Pirro: differenze tra le versioni

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Pirro abbandonò la campagna d'Italia e tornò in Epiro, dove, non pago del grave prezzo in uomini, denaro e mezzi della sua avventura a Occidente<ref>{{Cita|Plutarco|26|Plutarco}}.</ref>, due anni dopo preparò un'altra spedizione bellica contro [[Antigono Gonata|Antigono II Gonata]]: il successo fu facile e Pirro tornò a sedersi sul trono macedone.
 
Nel [[272 a.C.]], [[Cleonimo]], nobile [[sparta]]no che si era inimicato le autorità della sua città, chiese a Pirro di attaccarla, affinché lui stesso potesse comandarla nel nome dell'Epiro. Pirro si dichiarò d'accordo nella volontà di ottenere per sé il controllo del Peloponneso, ma il suo esercito trovò un'inaspettata resistenza, tale da impedirgli ogni assalto su Sparta<ref>{{Cita|Plutarco|27|Plutarco}}.</ref>. Il re, allora, decise di passare l'inverno nel Peloponneso per poi riprendere la campagna di conquista in primavera<ref>{{Cita|Plutarco|29|Plutarco}}.</ref> dato che gli era stata offerta la possibilità di intervenire in una disputa interna alla città di Argo.
 
Entrato di soppiatto con l'esercito in città, Pirro si ritrovò coinvolto in una confusa battaglia strada per strada. Una donna anziana, vedendolo dal tetto della sua casa, gli lanciò una tegola che, secondo quanto si dice, lo colpì e lo distrasse, permettendo a un soldato argivo di ucciderlo. I suoi resti furono portati nel tempio di [[Demetra]]<ref>{{Cita|Pausania|1.13.8|Pausania}}.</ref>.