William Shakespeare: differenze tra le versioni
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Inizialmente, come era tradizione in età elisabettiana, Shakespeare collaborò con altri drammaturghi alla stesura delle sue prime opere<ref>{{Cita|Wells, Orlin, 2003|p. 49}}</ref>; tra queste vi sono ''[[Tito Andronico]]'', della quale un drammaturgo di fine Seicento disse "egli si è limitato soltanto a perfezionare con il suo magistrale tocco uno o due dei personaggi principali"<ref>Edward Ravenscroft (1654?–1707) in {{cita libro|cognome=Bate|nome=Jonathan|titolo=Arden Shakespeare|anno=1996|editore=Titus Andronicus|p=79|isbn={{NoISBN}}}}.</ref>. ''[[I due nobili congiunti]]'', scritta in collaborazione con [[John Fletcher]], e ''[[Cardenio]]'', andata perduta, hanno una documentazione sull'attribuzione a Shakespeare precisa.
Le prime opere di Shakespeare furono incentrate su [[Enrico VI d'Inghilterra|Enrico VI]]; ''[[Enrico VI, parte I]]'', composto tra il [[1588]] e il [[1592]], potrebbe essere la prima opera di Shakespeare, sicuramente messa in scena, se non commissionata, da [[Philip Henslowe]]. Al successo della prima parte fanno seguito ''[[Enrico VI, parte II]]'', ''[[Enrico VI, parte III]]'' e ''[[Riccardo III (Shakespeare)|Riccardo III]]'', costituendo a posteriori una tetralogia sulla [[guerra delle due rose]] e sui fatti immediatamente successivi; queste furono in diversa misura composte a più mani attingendo copiosamente dalle ''Cronache'' di [[Raphael Holinshed]], ma sempre più segnate dallo stile caratteristico del drammaturgo, descrivendo i contrasti tra le dinastie [[Casato di
[[File:Taming of the Shrew.jpg|thumb|Incisione da una scena de ''[[La bisbetica domata]]'', atto IV, scena III.]]
Molte opere risalenti al primo periodo della carriera di Shakespeare furono influenzate dalle opere di altri drammaturghi elisabettiani, in particolare [[Thomas Kyd]] e [[Christopher Marlowe]], dalle tradizioni del dramma medievale e dalle opere di [[Seneca]]<ref>{{Cita|Ribner, 2005|p. 67}}</ref><ref>{{cita libro|cognome=Cheney|nome=Patrick Gerard|titolo=The Cambridge Companion to Christopher Marlowe|anno=2004|editore=Cambridge University Press|città=Cambridge|lingua=inglese|p=100|isbn=0-521-52734-1}}.</ref>. Di datazione controversa, ma collocabili prima delle opere della maturità, sono un piccolo gruppo di commedie, in cui è forte l'influenza dell'[[eufuismo]] e dei testi dei letterati rinascimentali e alle ambientazioni italiane. Di questo periodo fanno parte ''[[I due gentiluomini di Verona]]'', ''[[La commedia degli errori]]'', in cui vi sono elementi riconducibili ai modelli classici, e ''[[La bisbetica domata]]'', derivante probabilmente da un racconto popolare<ref>{{Cita|Honan, 1998|pp. 96–100}}</ref><ref>{{Cita|Schoenbaum, 1987|pp. 159-161}}</ref>.
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Dal 1594, la peste e l'inasprirsi della censura provocarono la scomparsa di molte compagnie, mentre nacquero nuove realtà teatrali, come ''[[The Lord Chamberlain's Men]]'', di cui fece parte come autore e attore. L'abilità del drammaturgo di identificare i temi più richiesti e il suo talento nella riscrittura dei copioni perché non incappassero nei tagli del [[Master of the Revels]] gli assicurarono in questo periodo una rapida ascesa al successo. Le prime commedie shakespeariane, influenzate dallo stile classico e italiano, con strette trame matrimoniali e precise sequenze comiche, dal 1594 cedono il passo all'atmosfera romantica, con toni a volte più scuri e propri di una [[tragicommedia]]<ref>{{Cita|Ackroyd, 2006|p. 235}}</ref>.
In tutte le opere di questa fase è presente il ''wit'', gioco letterario basato sulle sottigliezze lessicali. Shakespeare riesce a rendere strumenti espressivi i giochi di parole, gli [[ossimoro|ossimori]], le [[figura retorica|figure retoriche]], che non sono mai fini a sé stessi, ma inseriti a creare voluti contrasti tra l'eleganza della convenzione letteraria e i sentimenti autentici dei personaggi<ref>{{cita libro|cognome=Shakespeare|nome=William|curatore=William Alexander Lawson|titolo=Shakespeare's wit and humor|anno=1912|editore=G. W. Jacobs|lingua=inglese|isbn={{NoISBN}}}}</ref>. Questo periodo caratterizzato quindi da [[commedia romantica|commedie romantiche]] ha inizio tuttavia con una tragedia, ''[[Romeo e Giulietta]]'', una delle opere più note di Shakespeare, proseguendo poi con ''[[Sogno di una notte di mezza estate]]'', che contiene diversi elementi inediti nelle opere del bardo come la magia e le fate, e ''[[Il mercante di Venezia]]''<ref>{{Cita|Wood, 2003|pp. 205–206}}</ref><ref>{{Cita|Honan, 1998|p. 258}}</ref>. Completano le opere di questa fase degli scritti shakespeariani l'ingegno e i giochi di parole di ''[[Molto rumore per nulla]]''<ref>{{Cita|Ackroyd, 2006|p. 359}}</ref> la suggestiva cornice rurale di ''[[Come vi piace]]'', la vivace allegria de ''[[La dodicesima notte]]'' e ''[[Le allegre comari di Windsor]]''<ref>{{Cita|Ackroyd, 2006|pp. 362–383}}</ref>.
Negli stessi anni nacque la seconda serie di drammi storici inglesi; dopo la lirica ''[[Riccardo II (Shakespeare)|Riccardo II]]'', scritta quasi interamente in versi, Shakespeare presentò, alla fine del [[XVI secolo]], alcune commedie in prosa, come ''[[Enrico IV, parte I]]'' e ''[[Enrico IV, parte II|II]]'' ed ''[[Enrico V (Shakespeare)|Enrico V]]''. L'ultimo scritto di questo periodo fu ''[[Giulio Cesare (Shakespeare)|Giulio Cesare]]'', basato sulla traduzione di [[Thomas North]] delle ''[[Vite parallele]]'' di [[Plutarco]]<ref>{{Cita|Ackroyd, 2006|p. 356}}</ref>. La produzione di opere storiche riguardanti le origini della dinastia regnante andò di pari passo con il successo suscitato da tale genere. ''[[Edoardo III (Shakespeare)|Edoardo III]]'', attribuibile a Shakespeare solo in parte, offre un esempio positivo di monarchia, contrapposto a quello del ''Riccardo III''. ''[[Re Giovanni (Shakespeare)|Re Giovanni]]'', abile riscrittura shakespeariana di un copione pubblicato nel [[1591]], narra di un monarca instabile e tormentato e dei discutibili personaggi che lo circondano. In queste opere i suoi personaggi divennero più complessi e teneri, mentre si passa abilmente tra scene comiche e serie, tra prosa e poesia, raggiungendo una notevole varietà narrativa. Fu determinante per il successo dei drammi l'introduzione di personaggi fittizi a cui il pubblico si affezionò, come [[Falstaff]]<ref>{{Cita|Shapiro, 2005|p. 150}}</ref>.
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