Fiaba: differenze tra le versioni

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=== Il rito d'iniziazione ===
Nel [[1946]] appariva in [[lingua russa|russo]] il [[saggio]] di [[Vladimir Propp]] ''Le radici storiche dei racconti di fate'' e già nel [[1949]] usciva a [[Torino]] nella traduzione italiana di [[Clara Coisson]]<ref>Vedi prefazione {{cita|''Morfologia della fiaba - Le radici storiche dei racconti di magia''||Vladimir Propp}}.</ref>. Il libro sulle radici storiche doveva essere in origine il capitolo conclusivo del saggio sulla morfologia della fiaba: dopo averne studiato la forma, il [[folklorista]] ne indagava le origini, la genesi con l'ausilio delle ricerche [[Etnografia|etnografiche]] del tempo. Ma la ricerca si sviluppò tanto da diventare un libro a sé stante.
 
La conclusione che Propp raggiunge attraverso un lungo esame analitico è che per la maggior parte gli elementi costitutivi delle fiabe debbano farsi risalire a riti e [[mito|miti]] "primitivi" (del regime del [[clan (antropologia)|clan]]), e più specialmente al "ciclo d'iniziazione" e alle "rappresentazioni della [[morte]]".
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Nel periodo prebellico la tradizionale ricerca sulle fiabe si rivolgeva principalmente al contenuto ed esclusivamente di quelle fiabe che si ritenevano molto antiche; tuttavia, dopo la [[prima guerra mondiale]], all'interesse per il narratore si unisce l'interesse per gli ascoltatori e, di conseguenza, l'interesse per il contesto sociale in cui si colloca la narrazione.
 
Il noto psicoanalista austriaco [[Bruno Bettelheim]], morto nel [[1990]], autore del libro: ''Il mondo incantato''<ref>[http://www.culturaesvago.com/significato-psicologico-della-fiaba B.Bruno Bettelheim., ''Significato psicologico della fiaba'']</ref>), analizza il significato psicologico della fiaba e l'aiuto che può offrire nel delicato periodo della crescita dell'individuo. La fiaba evoca situazioni che aiutano il bambino ad elaborare le difficoltà che deve affrontare nel corso della sua esistenza. Ogni fiaba proietta nel lieto fine l'integrazione di qualche conflitto interiore. ''Hänsel e Gretel'', che alla fine sconfiggono la perfida strega, dimostrano che è possibile superare la paura, frequente nel bambini, di essere abbandonati dai propri genitori. In ''Pollicino'' è il piccolo uomo intelligente a sconfiggere il feroce e stupido gigante.
 
Ai giorni nostri [[Clarissa Pinkola Estés]] (una psicologa autrice del libro: ''Donne che corrono con i lupi - Il mito della donna selvaggia''<ref>[http://www.ilgiardinodeilibri.it/autori/_clarissa-pinkola-estes.php Informazioni e schede sui saggi dell'autrice ne "Il Giardino dei Libri"]</ref>) ha raccolto una notevole mole di materiali attinto dal mondo delle fiabe e dei racconti popolari e su tale base ha costruito una interpretazione [[Psicoanalisi|psicoanalitica]], enucleando una serie di archetipi di tipologie femminili utili per descrivere la [[psiche]] della donna. La psicologa parte dal presupposto che in ogni donna si nasconde un essere naturale e selvaggio, una forza potentissima formata di istinti e creatività passionale. La donna selvaggia rappresenta, secondo l’autrice, una specie gravemente minacciata<ref>[http://www.girodivite.it/Clarissa-Pinkola-Estes-Donne-che.html su "Girodivite"]</ref>. Benché la sua presenza sia innata, secoli di cultura e civiltà l’hanno soffocata cercando di rintuzzarne gli slanci più pericolosi, incanalandola in uno [[stereotipo]] rigido di sottomissione.
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|pp= 480
|isbn= 978-88-8289-843-4
|cid= Vladimir Propp
}}
* {{Cita libro |autore = [[Michele Rak]] |titolo = Logica della fiaba |città = Milano |editore = Bruno Mondadori |anno = 2005 |isbn = 88-424-9613-8}}