Simon Petljura, in Ucraina e la conquista, l'8 maggio 1920, della città di Kiev,<ref>{{cita web|url=http://www.britannica.com/EBchecked/topic/514051/Russo-Polish-War|titolo=Russo-Polish War|sito=britannica.com|lingua=en|editore=Encyclopedia Britannica|accesso=23 gennaio 2013}}</ref> che in tal modo cambiava padrone per la quindicesima volta in tre anni.<ref name="feltri" />
Riga 114:
Poiché nella primavera del 1919 c'erano solo pochi reparti dell'Armata Rossa disponibili sul fronte occidentale, la gran parte dell'esercito polacco venne dislocata lungo le zone di confine contese con la Galizia, la Cecoslovacchia e la Germania. Così, l'attacco polacco contro Lituania e Bielorussia, fu condotto inizialmente da una forza di soli 10&nbsp;000 uomini, al comando del generale Stanisław Szeptycki, organizzati in dodici squadroni di cavalleria, dodici battaglioni di fanteria e tre compagnie di artiglieria. Da parte sovietica, a presidiare quel settore, c'erano la Divisione occidentale a Lida (a sud-ovest di Vilnius) e la Divisione di Pskov a Vilnius. Piłsudski arrivò al fronte il 15 aprile portando con sé due divisioni di fanteria e una brigata di cavalleria in rinforzo.<ref>{{cita|Davies|pp. 49, 50}}.</ref> Facendo affidamento sulla sorpresa e grazie ad una finta verso la città di Lida, i polacchi distrassero una parte delle difese sovietiche da Vilnius, quindi, utilizzando la cavalleria, riuscirono a interdire le vie di comunicazione isolando le difese sovietiche sia a Lida che a Vilnius e avanzando nel vuoto fra le linee che si era così creato. I polacchi riuscirono ad occupare Vilnius in soli tre giorni. Con l'arrivo in rinforzo dell'armata di Poznan all'inizio di luglio, i polacchi iniziarono a manovrare per attaccare Minsk, verso cui aveva ripiegato la Divisione occidentale sovietica. La battaglia per la conquista della città occupò la prima settimana di agosto e, similmente a quanto fatto a Vilnius, i polacchi dapprima condussero incursioni con la cavalleria nelle retrovie sovietiche, tagliando le vie di comunicazioni in modo da isolare la città, e poi l'attaccarono direttamente. Con l'occupazione di Vilnius e Minsk, per la metà di agosto 1919, i polacchi si erano assicurati il raggiungimento dei propri obiettivi strategici in Lituania e in Bielorussia.<ref>{{Cita|Watt|pp. 97-100}}</ref><ref>{{Cita|Zamoyski 2008|p. 9}}</ref><ref>{{cita|Davies|p. 59}}.</ref>
 
Alle prese con pressanti problemi militari (il 19 settembre l'armata controrivoluzionaria del generale Denikin aveva occupato Kiev) ed economici (il blocco economico imposto dall'[[Triplice intesa|Intesa]] che per circa un anno impedì alla Russia boscevica qualsiasi commercio con l'estero aggravando la situazione della popolazione, colpita dal tifo e da altre epidemie, per la carenza di cibo, vestiario e medicinali<ref>{{cita|Louis Fischer|p. 174|Fischer}}</ref>) che consigliavano di evitare una nuova guerra, per di più contro un nemico esterno, il governo sovietico si mostrò disposto a trovare un accordo con i polacchi anche a prezzo di generose concessioni territoriali. Tuttavia, per ogni evenienza, il comando militare iniziò a preparare un piano di operazione da usare nel caso fosse scoppiata la guerra con la Polonia.<ref name="Kenez 266">{{cita|Kenez|p. 266}}.</ref><ref name="Erickson-86">{{cita|Erickson|p. 86}}</ref> Il 22 dicembre 1919 una nota con un'offerta di pace fu inviata dal Commissario per gli affari esteri [[Georgij Vasil'jevič Čičerin|Georgij Čičerin]] al governo polacco ma non ricevette alcuna risposta. Il 28 gennaio 1920, una dichiarazione ufficiale venne inviata al governo polacco da [[Lenin]], Trotsky e Čičerin in nome del [[Consiglio dei commissari del popolo della R.S.F.S. Russa|Consiglio dei Commissari del popolo]]; nella dichiarazione si avvertiva il governo polacco sui pericoli insiti nella guerra con la Russia sovietica nella quale gli [[Alleati della prima guerra mondiale|Alleati]] stavano trascinando la Polonia, si riaffermava "incondizionatamente" il riconoscimento dell'indipendenza e della sovranità della Repubblica di Polonia, si affermava che la Russia bolscevica non aveva intenzioni aggressive, che l'Armata Rossa non avrebbe avanzato oltre la linea di frontiera esistente e che il governo sovietico non aveva concluso accordi con la Germania o con qualsiasi altra nazione ostile alla Polonia. Come unico risultato, la dichiarazione ottenne il recepimento e una promessa di replica da parte del ministro degli esteri polacco Patek. Nuove offerte di pace sovietiche furono inviate il 2 febbraio e il 6 marzo senza risultato. Finalmente, il 27 marzo, Patek informò Čičerin che la Polonia era pronta ad iniziare negoziati di pace con la Russia bolscevica.<ref>{{cita|Louis Fischer|p. 170|Fischer}}</ref> Čičerin propose come sedi negoziali Mosca, Varsavia oppure una località neutrale in Estonia, ma Piłsudski, deciso a sfruttare la situazione di vantaggio anche a scopo propagandistico, pretese che le trattative avessero luogo nella piccola città di [[Borisov]], nel bel mezzo del fronte polacco, e rifiutò la proposta sovietica di un armistizio per la durata dei negoziati concedendo solo una tregua di ventiquattro ore nel settore di Borisov: giusto il tempo e lo spazio per permettere il passaggio della delegazione sovietica attraverso le linee polacche. L'inflessibilità polacca insieme all'evidente richiamo alle condizioni umilianti in cui si era svolta la pace di Brest-Litovsk, convinse Lenin e Trotsky dell'insincerità della proposta polacca.<ref name="Fischer171">{{cita|Louis Fischer|p. 171|Fischer}}</ref><ref name="Ziemke118">{{cita|Earl Frederick Ziemke|p. 118|Ziemke}}</ref> Secondo il conte [[Aleksander Skrzyński]], successivamente ministro degli esteri e primo ministro polacco: «Le proposte di pace [sovietiche] non venero prese in seria considerazione… Dato però che una politica parlamentare e democratica non consentiva di lasciarle senza una risposta, la questione del luogo ove i negoziati avrebbero potuto esser tenuti venne prospettata in modo così offensivo, che tutto si arrestò a quel punto.»<ref name="Fischer171">{{cita|Louis Fischer|p. 171|Fischer}}</ref>
 
[[File:Polish troops in Kiev.jpg|thumb|left|L'arrivo delle truppe polacche a [[Kiev]].]]
 
Nella primavera del 1920 le sorti della Rivoluzione civile in Russia stavano decisamente volgendo a favore dei bolscevichi, Piłsudski decise che fosse il momento di agire per sferrare un colpo decisivo all'Armata Rossa prima che potesse riorganizzarsi e trasferire forze in massa sul fronte occidentale. Piłsudski poteva disporre di circa 120&nbsp;000 uomini: la 1ª, la 4ª e la 7ª armata vennero lasciate a presidiare il fronte in Bielorussia, mentre le forze mobilitate per l'invasione dell'Ucraina erano state concentrate in quattro raggruppamenti: a nord la 4ª divisione di fanteria era in contatto con la 4ª armata in Polesia; al centro, supportate da una divisione di cavalleria e da tre plotoni di autoblindo, erano schierate la 3ª armata a [[Novograd]] e la 2ª armata a [[Shepetovka]], insieme alle forze ucraine di Petliura; infine a sud la 6ª armata era posizionata sul [[Dnestr]]. A fronteggiare i polacchi vi erano la 12ª armata a Kiev e la 14ª armata sul Dnestr, entrambe sottorganico e surclassate numericamente dai polacchi (secondo fonti sovietiche, a {{M|52 000}} polacchi, le due armate sovietiche potevano contrapporre solo {{M|12 000}} uomini; in particolare la 14ª armata non raggiungeva la consistenza di una divisione.),<ref>{{cita|Davies|p. 106}}.</ref> a ciò si aggiunsero l'ammutinamento di due brigate galiziane, una delle quali passò interamente dalla parte dei polacchi, e le incursioni delle bande di [[Nestor Ivanovič Machno|Machno]] nelle retrovie sovietiche che causarono il massacro di diversi reparti, la distruzione di ponti e riserve di rifornimenti nonché l'interruzione del sistema di trasporti e comunicazioni. Piłsudski lanciò l'offensiva contro Kiev il 25 aprile incontrando una debole resistenza da parte delle truppe sovietiche: la 14ª armata si ritirò dopo aver messo in atto una serie di azioni di retroguardia per tentare di rallentare l'avanzata polacca e il 6 maggio la 12ª armata lasciò Kiev che venne occupata dai polacchi due giorni dopo. I polacchi dopo aver occupato Kiev ed una piccola striscia sulla riva sinistra del Dnieper, si volsero immediatamente su posizioni difensive.<ref>{{cita|Davies|pp. 105, 106, 108, 109}}.</ref><ref name="Reese46">{{cita|Reese|p. 46}}.</ref><ref name="Erickson-86,87">{{cita|Erickson|pp. 86, 87}}</ref>
 
Tatticamente l'operazione fu un successo per i polacchi, ma strategicamente fu un fallimento: supponendo erroneamente che il grosso dell'Armata Rossa fosse a sud, Piłsudski aveva concentrato le sue forze contro l'Ucraina nella speranza di infliggere al nemico un colpo mortale, ma le poche forze sovietiche nell'area riuscirono a sfuggire all'annientamento e Piłsudski ottenne solo di estendere il fronte e disperdere le sue forze. Inoltre l'alleanza con Petljura si rivelò controproducente in quanto ormai il leader nazionalista ucraino non era più in grado di attrarre un vasto seguito. Piłsudski sperava anche che l'arrivo delle truppe polacche avrebbe indotto la popolazione ucraina a sollevarsi contro i bolscevichi, ma non vi fu alcuna sollevazione: se i sovietici avevano il sostegno di almeno una parte della popolazione, viceversa i polacchi non suscitavano alcun entusiasmo.<ref>{{cita|Walt|pp. 168, 169}}</ref><ref>{{cita|Worrell|p. 245}}.</ref><ref name="Kenez 301">{{cita|Kenez|p. 301}}.</ref>
Riga 125:
[[File:М.Н. Тухачевский.jpg|thumb|upright|Il generale Michail Tuchačevskij, comandante del fronte occidentale sovietico.]]
 
L'occupazione polacca dell'Ucraina e la perdita di Kiev provocò inizialmente costernazione e smarrimento fra i dirigenti sovietici, essendo giunta del tutto inaspettata, ma ben presto volse la situazione in loro favore: la Polonia avevano occupato un territorio incontestabilmente russo e sulla scena internazionale ora rivestiva chiaramente il ruolo dell'aggressore giustificando così una drastica risposta militare.<ref name="Ziemke118Ransel-Shalcross" /><ref name="Ransel-ShalcrossZiemke118" /> Inoltre l'attacco polacco suscitò la solidarietà delle classi lavoratrici europee e provocò un'ondata di passione patriottica in Russia che la necessità del momento spinse i leader bolscevichi a sfruttare ripiegando su una nuova versione del patriottismo russo che faceva appello sia ai valori rivoluzionari della lotta di classe e dell'internazionalismo sovietico che a quelli tradizionali della difesa della madrepatria: il 29 aprile 1920, il Comitato Centrale del Partito Comunista lanciò un appello, non solo ai lavoratori sovietici, ma a tutti i "cittadini d'onore" di Russia per non permettere "alle baionette dei magnati polacchi di determinare il destino della Grande nazione russa", mentre il KP(b)U (Partito Comunista Bolscevico Ucraino) denunciava il pericolo che l'invasione polacca minacciasse l'esistenza di una madrepatria ucraina. L'appello al patriottismo si rivelò molto più produttivo in termini di morale e mobilitazione della popolazione che non la propaganda basata sulla lotta di classe, ma alienò alla causa bolscevica il sostegno di parte dei lavoratori polacchi, anche se vi fu sempre attenzione nella propaganda sovietica a non cadere nello sciovinismo e a fare una netta distinzione riguardo ai polacchi fra proprietari terrieri e capitalisti da una parte e operai e contadini dall'altra.<ref name="Ransel-Shalcross" /><ref>{{cita|Davies|pp. 113-115}}.</ref>
 
L'attacco polacco in Ucraina alterò significativamente la situazione militare ed il piano d'operazione inizialmente preparato dal comando sovietico dovette essere modificato. Il Comandante supremo dell'esercito, generale [[Sergej Kamenev]], riorganizzò le forze sovietiche a occidente su due fronti: il fronte occidentale (a nord) e il fronte sud-occidentale (a sud). Il nuovo piano prevedeva due azioni: l'attacco principale doveva essere portato dal fronte occidentale in Bielorussia; al fronte sud-occidentale era assegnato un attacco di supporto assecondando la direzione generale dell'offensiva, da [[Rovno]] a [[Brest (Francia)|Brest-Litovosk]]; i due fronti dovevano cooperare il più strettamente possibile e sebbene al fronte sud-occidentale fosse stato assegnato un ruolo sussidiario, la sua azione era ritenuta di particolare importanza, per questo gli venne assegnata come rinforzo una delle forze di maggior impatto offensivo a disposizione dell'Armata Rossa: la [[Prima armata di cavalleria russa|Prima armata di cavalleria]] del generale [[Semën Michajlovič Budënnyj|Semën Budënnyj]]. Il 29 aprile 1920, l'allora appena ventisettenne generale [[Michail Nikolaevič Tuchačevskij|Michail Tuchačevskij]] fu posto al comando del fronte occidentale e delle sue quattro armate (15ª, 3ª, 16ª e 4ª armata). Il fronte sud-occidentale, con la 12ª e la 14ª armata di fanteria e la Prima armata di cavalleria, fu posto invece sotto il comando del generale [[Aleksandr Il'ič Egorov|Aleksandr Egorov]].<ref name="Worrell, p. 26Reese46">{{cita|Worrell|p. 26}}.</ref><ref name="Reese46Erickson-86,87" /><ref name="Erickson-86Worrell,87 p. 26">{{cita|EricksonWorrell|ppp. 86, 8726}}.</ref> I due fronti sovietici potevano contare su circa 160&nbsp;000 uomini.<ref>{{Cita| name="Szymczak}}<"/ref>
 
Il generale Tuchačevskij lasciò il Caucaso ed arrivò al suo nuovo quartier generale di [[Smolensk]], in Bielorussia, il 7 maggio, trovando una situazione piuttosto critica: le unità sovietiche erano solo in parte organizzate e, anche se nominalmente superiori in numero ai polacchi, solo una delle quattro armate era in grado di combattere; in più vi era il rischio che i polacchi dirottassero in Bielorussia una parte delle divisioni che avevano occupato Kiev.<ref>{{cita|Davies|p. 132}}.</ref><ref name="Erickson-86,87"/><ref>{{cita|EricksonDavies|ppp. 86, 87132}}.</ref> Per avere una propria forza di cavalleria, Tuchačevskij assemblò due divisioni di cavalleria e una brigata di fanteria creando così il III Corpo di cavalleria (Kavkor), affidato al comando del generale [[Gaja Gaj]].<ref name="Reese46" />
L'offensiva sovietica era stata fissata per il 15 maggio e, secondo i piani dell'alto comando, prevedeva un attacco principale che doveva essere condotto dalla 16ª armata in direzione di Igume-Minsk, mentre alla 15ª armata, operante più a nord, era affidato un ruolo di supporto. Questo piano venne modificato da Tuchačevskij quando si rese conto dell'impossibilità di portarlo a termine, sia per le precarie condizioni delle unità ai suoi ordini che per l'inadeguatezza del sistema di approvvigionamento che rendevano non perseguibile un'offensiva continuata in profondità. Tuchačevskij disponeva di una forza totale di circa {{M|92 400}}uomini e, dopo una rapida preparazione, lanciò un primo attacco con la 15ª armata, la sola già in grado di affrontare la battaglia, impadronendosi del nodo ferroviario di Molochevski.<ref name="Erickson-86,87" /> L'azione precedette di poco un analogo attacco polacco, diretto contro Zhlobin e [[Mahilëŭ|Mogilёv]], che se avesse avuto successo avrebbe interrotto le comunicazioni ferroviarie fra le forze sovietiche schierate a nord e a sud e disturbato non poco i preparativi sovietici.<ref name="cita|Davies|p. 133">{{cita|Davies|p. 133}}.</ref> Questa azione segnò l'inizio della prima delle due offensive del fronte occidentale.
 
La prima offensiva ([[Battaglia della Beresina (1920)|battaglia della Beresina]]) fu lanciata il 15 maggio: un attacco diversivo venne portato contro l'ala destra dello schieramento polacco, mentre la 15ª armata, attraversata la [[Daugava|Dvina]], portava l'attacco principale verso nord-ovest, contro l'ala sinistra polacca, riuscendo a sfondare le linee nemiche, per poi ripiegare verso sud-ovest tentando di ricacciare i polacchi verso le paludi del Pripyat; tre giorni dopo all'offensiva si unì la 16ª armata che, oltrepassata la [[Beresina]], occupò [[Barysaŭ|Borisov]]. Ad opporsi alle forze sovietiche c'erano la 1ª, la 4ª e la 7ª armata polacche sotto gli ordini del generale [[Stanislaw Szeptycki]], con la 4ª armata schierata lungo la [[Beresina]] e la 7ª mantenuta come riserva strategica.<ref name="Erickson-86,87" /><ref>{{cita|Davies|pp. 127-129}}.</ref><ref name="Erickson-86,87" /> L'offensiva colse di sorpresa i polacchi: per due settimane le truppe sovietiche avanzarono ricacciando all'indietro quelle polacche; all'inizio di giugno, con una serie di contrattacchi dopo oltre cento chilometri di ritirata ininterrotta, l'esercito polacco riuscì a contenere l'offensiva sovietica lungo una linea di difesa che correva dalle foreste intorno al villaggio di Koziany, a nord, al lago di Pelic, a sud.<ref>{{cita|Davies|p. 129}}.<name="Reese46" /ref><ref name="Worrell, p. 26" /><ref>{{cita|Davies|p. name="Reese46" 129}}.</ref>
A questo punto, avendo temporaneamente allontanato la minaccia di un'offensiva polacca in Bielorussia e non essendo in grado di sfruttare appieno il successo raggiunto, Tuchačevskij preferì fermarsi per riprendere la riorganizzazione delle sue forze e l'8 giugno ordinò alle proprie truppe di ritirarsi sulle rive occidentali dei fiumi Auta e Beresina; tanto più che lo sfondamento della Prima armata di cavalleria a sud aveva dirottato l'attenzione polacca sul fronte meridionale.<ref>{{ name="cita|Davies|p. 133}}.<"/ref>
 
====La controffensiva sovietica a sud====
[[File:Armata a cavallo.jpg|thumb|left|La [[Prima armata di cavalleria russa|Prima armata a cavallo]] sovietica. Si riconoscono da destra: Vorošilov, Ordžonikidze e Budënnyj.]]
 
{{quoteCitazione|Se avessi avuto i trecentomila cavalleggeri dell'armata zarista, avrei calpestato l'intera Polonia e avremmo attraversato rumorosamente le piazze di Parigi prima della fine dell'estate.|Semën Budënnyj <ref>{{cita|Davies|p. 120}}.</ref>}}
 
L'offensiva del fronte sud-occidentale per la riconquista dell'Ucraina iniziò il 26 maggio.
Le direttive inviate da Kamenev a Egorov prevedevano che la 12ª e la 14ª armata attaccassero le posizioni polacche, rispettivamente, a nord e a sud di Kiev; mentre alla Prima armata di cavalleria era assegnato il compito di condurre l'attacco frontale. Il collegamento col fronte occidentale di Tuchačevskij era assicurato dal Gruppo Mozyr, la cui scarsa consistenza, che ammontava a meno di due divisioni, era in parte compensata dal fatto di essere schierato a presidiare un tratto del fronte (che sconfinava nelle paludi del Pripyat) caratterizzato da un terreno che rendeva difficile i movimenti delle truppe.<ref name="Erickson-90">{{cita|Erickson|p. 90}}</ref> All'epoca dell'invasione polacca, la Prima armata di cavalleria del generale Budënnyj, la famosa Konarmiia, disponeva di circa {{M|16 000}} uomini e si trovava nel Caucaso settentrionale (nel [[Bassopiano del Kuban'|Kuban']]), dove aveva combattuto contro l'esercito del generale [[Anton Ivanovič Denikin|Denikin]]. Partita dalla città di [[Majkop]], si riorganizzò nella città di [[Uman']], in Ucraina a sud-est di Kiev, che raggiunse dopo una marcia di trasferimento di 1&nbsp;200 chilometri, quasi tutti coperti cavalcando in trenta giorni e al prezzo di cinquanta cavalli azzoppati o morti al giorno.<ref name="Reese46" /><ref name="Worrell, p. 26"/><ref>{{cita|Babel'|p. 7, nota 1}}</ref><ref name="Erickson-89">{{cita|Erickson|p. 89}}</ref><ref name="Worrell, p. 26"/>
 
Il 31 maggio iniziò l'attacco del fronte sud-occidentale. Alla mobilità e alla forza dirompente della Prima armata di cavalleria era affidato il compito di sfondare le linee della 3ª armata polacca, a sud di Kiev, avanzando verso nord-ovest in modo da tagliarne le vie di comunicazione, mentre la 12ª armata, attraversato il Dnepr a nord di Kiev, doveva procedere verso sud-ovest in modo da completare l'accerchiamento. La 14ª armata avrebbe coperto il fianco sinistro della Prima armata contro la 6ª armata polacca e, alla sua destra, il Gruppo Fastov, forte di due divisioni di fanteria, era posizionato per un attacco parallelo in direzione dell'incrocio ferroviario di Fastov, circa 40 km a sud-ovest di Kiev.<ref name="Ziemke121">{{cita|Earl Frederick Ziemke|p. 121|Ziemke}}</ref>
 
Inizialmente, gli sforzi fatti per rompere le linee polacche utilizzando l'assalto in massa della cavalleria, una tattica che aveva frequentemente avuto successo contro le armate bianche, non diede i risultati sperati contro le ben trincerate e relativamente disciplinate forze polacche. Egorov allora cambiò tattica: l'attacco della Konarmiia fu sostenuto da quello della fanteria e condotto sfruttando la superiorità dell'artiglieria sovietica; la Konarmiia stessa fu scaglionata su più linee d'attacco (la prima linea era composta dalla 4ª divisione, la seconda dalla 14ª e dalla 11ª divisione e la terza dalla 6ª divisione).<ref name="EricksonKimball9-9010" /><ref name="Kimball9Erickson-1090" /> L'assalto generale fu lanciato all'alba del 5 giugno e quattro giorni dopo le fanterie sovietiche riuscirono a sfondare le linee polacche occupando Fastov e aprendo un varco nello schieramento avversario attraverso il quale si riversò rapidamente la cavalleria. La Konarmiia, avanzando rapidamente lungo la ferrovia ad ovest di Fastov, portò la breccia nel fronte polacco ad un'ampiezza di 40 km. L'intento di Egorov era quello di tagliare rapidamente la linea della ritirata ai polacchi, ma la Konarmiia, che avrebbe dovuto chiudere la tenaglia intorno alla 3ª armata polacca convergendo verso nord sulla ferrovia Kiev-Korosten, per difetto di comunicazione e confusione negli ordini, avanzò invece in direzione di [[Žytomyr]], contro le posizioni della 2ª armata polacca. La Konarmiia era la sola unità a disposizione di Egorov in grado di compiere rapide manovre; la fanteria sovietica, invece, faticò a tenere il passo della propria cavalleria e delle truppe polacche in ritirata. La mancanza di forze di riserva mobili fece fallire il tentativo di Egorov di accerchiare e distruggere i polacchi, che poterono così ritirarsi in relativo ordine lungo la ferrovia per [[Korosten']] preservando forze che, per quanto provate, altrimenti sarebbero state distrutte.<ref name="Kimball9-10" /><ref name="Reese46" /><ref name="Ziemke121" /> Il 13 giugno l'Armata Rossa entrò a Kiev, abbandonata dai polacchi in ritirata.
 
Dopo dieci giorni di attacchi, il fronte sud-occidentale era riuscito a spezzare le linee polacche dando inizio a un'avanzata che proseguì ininterrotta per dieci settimane, costringendo i polacchi a ritirarsi precipitosamente verso il Bug alla velocità media di dieci km al giorno. Il successo dell'avanzata fu determinato in gran parte dall'abilità della Konarmiia di trovare continuamente punti deboli nello schieramento polacco, penetrando rapidamente attraverso di essi nelle retrovie, o di aggirare i polacchi sui fianchi nel terreno aperto della pianura ucraina, mentre tutti i contrattacchi polacchi vennero facilmente respinti.<ref name="Reese46" /> Durante l'avanzata la Prima armata di cavalleria fu divisa in due gruppi: Budënnyj, con la 6ª e la 11ª divisione, si diresse verso [[Žytomyr]], il Commissario politico dell'armata, [[Kliment Efremovič Vorošilov|Kliment Vorošilov]], con la 4ª e 14ª divisione marciò in direzione di [[Korosten']].<ref name="Erickson-90" />
 
[[File:Red army in Kiev, 1920.jpg|thumb|right|Soldati dell'Armata Rossa a Kiev nell'estate del 1920.]]
 
Caddero, l'una dopo l'altra, [[Korosten']], [[Berdyčiv]], [[Žytomyr]] e [[Rivne|Rovno]], sede del comando del maresciallo Piłsudski. Entro la fine di giugno gran parte dell'Ucraina era stata liberata e per il 10 luglio i polacchi si erano ritirati sulla linea che tenevano nell'agosto 1919.<ref name="Reese46" /><ref name="Worrell, p. 26"/> Tuttavia, le tre armate di Egorov si erano di molto allontanate l'una dall'altra nella vastità della pianura ucraina, perdendo coesione: la 12ª armata e la Konarmiia, dopo aver oltrepassato il fiume [[Zbruč]], stavano muovendo verso nord-ovest, ma la 12ª armata, avvicinandosi alle posizioni del fronte occidentale, si era impantanata nel terreno paludoso che divideva i due fronti; mentre, la minaccia al fianco meridionale del fronte sud-occidentale rappresentata dalle truppe rumene che avevano occupato la [[Bessarabia]], costrinse Egorov a mantenere più a sud la 14ª armata.<ref name="Reese47">{{cita|Reese|p. 47}}.</ref><ref>{{cita|Bruce Lincoln|pp. 365-366}}.</ref><ref name="Erickson-91,92" />
Riga 155:
====La controffensiva sovietica a nord====
 
{{quoteCitazione|Le truppe arruolate sotto la Bandiera rossa sono ora pronte a combattere fino alla morte le forze dell'Aquila bianca; vendicare il disonore di Kiev e affogare il governo criminale di Piłsudski nel sangue dell'esercito polacco annientato. Il destino della rivoluzione mondiale sarà deciso sul fronte occidentale. La via della conflagrazione mondiale passa sui corpi dei soldati polacchi.<br />Avanti a Vilnius, Minsk e Varsavia!|Tuchačevskij, ordine del 2 luglio 1920}}
 
Il 4 luglio Tuchačevskij, dopo un'estesa preparazione materiale e ideologica delle truppe, diede l'avvio alla seconda grande controffensiva del fronte occidentale: all'alba, dopo una pesante preparazione di artiglieria, lanciò all'attacco le sue quattro armate contro la 1ª e la 4ª armata polacca lungo l'asse della ferrovia [[Smolensk]]-[[Brest (Francia)|Brest-Litovsk]]. Al tramonto i polacchi si erano dovuti ritirare per 25 km subendo pesanti perdite sotto la continua minaccia di essere aggirati e accerchiati dalla cavalleria sovietica.<ref name=worrell27>{{cita|Worrell|p. 27}}.</ref> Piłsudski scrisse che l'avanzata dell'Armata Rossa dava «l'impressione di qualcosa di inarrestabile, una grande e mostruosa nube che nessun ostacolo può fermare... gli uomini tremavano e il cuore dei soldati cominciava a cedere».<ref>{{cita|Fuller 1956|p. 346}}.</ref> Il 7 luglio i polacchi incominciarono a ritirarsi sull'intero fronte. Per il 10 luglio, i sovietici avevano raggiunto le frontiere precedenti l'invasione polacca e iniziarono a lanciare continui attacchi con il III Corpo di cavalleria per aggirare lo schieramento polacco e tentare di distruggere le linee di comunicazione avversarie, ma, come già accaduto a Egorov sul fronte meridionale, la mancanza di forze di riserva dotate di sufficiente mobilità per penetrare in profondità lo schieramento nemico non permise a Tuchačevskij di sfruttare in pieno il successo di queste operazioni, mentre i polacchi riuscirono a conservare compatto il nucleo della propria forza anche se avevano dovuto ritirarsi rinunciando a posizioni strategiche.<ref>{{cita|Kimball|p. 11}}.</ref>
Riga 169:
[[File:Kosynierzy 1920.JPG|thumb|Volontari dell'esercito polacco nel 1920]]
 
A questo punto, con la Polonia seriamente in pericolo e la possibilità che i bolscevichi riuscissero a collegarsi direttamente con i movimenti operai comunisti tedeschi portando la rivoluzione nell'Europa centrale, il governo del Regno Unito, per mezzo del proprio ministero degli esteri [[George Curzon, I marchese Curzon di Kedleston|George Nahaniel Curzon]], l'11 luglio inviò via radio al governo bolscevico una nota invitandolo a cessare le ostilità contro la Polonia, a riconoscere il confine fra Polonia e Russia sovietica costituito dalla linea di demarcazione fissata dal [[Consiglio supremo di guerra alleato|Supremo Consiglio Alleato]] l'8 dicembre del 1919 (la cosiddetta "[[Linea Curzon]]" che passava per [[Suwałki]], [[Grodno]], [[Brėst|Brest-Litovosk]] e poi per il medio corso del fiume [[Bug Occidentale|Bug]] fino a [[Sokal']] e che era già stata rifiutata da Piłsudski in dicembre) e a inviare immediatamente a Londra una delegazione per partecipare ad una conferenza di pace. I sovietici rifiutarono argomentando nella risposta ufficiale, data da Čičerin il 18 luglio, che non vedevano alcun motivo per cui i negoziati avrebbero dovuto svolgersi sotto la supervisione anglo-francese, né perché avrebbero dovuto estendersi anche agli stati baltici - con i quali al tempo erano in corso colloqui bilaterali che avevano già portato alla stipula di accordi di pace con l'Estonia (2 febbraio 1920) e con la Lituania (12 luglio 1920) - né era accettabile la condizione di un armistizio con il generale "bianco" [[Pëtr Nikolaevič Vrangel'|Vrangel']] (alle cui truppe doveva essere garantita la possibilità di restare in [[Crimea]] per tutta la durata dei negoziati), che avrebbero trattato direttamente con i polacchi, quando questi sarebbero stati disposti a un negoziato ufficiale diretto, lamentandosi del tardivo intervento della diplomazia britannica e di come l'anno precedente i polacchi avessero rifiutato offerte di pace ben più generose di quelle prospettate dal piano britannico.<ref name="Cienciala" /><ref>{{cita|Louis Fischer|pp. 180, 181, 188|Fischer}}</ref><ref name="Cienciala" />
 
Il piano del generale Kamenev, approvato dal [[Politburo]] del [[Comitato centrale]] il 28 aprile, prevedeva che il fronte sud-occidentale, una volta liberata l'Ucraina, avanzasse in direzione di Brest-Litovosk e, raggiunto il confine occidentale delle paludi del Pripyat e preso contatto con la 16ª armata a nord, passasse poi sotto il controllo del fronte occidentale per l'avanzata finale verso Lublino e Varsavia.<ref name="Ziemke119">{{cita|Earl Frederick Ziemke|p. 119|Ziemke}}</ref> Tuttavia, poiché la linea di demarcazione della frontiera, che nella versione del dicembre 1919 era applicata solo al territorio formalmente russo, nella nota inviata da George Curzon era stata estesa verso sud attraverso la Galizia dove passava a soli 80 km a est di [[Leopoli]], Lenin decise di spingere più a fondo l'offensiva del fronte sud-occidentale in direzione della Galizia dando ordine a Egorov e [[Stalin]] (nominato Commissario politico del fronte sud-occidentale) di trasferire la forza principale della Prima armata di cavalleria, allora diretta verso nord-ovest, in direzione di [[Dubno]] e della ferrovia Rovno-Leopoli per sostenere un'avanzata della 14ª armata verso Leopoli.<ref name="Ziemke124">{{cita|Earl Frederick Ziemke|p. 124|Ziemke}}</ref>
Riga 185:
Un ''Polrevkom'' (Comitato rivoluzionario provvisorio polacco), formato da bolscevichi di origine polacca, venne creato a Smolensk il 24 luglio, e poi spostato successivamente a Minsk, Vilnius e, finalmente, a Białystok il 30 luglio: si sperava che esso avrebbe potuto formare il primo nucleo di un futuro governo sovietico polacco;<ref>{{cita|Boffa|p. 144}}.</ref> il primo atto del ''Polrevkom'' fu un manifesto in cui si proclamava la nazionalizzazione delle fabbriche, delle foreste e della terra, ma si dichiaravano inviolabili le proprietà contadine.<ref name="Cienciala" /> Tuttavia l'ottimismo di Lenin non era unanimemente condiviso all'interno del [[Politburo]] del [[Comitato centrale]]: Trotsky e Stalin dubitavano della possibilità d'innescare una rivoluzione fra le masse popolari polacche e ritenevano più probabile un movimento nazionalista polacco sostenuto anche dalle masse operaie;<ref>{{cita|Graziosi|pp. 143-144}}.</ref> inoltre Trotsky vedeva con preoccupazione l'avanzata verso Varsavia, ritenendo che l'estendersi delle operazioni militari avrebbe imposto un insostenibile sforzo alle risorse e alle capacità economiche della Russia.<ref name="Erickson-91,92" /> Alla fine, però, prevalse la strategia di Lenin e il Politburo votò a favore dell'offensiva su Varsavia.<ref>{{cita|Bullock|pp. 143-144}}.</ref>
 
Ai primi di agosto, dal suo quartier generale di Minsk, a 500 km da Varsavia, il generale Tuchačevskij incominciò a formulare i piani per l'assalto alla capitale polacca. Le forze a sua disposizione, come comandante del fronte occidentale, consistevano in quattro armate (la 3ª, la 4ª, la 15ª e la 16ª), ognuna composta da quattro divisioni di fanteria, il III corpo di cavalleria (due divisioni) del generale [[Gaja Gaj]], e il Gruppo Mozyr del generale [[Tikhon Serafimovich Khvesin|Tikhon Khvesin]] (circa 8&nbsp;000 uomini fra cavalleggeri e fanti, equivalente quindi a due divisioni, a cui era affidato il non facile compito di coprire il fianco sinistro del fronte mantenendo il contatto con il fronte sud-occidentale).<ref>{{cita|Erickson|p. 93}}.</ref> In totale Tuchačevskij poteva disporre di una forza di circa 104&nbsp;900 uomini.<ref name="cita|Desch|p. 94">{{cita|Desch|p. 94}}.</ref>. Errori nei rapporti delle pattuglie di ricognizione, che non riuscirono a determinare la posizione effettiva delle difese polacche (oltre al molto tempo impiegato dai rapporti stessi per raggiungere Minsk a causa della distruzione delle linee telegrafiche), e nella ricognizione aerea, ostacolata dal cielo nuvoloso, portarono Tuchačevskij a convincersi che il grosso delle difese polacche fosse posizionato davanti a Varsavia<ref>{{cita|Worrell|p. 29}}.</ref> (le unità polacche riuscirono a celare i loro movimenti, lungo i 300 km di fronte, grazie alla fitta nebbia e agli spostamenti effettuati in piccoli gruppi<ref>{{cita|Davies|p. 195}}.</ref>).
 
Il piano di Tuchačevskij era di attaccare e distruggere le forze polacche schierate a nord per poi aggirare lo schieramento polacco sul fianco sinistro. Secondo il piano di battaglia formulato l'8 agosto, i compiti assegnati alle unità erano i seguenti:<ref name="Worrell, p. 31">{{cita|Worrell|p. 31}}.</ref>
Riga 194:
* Gruppo Mozyr: avanzare verso Deblin a sud.
 
L'attacco generale era fissato per il 14 agosto. Il maggior difetto di questo piano era di non prevedere forze di riserva;<ref name="Worrell, p. 31"/> in effetti il generale Kamenev, preoccupato dalla posizione del fianco meridionale dello schieramento di Tuchačevskij, aveva già stabilito di unificare, sotto il comando del fronte occidentale, tutte le forze del fronte occidentale e di quello sud-occidentale, facendo convergere le unità di quest'ultimo verso Lublino per poter sferrare l'attacco contro Varsavia con tutte le truppe disponibili. La decisione, che era stata approvata il 2 agosto dal [[Politburo]] del [[Comitato centrale|Comitato Centrale]] su iniziativa di Lenin e resa esecutiva il 5 agosto, venne però sabotata dal comandante del fronte sud-occidentale, [[Aleksandr Il'ič Egorov|Egorov]], e dal Consiglio rivoluzionario militare presieduto da Stalin, che sostanzialmente rifiutarono di mettersi agli ordini di Tuchačevskij. Facendo ricorso al proprio prestigio e alla propria autorità, Tuchačevskij riuscì a ottenere dal Comando supremo lo spostamento della 12ª armata e della Prima armata di cavalleria dal fronte sud-occidentale lungo la direttrice di Vladimir-Volynskij; questa volta fu il comando della Prima armata di cavalleria (Budënnyj e Vorošilov) a fare resistenza e a ignorare le disposizioni superiori. La mancata unificazione dei due fronti, dovuta al comportamento di Egorov, Stalin, Budënnyj e Vorošilov, lasciò Tuchačevskij senza una riserva e con il fianco sinistro esposto a un eventuale contrattacco polacco.<ref name="isserson">G. Isserson, ''Il destino di un comandante di reggimento'', in "Amicizia dei popoli", 1988, 5, cit. in {{cita|Babel'|nota 83 al Diario}}</ref><br/>
 
==== Preparativi polacchi ====
[[File:Tanks FT-17.jpg|thumb|Carri armati francesi [[Renault FT-17]] dell'esercito polacco durante la battaglia di Varsavia.]]
 
Con il progredire dell'avanzata di Tuchačevskij, il governo polacco incominciò a traballare e, ancor prima di cominciare, l'attacco della Prima armata di cavalleria portò la paura nell'alto comando militare polacco: in una conferenza nel [[palazzo del Belweder]], la residenza ufficiale del maresciallo Piłsudski, il capo di stato maggiore dell'esercito, generale Sheptizki, affermò che la guerra era ormai perduta e che era necessario raggiungere la pace a qualsiasi costo.<ref>{{cita|Louis Fischer|p. 185|Fischer}}</ref> Quando poi l'Armata Rossa giunse alle porte di Varsavia, la paura si tramutò in panico e la situazione politica polacca si deteriorò rapidamente: il governo conservatore di [[Leopold Skulski]] si dimise all'inizio di giugno e, mentre il potere di Piłsudski perdeva consenso, cresceva quello del suo principale oppositore [[Roman Dmowski]]; dopo quindici giorni di trattative fu istituito un governo con a capo [[Wladislaw Grabski]], che si dimise il 24 luglio per essere sostituito da [[Wincenty Witos]] a capo di un governo di coalizione nazionale.<ref name="Cienciala" /><ref>{{cita|Davies|pp. 160, 161}}</ref><ref name="Cienciala" /> La speranza di Lenin era che i lavoratori polacchi considerassero l'esercito sovietico come il loro liberatore dal giogo capitalistico e quindi lo accogliessero insorgendo contro lo stato borghese, ma come l'Armata Rossa si avvicinò a Varsavia, minacciando la sopravvivenza della Polonia indipendente, il tradizionale spirito patriottico polacco si risvegliò. Gli operai polacchi risultarono assai più sensibili al richiamo del sentimento nazionale che a quello della solidarietà di classe, e il nazionalismo, unito alla tradizionale ostilità nei confronti della Russia, fu decisivo nello spingere i lavoratori polacchi a difendere la loro patria dal rischio di una dominazione straniera.<ref name="feltri" />
 
La propaganda di guerra polacca fece ampio uso di temi e motivi antisemiti. Numerosi volantini e cartoline postali raffigurarono gli ufficiali sovietici con le fattezze fisiche che la propaganda antisemita attribuiva agli ebrei. Anche la Chiesa cattolica polacca si allineò su queste posizioni: i vescovi polacchi lanciarono al resto del mondo cattolico un appello in cui il conflitto era interpretato in chiave escatologica e antisemita:<ref name="feltri" />
{{quoteCitazione|Il vero obiettivo del bolscevismo è la conquista del mondo. La razza che tiene in mano la direzione del bolscevismo ha già in passato soggiogato il mondo intero per mezzo dell'oro e delle banche, e ora, spinta dall'eterna cupidigia imperialista che scorre nelle sue vene, mira già a sottomettere definitivamente le nazioni al suo giogo... L'odio del bolscevismo è diretto contro Cristo e la sua Chiesa, soprattutto perché quelli che sono i capi del bolscevismo portano nel sangue l'odio tradizionale per il cristianesimo. Il bolscevismo è infatti la personificazione e l'incarnazione dello spirito dell'anticristo in terra.<ref>{{cita|Cohn|p. 126}}.</ref>}}
 
[[File:Lapy zydowskie.jpeg|thumb|left|upright|Un volantino di propaganda polacca inteso a spaventare i fedeli ortodossi delle regioni orientali. Si notino la stella di David, sovrapposta alla stella rossa, e le croci bizantine sui campanili. Il testo polacco recita: "Di nuovo nelle mani degli ebrei? No, mai più!".]]
 
Riga 209 ⟶ 208:
 
La situazione per i polacchi era difficile: a nord le armate di Tuchačevskij erano ammassate intorno a Varsavia; a sud le armate di Egorov e la cavalleria di Budënnyj stringevano verso Leopoli. Tuttavia Piłsudski aveva un vantaggio: l'Armata Rossa si era molto allontanata dalle sue basi e conseguentemente le sue linee di rifornimento si erano allungate; la distruzione delle linee ferroviarie costringeva i sovietici a dipendere dai trasporti su strada che avvenivano in condizioni molto difficili. I due fronti sovietici, quello occidentale di Tuchačevskij e quello sud-occidentale di Egorov, erano collegati da uno schieramento molto debole incentrato su Lublino<ref>{{cita|Davies|p. 32}}.</ref> A poco erano valse le pressanti richieste di Tuchačevskij al comandante supremo Kamenev affinché spostasse verso nord le truppe operanti a sud per compattare lo schieramento: occorse più di una settimana affinché Kamenev, dopo molteplici discussioni con Tuchačevskij, Egorov, Budënnyj e Stalin (che secondo Trotsky «Voleva, a qualumque costo, entrare a Leopoli nello stesso momento in cui Smilga [Commissario politico del fronte occidentale] e Tuchačevskij entravano a Varsavia. La gente ha di queste ambizioni!» <ref>Evan Mawdsley, ''The Russian Civil War'', Pegasus Books, 2007, p. 258 ISBN 1933648155</ref>), si decidesse a ordinare in modo deciso a Egorov, il 13 agosto, di far convergere la Konarmiia e la 12ª armata verso nord: troppo in ritardo perché potessero arrivare in tempo.
Inoltre, l'alto comando sovietico fu distratto dallo sviluppo della [[Guerra civile russa|guerra civile]] sul fronte meridionale: infatti, approfittando della guerra sovietico-polacca, le forze bianche di [[Pëtr Nikolaevič Vrangel'|Vrangel']] avevano attaccato in Crimea avanzando rapidamente verso nord. Per la fine di giugno Vrangel' si era impadronito della [[Governatorato della Tauride|Tauride settentrionale]] distruggendo la 13ª armata sovietica inviata da Egorov a contrastarne l'avanzata. Questa improvvisa minaccia interna alla sopravvivenza stessa della Russia sovietica fece passare in secondo piano l'obiettivo di portare la rivoluzione nel centro dell'Europa, e quindi la stessa battaglia per la conquista di Varsavia, dirottando risorse e truppe verso il Don proprio nel momento cruciale della battaglia, e Stalin, che era stato incaricato di sovrintendere alla formazione di un fronte meridionale per contrastare Vrangel', sfruttò una certa ambiguità e confusione negli ordini, dovuta anche all'inadeguatezza del sistema di comunicazione radio, come espediente per mantenere sotto il suo controllo la Prima armata di cavalleria e la 12ª armata in attesa del loro trasferimento a sud.<ref name="Reese49Erickson-91,92">{{cita|ReeseErickson|ppp. 4991, 92}}.</ref><ref name="Erickson-91,92Reese49">{{cita|EricksonReese|ppp. 91, 9249}}.</ref><ref>{{cita|Worrell|p. 48}}.</ref><ref>{{cita|Earl Frederick Ziemke|pp. 126, 128|Ziemke}}</ref>
 
Il piano di Piłsudski era basato sulla possibilità di riuscire a contenere l'assalto delle armate sovietiche, mentre un rapido contrattacco portato da sud-ovest verso nord-est, sul fianco sinistro dello schieramento sovietico proprio nell'ampio spazio vuoto esistente fra i due fronti sovietici (presidiato solo dal Gruppo Mozyr), avrebbe potuto penetrare in profondità nelle retrovie nemiche.<ref name="Reese48">{{cita|Reese|p. 48}}.</ref>
Per molto tempo si è creduto che Piłsudski non fosse a conoscenza della disposizione e delle intenzioni dell'Armata Rossa, ma documenti trovati nel 2004 negli archivi della Polizia militare polacca sembrerebbero provare il contrario: le comunicazioni radio cifrate dell'Armata Rossa erano state decrittate dai polacchi e ciò potrebbe aver avuto un ruolo fondamentale nella vittoria polacca.<ref>{{cita|Nowik|}}.</ref> Questi archivi erano stati sequestrati dei tedeschi nel 1939, erano passati ai sovietici nel 1944 ed erano ritornati alla Polonia a metà degli anni cinquanta.<ref name="Cienciala" />
 
Il famoso "ordine" n. 8385/III fu emanato dal Comando supremo polacco il 6 agosto. L'esercito polacco fu riorganizzato su tre fronti: il fronte nord, al comando del generale [[Józef Haller]], con la 1ª, la 2ª e la 5ª armata; il fronte sud, al comando del generale Wacław Iwaszkiewicz, con la 6ª armata e, al centro, lo stesso Piłsudski con la 3ª e la 4ª armata. In totale circa 117&nbsp;400 uomini.<ref>{{ name="cita|Desch|p. 94}}.<"/ref><br/>
Al fronte nord, che era schierato a difesa di un settore dove la mobilità delle forze era ridotta dalla natura del terreno e che doveva fronteggiare l'attacco dell'Armata Rossa con l'unico compito di mantenere le posizioni, furono assegnate la maggior parte delle riserve. Il fronte sud ebbe risorse simili e il compito di impedire ogni possibilità di comunicazione fra i due fronti sovietici. Alle armate schierate al centro fu data la priorità per la disponibilità delle truppe e il supporto logistico, così come ogni mezzo disponibile per aumentarne la mobilità e quindi la forza d'urto.<ref>{{cita|Kimball|p. 16}}.</ref><br />
 
In pratica l'ordine prevedeva di:
Riga 235 ⟶ 234:
 
[[File:Battaglia Komarow.jpg|thumb|[[Battaglia di Komarów (1920)|La battaglia di Komarów]] in un dipinto di Wojciech Kossak.]]
[[File:Battle of Niemen.jpg|thumb|Una trincea polacca durante la battaglia del fiume Niemen]]
 
Il 18 agosto Tuchačevskij fu costretto a ordinare la ritirata generale; ritirata che si trasformò ben presto in rotta: inseguita dalle truppe polacche, in una situazione di generale confusione, con alcuni reparti che fuggivano o si sbandavano, mentre altri continuavano coraggiosamente a combattere, l'Armata Rossa fu costretta a ritirarsi di 500 km oltre il Bug. Le perdite subite dall'Armata Rossa furono enormi: i polacchi catturarono fra i 50&nbsp;000 e i 66&nbsp;000 prigionieri e ingenti quantità di armi, cavalli e veicoli; i morti furono circa 5&nbsp;000 e i feriti 10&nbsp;000. Circa 20&nbsp;000 soldati appartenenti alla 4ª armata, intrappolati a nord fra la Polonia e la Prussia orientale, sconfinarono in territorio tedesco, dove furono internati; stessa sorte toccò agli uomini del III Corpo di cavalleria, nonostante il generale Gaja Gaj combattesse con tenacia ed abilità al fine di scongiurare la sconfitta e la resa. In un modo o nell'altro il fronte occidentale aveva perso circa 100&nbsp;000 uomini, anche se molti di essi erano rappresentati da sbandati o personale ausiliario impiegato nelle retrovie. Le perdite polacche furono all'incirca di 40&nbsp;000 uomini, di cui 5&nbsp;000 morti, 22&nbsp;000 feriti e il resto dispersi.<ref name="Szymczak" /><ref name="Reese48" /><ref name="Worrel34-35">{{cita|Worrell|pp. 34-35}}.</ref><ref>{{cita|Erickson|p. 99}}</ref><ref>{{cita|Davies|p. 207}}.</ref><ref name="Szymczak" />
 
Delle 21 divisioni inizialmente a sua disposizione, solo sette erano ancora in grado di combattere quando Tuchačevskij si ritirò oltre il [[Niemen]]. Con il rinforzo di alcune unità i sovietici ricostituirono la 4ª armata e, in settembre, Tuchačevskij stabilì una linea di difesa che correva dalla frontiera con la Lituania alla Polesia e faceva centro su [[Grodno]] in Bielorussia. Ma nella [[battaglia del fiume Niemen]], combattuta fra il 20 e il 28 settembre, i polacchi aggirarono il fianco destro dell'Armata Rossa entrando in territorio lituano e costrinsero i sovietici a ritirarsi dopo alcuni giorni di intensi combattimenti. La ritirata fu arrestata temporaneamente su una nuova linea di difesa stabilita in corrispondenza delle trincee russo-tedesche della prima guerra mondiale, ma il 2 ottobre i polacchi sfondarono le difese sovietiche al primo assalto e la ritirata si trasformò in rotta: la ricostituita 4ª armata si disintegrò (due divisioni di fanteria di dettero alla fuga, una terza si arrese e una divisione di cavalleria si unì ai polacchi); la 3ª armata fu circondata e cessò di esistere come entità organizzata; la 14ª e la 15ª armata sopravvissero alla ritirata.<ref name="Erickson-98" /><ref name="encyklopedia.pwn.pl"/><ref name="Reese49-50">{{cita|Reese|pp. 49, 50}}.</ref><ref name="Erickson-98" />
 
A sud, le forze del fronte sud-occidentale sovietico che avanzavano verso Leopoli furono rallentate dall'accanita resistenza polacca. Fra il 30 agosto e il 2 settembre, la Prima armata di cavalleria che stava tentando di correre in aiuto delle truppe sovietiche a nord, dopo essere stata separata dalla 12ª armata che avrebbe dovuto coprire il suo fianco destro, fu accerchiata dalla 3ª armata polacca. Il 31 agosto la Konarmiia si scontrò con la cavalleria polacca nella [[Battaglia di Komarów (1920)|battaglia di Komarów]] (nei pressi di [[Zamość]]) nel più grande scontro tra truppe montate mai combattuto dal 1813: nella battagliala si scontrarono due brigate di cavalleria polacche contro unità dell'11ª e della 6ª divisione della Konarmiia; la vittoria arrise ai polacchi ma entrambe le parti soffrirono molte perdite. La Konarmiia, a dispetto delle perdite e del logoramento causato dagli attacchi aerei e dall'incessante bombardamento delle artiglierie polacche, riuscì a rompere l'accerchiamento ricongiungendosi con la 12ª armata e ritirandosi verso est.<ref name="Reese49-50" /><ref name="Erickson-98" /><ref name="encyklopedia.pwn.pl">{{cita web|url=http://encyklopedia.pwn.pl/haslo.php?id=3997498|titolo=wojna polsko-bolszewicka|lingua=pl|sito=encyklopedia.pwn.pl|editore=Internetowa encyklopedia PWN|accesso=23 gennaio 2013}}</ref><ref name="Reese49-50" /> La 14ª armata sovietica fu respinta dalla 6ª armata polacca e dalle forze ucraine di Petljura che, il 18 settembre, presero il controllo della riva sinistra del fiume Zbruč per poi muovere ad est verso il [[Dniester]].<ref name="kubijovic">{{cita|Kubijovic|}}.</ref> Il 15 ottobre i polacchi presero Minsk e avanzarono fino a 150 chilometri da Kiev, ma tre giorni dopo entrava in vigore l'armistizio, questa volta accettato da Piłsudski che, nonostante i successi, non si faceva illusioni sulla possibilità di riprendere Kiev.<ref name="Reese49-50" />
 
== Trattati di pace e conseguenze ==
Riga 255 ⟶ 254:
I progressi dell'industria meccanica fra gli anni venti e trenta portarono allo sviluppo di forze mobili corazzate o meccanizzate (così come dell'aviazione tattica), come il mezzo più efficace per condurre la guerra di manovra in aderenza alla nuova dottrina militare. Inoltre, un esame delle procedure logistiche e amministrative dell'Armata Rossa rivelò che non vi era stata una scarsità di vettovaglie per supportare l'avanzata verso Varsavia: le reti logistiche dell'Armata Rossa erano state semplicemente inabili nel rifornire l'esercito. La campagna rivelò l'importanza del trasporto ferroviario del vettovagliamento e dei rinforzi: la dipendenza dai carri ippotrainati e dai veicoli a motore, in mancanza di una rete stradale adeguata, si era rivelata letale.<ref>{{cita|Worrell|p. 38}}.</ref> La battaglia di Varsavia mise anche in luce l'importanza della relazione fra spazio e tempo nel comando e nel controllo delle unità in una guerra manovrata condotta su un fronte molto ampio: siccome Tuchačevskij restò a Minsk, a 500 km dalla battaglia, occorsero da diciotto a ventiquattro ore affinché le informazioni raggiungessero il suo quartier generale, e altrettante perché, in risposta, i suoi ordini raggiungessero i vari comandi operativi; gli fu perciò impossibile dirigere le sue forze in relazione allo svilupparsi della battaglia.<ref>{{cita|Worrell|p. 39}}.</ref>
 
All'infuori di qualche attenzione da parte di teorici militari tedeschi, la guerra sovietico-polacca venne sostanzialmente ignorata dalle potenze occidentali, le cui dottrine militari restarono ancorate al concetto di "guerra di posizione" della prima guerra mondiale. <ref>{{cita|Worrell|p. 40}}.</ref>
 
Paradossalmente, chi trasse meno profitto dall'esperienza della guerra fu proprio la Polonia. Gli eventi della guerra avrebbero dovuto consigliare ai dirigenti polacchi di avere una visione più modesta del ruolo che la rinata Polonia poteva avere nella nuova Europa. Infatti, la Polonia aveva vinto, ma la controffensiva sovietica era stata fermata quando ormai l'Armata Rossa era già nel cuore dell'Europa e la cavalleria sovietica alla frontiera della Prussia orientale. Inoltre, il proditorio attacco polacco aveva fatto sì che i sospetti storici che la Russia imperiale nutriva nei confronti della Polonia, fossero ereditati dalla nuova Russia sovietica. Ma la lezione che i governanti polacchi scelsero di trarre dalla guerra fu diversa: la Polonia aveva sconfitto l'Armata Rossa e la cavalleria polacca aveva battuto quella sovietica. Dalla folgorante vittoria conseguita discese un grande compiacimento e una sopravvalutazione delle propria forza, nell'opinione pubblica ma soprattutto nella casta dei militari che andarono al potere dopo il colpo di stato di Piłsudski del 1926.<ref name="Ascherson" /> Dopo la morte di Piłsudski nel 1935, succedendogli alla guida della Polonia, i militari polacchi si illusero di potersi mantenere in equilibrio fra le due potenze confinanti in rapida ascesa (Germania e URSS) e, quando la minaccia nazista divenne sempre più evidente, rifiutarono recisamente ogni possibilità di accordo politico-militare con l'Unione Sovietica, allorché, fra il 1934 e il 1939, Stalin cercò invano di stabilire un'alleanza con le democrazie europee in funzione anti-nazista.<ref name="Ascherson" /><ref>{{cita|Roberts|pp. 30-31}}.</ref><ref name="Ascherson" />
 
==Note al testo==
Riga 263 ⟶ 262:
 
==Note bibliografiche==
{{<references|2}} />
 
==Bibliografia==
*{{cita libro |autore=AA.VV. |titolo=Enciclopedia dell'Aviazione |volume=Vol. I |editore=EDIPEM |città= Novara |anno=1978 |ISBN=no |cid=Enciclopedia dell'Aviazione}}
*{{cita libro |autore=Stanisław Alexandrowicz, Zbigniew Karpus, Waldemar Rezmer |titolo=Zwycięzcy za drutami: jeńcy polscy w niewoli, 1919-1922: dokumenty i materiały |lingua=polaccopl |editore=Wydawn, Uniwersytetu Mikołaja Kopernika |anno=1995 |ISBN=978-83-231-0627-2 |cid=Alexandrowicz}}
*{{cita libro |autore=Christopher Andrew |coautori= Oleg Gordievskij |titolo=La storia segreta del KGB |editore=BUR |anno=2005 |città=Milano |ISBN=88-17-00526-6 |cid=Andrew, Gordievskij}}
*{{cita libro |autore=Neal Ascherson |titolo=The Polish August|lingua=inglese |anno=2011 |editore=Bloomsbury Publishing|capitolo=II - Piłsudski to Gomułka |ISBN=1-4482-0603-0|cid=Ascherson}}
Riga 279 ⟶ 278:
*{{cita libro |autore=John Erickson |titolo=The Soviet High Command, a Military-Political History 1918-1941 |lingua=inglese |editore= Westview Press |città=Boulder, Colorado |anno=1984 |ISBN=0-7146-5178-8 |cid=Erickson}}
*{{cita libro| autore=Francesco Maria Feltri |capitolo=La Polonia tra Germania e URSS |titolo=Chiaroscuro |editore=SEI |anno= 2010 |volume=Vol. 3º, unità 7|ISBN=978-88-05-07165-4|cid=Feltri}}
*{{cita libro |autore=P. Fervaque |titolo=Le chef de l'armée rouge, Mikaïl Toukatchevski |lingua=francesefr |città=Parigi |editore=E. Fasquelle |anno=1928 |ISBN=no |cid=Fervaque}}
*{{cita pubblicazione |autore=Michael Fibich |titolo=On the Polish-Bolshevik Front in 1919 and 1920 |rivista=The Field Artillery Journal |lingua=inglese |città=Washington D.C. |editore=The United States Field Artillery Association |volume=Vol. XIII |numero=nº 4 |data=luglio-agosto 1923 |cid=Fibich}}
*{{cita libro |autore=Louis Fischer |titolo=The Soviets in World Affairs: A history of realations between the Soviet Union and the rest of the world, 1917-1929 |lingua=inglese |editore=Princeton University Press |anno=1960 |ISBN=no |cid=Fischer}}
Riga 289 ⟶ 288:
*{{cita libro |autore=V. Kubijovic |titolo=Ukraine: A Concise Encyclopedia |editore=University of Toronto Press |lingua=inglese |città=Toronto |anno=1963 |ISBN=no |cid=Kubijovic}}
*{{cita libro|autore=W. Bruce Lincoln |titolo=I bianchi e i rossi. Storia della guerra civile russa|editore=Mondadori|anno=1991|ISBN=88-04-33935-7|cid=Bruce Lincoln}}
*{{cita libro | autore = Sergiusz Mikulicz|titolo=Prometeizm w polityce II Rzeczypospolitej|editore=The Książka i Wiedza|lingua=polaccopl|città=Varsavia|anno= 1971|ISBN=no|cid=Mikulicz}}
*{{cita libro | autore = Paolo Morawski|coautore=Andrea Morawski|titolo=Polonia mon amour. Dalle Indie d'Europa alle Indie d'America|editore=Ediesse|città=Roma|anno= 2006|ISBN=88-230-1086-1|cid=Morawski}}
*{{cita libro|autore=Zdzislaw Musialik |titolo=General Weygand and the Battle of the Vistula 1920 |lingua=inglese |anno= 1987 |editore=Jozef Piłsudski Institute of Research Ltd |città=Londra |ISBN=no |cid=Musialik}}
*{{cita libro |autore=Grzegorz Nowik |titolo=Zanim złamano Enigmę. Polski radiowywiad podczas wojny z bolszewicką Rosją 1918–1920 |lingua=polaccopl |editore=Rytm |anno=2004 |ISBN=83-7399-425-4 |cid=Nowik}}
*{{cita libro|autore=Richard Pipes |titolo=Russia under the Bolshevik Regime 1919–1924|lingua=inglese |editore=Harvill |anno= 1997|ISBN=1-86046-338-X|cid=Pipes}}
*{{cita libro |autore=David L. Ransel, Bożena Shallcross |titolo=Polish Encounters, Russian Identity |lingua=inglese |anno=2005 |editore=Indiana University Press |città=Bloomington, IN |ISBN=0-253-34588-X |cid=Ransel, Shalcross}}
Riga 300 ⟶ 299:
*{{cita libro |autore=R. Service |titolo=Lenin |anno=2001 |editore=Il Giornale |città=Milano |ISBN=no |cid=Service}}
*{{cita pubblicazione | autore = Robert Szymczak| anno = 1995| mese = febbraio| titolo = Polish-Soviet War: Battle of Warsaw| rivista = Military History| editore = Weider History Group| url = http://www.historynet.com/polish-soviet-war-battle-of-warsaw.htm| lingua = inglese| cid = Szymczak}}
*{{cita libro | autore = Wacław Uruszczak, Dorota Malec, Maciej Mikuła | titolo = Krakowskie studia z historii państwa i prawa| editore = Wydawnictwo UJ| città = Cracovia | lingua = polaccopl | anno = 2010 | ISBN = 978-83-233-2889-6|cid=Uruszczak}}
*{{cita libro |autore=Stephen M. Walt |titolo=Revolution and war|lingua=inglese |anno=1996 |editore=Cornell University Press |città= |ISBN=0-8014-3205-7|cid=Walt}}
*{{cita libro |autore=Richard M. Watt |titolo=Bitter Glory: Poland and its fate, 1918 to 1939|lingua=inglese |anno=1998 |editore=Simon and Schuster |città=New York |ISBN=no |cid=Watt}}
*{{cita libro | autore =Harold H. Worrell | titolo = The Battle Of Warsaw, 1920: Impact On Operational Thought |editore=School of Advanced Military Studies, United States Army Command and General Staff College | città = Fort Leavenworth, Kansas |lingua=inglese| pagine pp= 66 | anno = 1995|ISBN=no|cid=Worrell}}
*{{cita libro|autore=Adam Zamoyski |titolo=The Battle for the Marchlands |lingua=inglese |città= New York |editore= Columbia University Press |anno=1981 |ISBN=no |cid=Zamoyski}}
*{{cita libro |autore=Adam Zamoyski |titolo=Warsaw 1920|lingua=inglese |anno=2008 |editore=Harper Collins |città=Londra |ISBN=0-00-728400-4|cid=Zamoyski 2008}}