Assedio di Capua (211 a.C.): differenze tra le versioni

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{{citazione|Questi, che nessuna forza nemica aveva fino ad allora vinto, furono corrotti dall'eccessiva comodità e dai piaceri tanto maggiormente, in quanto erano nuovi ai piaceri, ed ora si trovavano immersi in modo sfrenato. Infatti, il sonno, il vino, i banchetti, le prostitute, i bagni, l'ozio, che con l'abitudine si faceva sempre più dolce, fiaccarono talmente tanto il corpo e l'animo dei soldati cartaginesi, che da quel momento in poi, vennero difesi più dalla fama delle vittorie passate che dal loro valore presente.|{{cita|Livio|XXIII, 18.11-12}}.}}
Livio critica la scelta di aver trascorso l'inverno a Capua, poiché ritiene che l'esercito cartaginese non ottenne mai più l'antica disciplina. Essi rimasero impigliati in tresche con donne locali. Altri, una volta riprese le marce e le numerose fatiche militari, si sentirono mancare le forze fisiche e psicologiche, quasi fossero tornati ad essere delle semplici reclute. Furono poi molti a disertare per poter far ritorno a Capua, senza aver ottenuto alcuna licenza.<ref>{{cita|Livio|XXIII, 18.12-16}}.</ref> Queste affermazioni vennero però contestate dallo storico italiano, [[Gaetano De Sanctis]], il quale attribuì la riscossa romana, non tanto al fatto che i Cartaginesi si rilassarono con i famosi «ozi capuani», ma alla tenacia, disciplina delle armate romane.<ref>{{cita|De Sanctis 1967|''L'età delle guerre puniche'', vol.III, parte II, pp.212 ss}}.</ref>
 
Gli uomini di Annibale ebbero finalmente la possibilità di riposare godendo dalla calorosa accoglienza della popolazione locale.<ref name="SL178">{{cita|Lancel 2002|p. 178}}.</ref> La tradizione storiografica romana, in particolare Tito Livio, ha enfatizzato l'importanza di questi cosiddetti "ozi di Capua" che avrebbero compromesso la solidità e la combattività dell'esercito annibalico, fiaccato dalle libagioni e dai piaceri del soggiorno nella città campana.<ref name="SL178"/> Questa interpretazione tradizionale peraltro non trova riscontro in Polibio ed è stata fortemente messa in dubbio dalla storiografia moderna che la ritiene tendenziosa e sostanzialmente errata; in particolare si è evidenziato come anche dopo l'inverno di riposo a Capua, Annibale e il suo esercito dimostrarono la loro superiorità e furono in grado per altri dieci anni di rimanere in campo in Italia senza subire reali sconfitte e senza che gli eserciti romani riuscissero a cacciarli dalla penisola.<ref name="SL178"/>
 
===Anno 215 a.C.: da Cuma a Nola===