Alberto Burri: differenze tra le versioni
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== Biografia ==
Dopo la laurea in medicina, conseguita nel [[1940]], nel corso della [[seconda guerra mondiale]] fu [[ufficiale medico]]. Fatto prigioniero in [[Tunisia]] dagli americani, fu recluso, insieme a [[Giuseppe Berto]] e [[Beppe Niccolai]], nel "criminal camp" per non cooperatori del [[campo di concentramento di Hereford]] (in [[Texas]]), dove cominciò a dipingere.<ref>
Tornato in [[Italia]] nel [[1946]], si trasferisce a [[Roma]], dove l'[[1947|anno successivo]] tiene la sua prima personale alla galleria La Margherita. Nel [[1948]], espone sempre nella stessa galleria, le prime opere astratte: ''Bianchi'' e ''Catrami''.
Nel [[1949]] realizza ''SZ1'', il primo ''Sacco'' stampato. Nel [[1950]] comincia con la serie ''le Muffe'' e i ''Gobbi'' e utilizza per la prima volta il materiale logorato nei ''Sacchi''. Nel [[1950]] Burri partecipa alla fondazione del [[Gruppo Origine]]<ref>http://www.treccani.it/enciclopedia/alberto-burri_res-78159e29-87e7-11dc-8e9d-0016357eee51_(Enciclopedia_Italiana)/</ref>, insieme a [[Mario Ballocco]], [[Giuseppe Capogrossi]] ed [[Ettore Colla]]. Il gruppo si scioglie nell'aprile [[1951]]. Fu conoscente di [[Brajo Fuso]], artista perugino, col quale aveva animate discussioni su tecniche e materiali.
Nel [[1952]] espone per la prima volta alla [[Biennale di Venezia]], presentando l'opera il ''Grande Sacco''. Con le mostre di [[Chicago]] e [[New York]] del [[1953]] inizia il grande successo internazionale. Nel 1952 [[Robert Rauschenberg]], mentre trascorre quasi un anno a Roma, visita lo studio di Alberto Burri, potendo così vedere i ''Sacchi''.
Nel [[1954]] realizza piccole combustioni su carta. Continua a utilizzare il fuoco anche negli anni successivi, realizzando ''Legni'' ([[1956]]), ''Plastiche'' ([[1957]]) e ''Ferri'' ([[1958]] circa).
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Nel 1973 Burri riceve dall'Accademia Nazionale dei Lincei il "[[Premio Feltrinelli]]" per la Grafica, con la seguente motivazione: “per la qualità e l'invenzione pur nell'apparente semplicità, di una grafica realizzata con mezzi modernissimi, che si integra perfettamente alla pittura dell'artista, di cui costituisce non già un aspetto collaterale, ma quasi una vivificazione che accoppia il rigore estremo ad una purezza espressiva incomparabile”.
Nel 1976 Alberto Burri crea (avvalendosi dell'aiuto "tecnico" del ceramista [[Massimo Baldelli]]) un cretto di imponenti dimensioni, il '[[Grande Cretto Nero]]' esposto nel giardino delle sculture Franklin D. Murphy dell'Università di Los Angeles (UCLA). Altra opera analoga, per stile, forza espressiva e imponenti dimensioni è esposta a Napoli, nel museo di Capodimonte.h<ref>ttp://www.treccani.it/enciclopedia/alberto-burri_(Enciclopedia_Italiana)/</ref>
Nel 1977 espone un'importante antologica al [[Solomon R. Guggenheim Museum]] di New York dal titolo "Alberto Burri. A retrospective View 1948-77".
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