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== Panoramica ==
La riflessione di Benedict Anderson, ponendosi sulla scia del lavoro di [[George Mosse]], ribadisce la proposta di considerare la [[nazione]] non pensandola come un dato/fatto di natura, ma come il prodotto di processi culturali e concettuali di particolare tipo, un [[Costruttivismo (filosofia)|costrutto]] artificiale determinato dall'incessante produzione [[mitopoiesi|mitopoietica]] di simboli, dall'[[invenzione della tradizione|invenzione di tradizioni]] e dai processi di creazione di un [[immaginario collettivo|immaginario comune]] e di un orizzonte di [[memoria collettiva|memorie collettivamente condivise]]: un processo di "costruzione", quello definito da Anderson, che si estende nel tempo e nello spazio, nel quale hanno un ruolo processi sociali e antropologi (artificiali, "naturali", ma a cui non sono estranee componenti completamente [[casualità|casuali]]) che vedono il prevalere di alcune lingue su altre. L'emergere dei nazionalismi è un fenomeno storico che risale al [[XVII secolo|'700]] e all'[[XVIII secolo|'800]], ma i fautori del nazionalismo riposano sull'assunto che le nazioni siano sempre esistite: da qui la necessità di "inventare", laddove questo assunto non sia sostenibile per l'esistenza di evidenti cesure storiche, di richiamarsi al risveglio/ritrovamento di una presunta nazione sopita/perduta. Il tema dell'invenzione del passato non era
|titolo = The Invention of Tradition
|autore = [[Eric Hobsbawm]], [[Hugh Trevor-Roper]], Prys Morgan, David Cannadine, Bernard S. Cohen, Terence Ranger
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