Attilio Prevost (ingegnere): differenze tra le versioni

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=== Gli inizi con lo zio Attilio Sn. ===
Il padre di Attilio Jr., già socio dell'orologeria “Rocca” di Torino, era stato convinto dal fratello [[Attilio Prevost Sr.]] (Torino 6 settembre 1890 - Milano 3 maggio 1954), a vendere le sue quote e la sua abitazione di Torino e trasferirsi con la famiglia a Milano per acquistare insieme il terreno su cui costruire i nuovi stabilimenti dell’azienda da far poi continuare ad Attilio Jr., dato che Attilio Sr. non aveva figli.
I due fratelli comprano nel 1937 <ref> Società Anonima Immobiliare Anguissola del 14/13/37, iscritta al Registro Ditte n 259.838 del Registro delle Imprese n. 37253</ref> in via Desenzano 2 a Milano, il terreno su cui costruiscono, insieme a Elena Lanzoni (moglie di Attilio Sn. e amministratore unico dell’azienda sino al 1965) la nuova sede della società.
Attilio Jr. entra in azienda nell’ottobre del 1945 e comincia a seguire lo zio sia nella parte tecnologica che in quella inventiva dei prodotti.
Attilio Prevost Jr. si dimostra un ingegnere particolare, capace di unire alla conoscenza della tecnologia e per l’ottica di precisione, quella per la poesia e la musica, un mix raro che, unito a una profonda umiltà e generosità portava sentimenti di stima e ammirazione in tutti quello che lo incontravano.
Nel 1953 Attilio Jr. diventa direttore delle Officine Prevost.
Il 26 agosto del 1954, dopo la scomparsa dello zio Attilio Sn., entra a far parte della società.
 
=== Il fotocoagulatore Raverdino ===
Nel 1952 Attilio Sr. incarica Attilio Jr. di realizzare un prodotto lontano dal cinema ma sempre nell'ambito dell'[[ottica]] di precisione. Si tratta di un fotocoagulatore per la retina dell’occhio che trae spunto da quello che era stato inventato dal medico tedesco [[Gerhard Meyer-Schwickerath]]. Con la consulenza del professor Emilio Raverdino e anni di prove e sperimentazioni condotte da Attilio Jr., nell’agosto del 1957 <ref> Annali Medici, anno 1959, fascicoli 4-5</ref> il fotocoagulatore Prevost Mod. Raverdino (inizialmente prodotto con [[lampada ad arco]] e successivamente con [[lampada allo xeno]]) è pronto. Nel 1958 <ref> Articolo apparso su Epoca del 13 marzo 1958, [[Arnoldo Mondadori Editore]], pp. 52-53</ref> il primo fotocoagulatore di fabbricazione italiana fa il suo ingresso nell’[[Ospedale Maggiore di Milano]]. Si tratta del secondo al mondo dopo quello tedesco, poi venduto in molti ospedali oftalmici del mondo.
 
=== Il successo della moviola e dei proiettori 16/35mm ===
La vocazione alla progettazione di modelli sempre più perfezionati, unita all’impostazione più propriamente industriale degli studi d’ingegneria, porta Attilio Jr. ad imprimere una forte diversificazione ed accelerazione della produzione.
Dal 1952 iniziano ad essere progressivamente sostituiti tutti i precedenti modelli denominati “Fulgor“ , “Alfa“, “Impero” e nascono i nuovi modelli della serie “P”, con fusione della testa in un corpo unico e meccanismo interno a bagno d’olio.
Si susseguono i modelli P10, P30 e P40; nel 1959 entra in produzione il modello P55 <ref> Archivi Officine Prevost, 1960-1965</ref> che sarà il modello a maggiore diffusione mondiale e di maggiore successo di tutta la storia della Prevost.
Alla fine degli anni Cinquanta, Attilio Prevost Jr. progetta una nuova [[moviola]] combinata 16/35mm, a 4 o a 6 piatti, capace di sopperire alle nuove necessità di montaggio derivate dalla diffusione della televisione in Italia. La nuova moviola, consente di cambiare il formato in pochi secondi con teste scorrevoli e rulli a doppio passo 16mm e 35 mm insieme. Anche i proiettori, come per esempio il P. 70, saranno in seguito migliorati con quei dispositivi.
Si tratta di una vera rivoluzione, capace di diventare in breve marchio distintivo dell’azienda, e di far guadagnare a [[Cinecittà]] ad Attilio Prevost Jr. l’appellativo di “re delle moviole” <ref> Franco Manzoni, Attilio Prevost un nome che significa ‘cinema‘, in Corriere della Sera, 23 marzo 2010</ref>.
 
=== Il P.70 “la Ferrari dei proiettori” ===
Alla fine degli anni Cinquanta dall’America arriva il nuovo sistema di proiezione [[Todd-AO]] <ref> In the Splendour of 70 mm, Part 1, Grant Lobban, Journal of the BKSTS, Vol. 68 No.12 del Dicembre 1986</ref> con pellicola da [[70mm]] e suono stereo da 6 piste magnetiche e Attilio Prevost jr progetta nel 1959 il proiettore P.70, il quale, date le sue particolari caratteristiche riguardanti lo scorrimento della pellicola, incontra un grande successo, a tal punto da essere definito come “la Ferrari dei proiettori italiani” <ref> Thomas Hauerslev, 70mm Projectors Today, in Cinema Technology, pubblicazione dell’associazione inglese BKTS, Vol. 5, 4 luglio 1992, p.2</ref>.
 
=== La croce di malta per il proiettore P.16 ===
Nel 1960 Attilio Prevost Jr., stimolato dalla conoscenza acquisita con le moviole dei sistemi di laboratorio, prende l’allora non facile decisione di inserire in produzione anche un [[proiettore cinematografico]] professionale a [[croce di malta]] anche per il formato 16mm. Da questo momento le Officine Prevost saranno l’unica industria italiana, e una delle due uniche a livello mondiale, ad avere in produzione proiettori professionali per tutti formati di pellicola esistenti.
 
=== La collaborazione con la Zeiss ===
La [[Zeiss]], negli anni 60, allora la più prestigiosa industria cinematografica tedesca, aveva stipulato un accordo con la Prevost per la produzione personalizzata di un modello di proiettore 16mm a croce di malta, che veniva poi venduto con il marchio Zeiss in alcuni mercati (soprattutto del Nord America e del Nord Europa).
Tra l’ingegner Gruber della Zeiss e l’Ingegner Attilio Jr. si instaurò rapidamente un forte rapporto di reciproca stima professionale e di amicizia. Ne seguirono anni di collaborazione e reciproca soddisfazione che culminarono con la selezione da parte della Zeiss del proiettore Prevost P70, che completava la loro gamma di produzione allora mancante di un proiettore 70mm. Il proiettore Prevost P70, marcato Zeiss Favorit, venne distribuito dalla Zeiss in grande numero in tutto il mondo, compreso, nel 1969, nel rinnovato [[Ziegfield Theatre]] di [[New York]] <ref> Kurt Michel, Herbert Tümmel, Die Wissenschaftliche und Angewandte Photographie - ISBN: 978-3-7091-8312-0 (Print) 978-3-7091-8311-3 (Online)</ref>, con i suoi 1100 posti uno dei cinema più grandi d’America, poi utilizzato per molte prime mondiali fra le quali, nel novembre del 77, quella di ''[[Incontri ravvicinati del terzo tipo|]]''Incontri ravvicinati del terzo tipo'']] di [[Steven Spielberg]].
 
=== La Camera a bolle ===
Dal 1960 Attilio jr. progetta e mette in produzione una nuova apparecchiatura nell’ambito della ricerca scientifica. Si tratta di un’evoluzione della [[camera a nebbia]], un complesso di proiezione simultanea di tre e quattro pellicole impressionate da camera a bolle per effettuare lo scanning delle immagini relative agli eventi nucleari verificatesi nella camera stessa. Il dispositivo viene messo in produzione dal 1960 al 1965 e viene venduto ai laboratori di ricerca di fisica di tutto il mondo, dal [[CERN]] di [[Ginevra]] <ref> Archivi Officine Prevost -7B-8B-9B </ref> allo statunitense [[Massachussetts Institute of Technology]] (MIT).
 
=== Gli anni d'oro del cinema ===
Negli [[anni settanta]] Attilio Prevost Jr. progetta modelli sempre più sofisticati delle ormai note moviole combinate 16/35mm, che iniziano ad essere prodotte anche in una versione ad otto piatti e in un’altra, particolarmente destinata al mercato estero, con dieci piatti e [[schermo]] in trasparenza verticale. Sempre negli anni Settanta si arriva alla produzione di una moviola che consente di registrare direttamente le [[piste sonore]]. Di questo periodo l’attività di progettazione di Attilio Prevost Jr. porta anche alla registrazione di alcuni brevetti internazionali <ref> Brevetti Office Européen US3472582 (A) 1969-10-14; DE1522212 (A1) 1969-08-07 DE1522212 (B2) 1975-11-06</ref>.
 
Nel decennio 1970/1980 in Italia la quota di mercato dell’azienda nel settore dei proiettori è del 20 per cento, in quello delle moviole dell’80 per cento. Il personale delle Officine Prevost, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale composto da una ventina di dipendenti, arriva al suo massimo alla fine degli anni Settanta con oltre 200 addetti. Sono gli anni d’oro del cinema e della televisione insieme.
La [[Rai]] utilizza quasi esclusivamente moviole Prevost: solo nella [[sede Rai di Milano]] sono più di sessanta, fra queste la famosa moviola utilizzata con regolarità a partire dal 1967 nella trasmissione la [[Domenica Sportiva]] su [[RaiUno]]. L’International Recording, principale [[studio di doppiaggio]] e registrazione romano frequentato da attori come [[Fred Astaire]], [[Richard Burton]], [[Ava Gardner]], [[Richard Johnson]], [[Elizabeth Taylor]], [[Raquel Welch]] e, tra gli altri, da registi come [[John Huston]], [[Bob Fosse]], [[Vincente Minnelli]], [[Orson Welles]] e [[Pier Paolo Pasolini]], [[Mario Monicelli]] e [[Sergio Leone]], a metà degli [[anni sessanta]] ha 23 moviole Prevost.
 
Il professor Brandolini, docente di storia, teoria e tecnica del montaggio all’[[Università Cattolica di Milano]] e responsabile del settore lavorazioni cinematografiche ed elettroniche della Rai fino al 1993, sostiene che le moviole e i proiettori Prevost erano “affidabili, assomigliavano ai carri armati tedeschi, derivano da un sistema di costruzione molto robusto con organi sovradimensionati e materiali altamente selezionati, dalla durata praticamente illimitata e con necessità di assistenza veramente esigua” <ref> La materia dei sogni, Vincenzo Buccheri e Luca Malavasi, Carocci Editore, 2005, p. 44</ref>.
Tutte caratteristiche queste fortemente volute e cercate da Attilio Jr.
 
A partire dal ‘74 la denominazione delle società diventa Prevost spa, incorporando la società per Azioni Immobiliare Anguissola <ref> Atto depositato presso la Camera di Commercio di Milano atto numero 19565/4952 del 7 luglio 75 </ref>, il capitale sociale passa da 60milioni di lire a 100 milioni di lire. Nel 1980 <ref> Atto depositato presso la Camera di Commercio numero 36292/8152 del 27/10/1980</ref> il capitale sociale viene aumentato a 600 milioni di lire.
 
=== Da Orson Welles ai Beatles ===
Le innovazioni tecnologiche introdotte da Attilio Prevost Jr, “degno prosecutore della tradizione di creatività applicata all’industria caratteristica della famiglia” <ref> La materia dei sogni, Vincenzo Buccheri e Luca Malavasi, Carocci Editore, 2005, p.40</ref> portano l’azienda ad espandersi in tutti mercati del mondo.
In quel periodo con i clienti, siano essi proprietari di cinema, montatori, registi o capi di Stato, si instaurano rapporti molto personali, anche grazie al fatto che quasi ogni modello venduto dall’azienda viene fatto su misura per soddisfare le richieste di ciascuno e ciò richiedeva lunghi studi di Attilio Jr. con gli utilizzatori finali degli apparecchi.
Il Re del [[Marocco]] e lo Scià di Persia se le facevano fare tutte personalizzate, un’azienda di [[Damasco]] ne ordinò una color rosa violetto, [[Orson Welles]] ogni volta che iniziava la lavorazione di un film ne voleva una nuova e ne discuteva le caratteristiche preferibilmente al tavolo di un ristorante. L’ultima, uno speciale modello di moviola con registrazione magnetica, gli venne consegnata pochi mesi prima della sua scomparsa, avvenuta nel 1985, direttamente nella sua casa a [[Beverly Hills]], in [[Hollywood Boulevard]], dove la inaugurò insieme al montatore [[Jonathan Daniel Brown]].
I [[Beatles]] a [[Londra]] nel [[1964]], aiutarono personalmente i tecnici della Prevost a togliere dall’imballaggio la moviola Mod SC72 che poi [[John Lennon]] si mise subito ad utilizzare ”come se si trattasse di un giocattolo” <ref> La materia dei sogni, Vincenzo Buccheri e Luca Malavasi, Carocci Editore, 2005, p.46</ref>.
 
[[Herbert Von Karajan]] era un altro cliente molto esigente. “Apportare i tagli – diceva il Maestro Von Karajan riferendosi alla fase di montaggio del film- è importante, come dirigere un’orchestra” <ref> Roger Vaughan, Herbert Von Karajan, Longanesi & C., 1986, p.264</ref>. Nel [[1983]] gli venne montata a [[Salisburgo]], in due grandi stanze che erano state allestite a laboratorio, una Prevost otto piatti Modello 72/3 con tre schermi, così da poter avere la visione simultanea relativa agli strumenti dell’orchestra, alle sue mani e al suo volto. “Von Karajan sedeva su un seggiolino alto da disegnatore al centro del tavolo Prevost , alla sua sinistra il suo montatore [[Gela Marina Runne]]. Si trattava della [[Sinfonia n. 6 (Beethoven)|Sinfonia n.6 (Beethoven)]]” <ref> Roger Vaughan, Herbert Von Karajan, Longanesi & C., 1986, p.264</ref>. Andò tutto bene sino a quando il Maestro sentì la musica letta al contrario durante il riavvolgimento della pellicola. Il suono emesso gli procurò una reazione di disgusto e disse “Le mie orecchie non possono sentire questo obbrobrio” <ref> Roger Vaughan, Herbert Von Karajan, Longanesi & C., 1986, p.264</ref>e se ne andò dalla sala. Per lui, venne inventato un micro switch (che poi vollero tutti) che scattava quando la moviola tornava indietro disattivando il suono.
 
=== I collaboratori della progettazione ===
E poi [[Federico Fellini]], [[Luchino Visconti]], [[Ermanno Olmi]], [[Ingmar Bergman]], e tanti altri registi e montatori, come [[Roberto Perpignani]] o [[Nino Baragli]], evocati anche nei ricordi dei più fedeli collaboratori di Attilio Prevost Jr., fra i quali si annoverano i rappresentanti, anche amici e collaboratori nella progettazione: Pesciarelli, Palladino, Tinuper, Rinaldi, Violante, Pasquali, Cerri, Cassiani, Burlando e il tecnico delle grandi installazioni all’estero, Pajola.
 
=== L’ingresso del figlio Paolo Prevost ===
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Alla fine degli anni Ottanta l’introduzione delle nuove apparecchiature digitali porta a un veloce crollo del mercato delle moviole. Attilio Prevost Jr. comprende che si tratta di un’evoluzione inarrestabile e che un’intera officina specializzata in uomini e macchine di meccanica non può essere trasformata in elettronica.
Il cinema italiano, evocato nel 1988 nel film [[Nuovo Cinema Paradiso]] di [[Giuseppe Tornatore]], in cui nella sequenza del proiettore inventato che va a fuoco a lungo viene inquadrato il marchio Prevost fra le fiamme, entra in crisi.
L’organico delle Officine Prevost SPA si riduce a un centinaio di unità, con un’ulteriore diminuzione quando in tutto il mondo, nel giro di pochi anni, il mercato delle moviole cessa di esistere facendo concentrare la produzione della Prevost SPA unicamente sui proiettori.
 
=== La crisi dopo la Guerra del Golfo ===
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* Giuseppina Bock Berti, Alessandro Porro, ''Raverdino's Photocoagulator, in Moergeli C. (ed.) Actes du 7e colloque des conservateurs des musées d'histoire des sciences médicales'', Zurigo, Svizzera, «Les objets médicaux et leurs textes», Lyon, Fondation Mérieux, 8-10 settembre 1994 1996, pp. 79-94
* Vincenzo Buccheri, Luca Malavasi, ''La materia dei sogni. L’impresa cinematografica in Italia'', Carocci, 2005
* Gian Piero Brunetta, ''Cent'anni di cinema italiano'', Roma-Bari, Laterza, 1995.
* [[Gianni Canova]] e Luisella Farinotti, ''Atlante del cinema italiano Corpi, paesaggi, figure del contemporaneo'', Marsilio, 2009
* Roger Crittenden, Fine Cuts, ''The arts of European Film Company'', CRC Press, 2012
* [[Franca Faldini]], [[Goffredo Fofi]], (a cura di), ''L'avventurosa storia del cinema italiano: 1933 1959'', Milano, Feltrinelli,1979.