Anzio (città antica): differenze tra le versioni
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==== Il tempio della Fortuna ====
Di questo celebre luogo di culto, dedicato alla [[Dea Fortuna|dèa Fortuna]], tuttora non sembra rimanere traccia<ref>Il celebre tempio era dedicato alla Fortuna Anziate (alquanto famosa, come la [[Santuario della Fortuna Primigenia|Fortuna di ''Praeneste'']]), caratterizzata dalla duplice forma di divinità della buona e cattiva sorte, ed invocata da Orazio: “O diva gratum quae regis Antium” ([[Orazio]], I, [[Odi (Orazio)|Ode]] XXXV).</ref>. Secondo molti storici sorgeva nel sito della chiesa di San Francesco, a Nettuno: al di sotto della quale vi sono rovine di epoca romana, ritenute le sue vestigia<ref>Come riportavano Giuseppe Brovelli Soffredini (''Neptunia'', Roma, 1923), Calcedonio Soffredini (''Storia di Anzio, Satrico, Astura e Nettuno'', 1879) e P. Francesco Lombardi (''Anzio antico e moderno: opera postuma'', 1865), nel [[1585]], in una base marmorea nell'odierna chiesa di S. Francesco (costruita su rovine romane, che fanno dedurre fossero del tempio in questione), si leggeva scolpito il seguente voto alle Fortune Anziati: FORTUNIS ANTIATIBUS M. ANTONIUS RUFUS AXIUS - DAMASCO S(enatus).D(ecreto).D(icavit). Il testo fu riportato anche da [[Giuseppe Rocco Volpi]] (''Vetus Latium Profanum'', 1726-1745, Lib. IV, cap. V, p. 99). Anche [[Filippo Cluverio]] (''Philippi Cluverii Italia antiqua, opus post omnium curas elaboratissimum; tabulis geographicis aere expressis illustratum. Ejusdem Sicilia, Sardinia et Corsica, cum indice locupletissimo'', Ex officina Elseviriana, 1624, p. 985) riferiva della stessa iscrizione, rinvenuta "in opido Neptunio", ossia nella cittadina di Nettuno: FORTUNIS ANTIATIBUS. Inoltre potrebbe risultare indicativa, sulla reale collocazione del tempio della dèa Fortuna, la notizia dataci da [[Publio Cornelio Tacito|Tacito]] (''[[Annales (Tacito)|Annales]]'', XV, 23), il quale scriveva che il [[Senato romano]], in seguito alla nascita di [[Claudia Augusta|Claudia Poppea]], figlia di Nerone, ad Antium, decretò delle "gare sul tipo di quelle tenute per celebrare la vittoria di Azio", e la collocazione di statue d'oro alle due Fortune sul trono di [[Tempio di Giove Ottimo Massimo|Giove Capitolino]]: l'iscrizione latina sovraesposta infatti ricorda l'emanazione di un decreto da parte del Senato romano. </ref><ref>[[Giuseppe Tomassetti]] (''La Campagna romana antica, medioevale e moderna'', Vol. III, Roma, 1910, pp. 311-318) supponeva invece che il sito del tempio fosse nell'attuale villa Albani, nell'odierna Anzio; ma di diverso avviso era [[Giuseppe Lugli]] (''Saggio sulla topografia dell'antica Antium'', 1940), che si dimostrava incerto riguardo alla vera collocazione. </ref>. [[Marco Valerio Marziale]] (''Epigrammi'', Lib. V, epig. 1) intendeva la collocazione del tempio nel suburbano di Antium, "là dove dorme l'onda tranquilla del mare cittadino"; quindi, presumibilmente, nel quartiere Cenone. Lo scrittore [[Macrobio]] (''[[Saturnalia (Macrobio)|Saturnalia]]'', Lib. I, cap. 23) informava che ad Antium vi erano i simulacri di due Fortune; i quali però, come testimoniava [[Orazio]] (I, [[Odi (Orazio)|Ode]] XXXV), rappresentavano un solo [[numen|nume]]: “O diva gratum quae regis Antium”, ossia "Fortuna o dèa, che governi la tua amata Antium", invocava il poeta. La Fortuna anziate (alquanto famosa, come la [[Santuario della Fortuna Primigenia|Fortuna di ''Praeneste'']]), era caratterizzata dalla duplice forma di divinità della buona e cattiva sorte.
Più fonti riconoscono l'esistenza ad Antium di due [[Dea Fortuna|Fortune]] sorelle, venerate, che da oracoli predicevano il futuro. Tra gli scrittori che ne fanno menzione vi è anche [[Marziale]] (''Epigrammi'', Lib. V, epig. 1). Al tempio della dèa Fortuna ci si recava per conoscere l'avvenire, sia tramite le sorti dette ''Anziatine'', sia coi responsi che dava la dèa. Delle prime ci informa Svetonio (''De vita Caesarum libri VIII'', IV, 57-58): per cui l'imperatore Caligola fu ammonito dalle Fortune Anziatine di essere in pericolo, di guardarsi da [[Cassio Cherea]]; onde egli sbagliò persona facendo uccidere Cassio Longino proconsole in Asia; fu quindi ucciso dai congiurati, Cherea presente.
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