Giansenismo: differenze tra le versioni

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Il Giansenismo influenzò in varia misura molti filosofi e intellettuali: si pensi a [[Blaise Pascal]] o ad [[Alessandro Manzoni]]. Nel [[1713]] [[papa Clemente XI]] intervenne per condannare un'opera di [[Pasquier Quesnel]], commento giansenista del [[Nuovo Testamento]]. In questo frangente si ebbe il dissenso di parte del [[clero]] francese che riteneva che il [[papa]], insieme alle teorie eretiche, avesse condannato anche affermazioni ortodosse. Questo episodio, comunque, non è da ritenersi tanto una difesa del giansenismo ma un momento del [[Gallicanesimo]], cioè la pretesa di autonomia della [[Chiesa cattolica francese|chiesa francese]]. In [[Francia]], infatti, il Giansenismo si estinse verso la metà del [[XIX secolo]].
 
In [[Italia]] ebbe un influenza limitata, fatta salva l'opera del [[vescovo]] di [[Pistoia]] e [[Prato]] [[Scipione de' Ricci]], che riuscì ad influenzare il clero e i politici toscani, soprattutto il granduca [[Pietro Leopoldo di Lorena|Pietro Leopoldo]] organizzando un [[Sinodo di Pistoia|Sinodo]] per promuovere il Giansenismo. Questo vescovo riformatore fu inviso agli aretini del "[[Viva Maria]]", che durante la loro insurrezione lo imprigionarono. Tale Sinodo fu condannato da papa [[Papa Pio VI|Pio VI]] con la Costituzione apostolica ''Auctorem fidei'' del [[28 agosto]] [[1794]].
 
All'inizio del [[XVIII secolo]] alcuni giansenisti in fuga dalla Francia si rifugiarono in [[Olanda]]. Lì, a [[Utrecht]], fondarono una [[diocesi]] che, attraverso varie vicissitudini, fu il nucleo delle attuali [[Chiesa dei Vecchi Cattolici|chiese Vecchio-Cattoliche]] o [[Chiese sinodali|Sinodali]], soprattutto olandesi, che si riconoscono nella [[Convenzione di Utrecht]], risalente al [[1952]].