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Giovanni da Norcia si mise allora in contatto con monsignor Pietro Paolo Angelini di Cantalupo, maestro di casa di [[Marcantonio Colonna]], che promise di contattare allo scopo il [[cardinal nipote]] [[Carlo Borromeo]]. Dopo che anche tale canale si fu rivelato infruttuoso, Benedetto e Giovanni riuscirono a incontrare il [[coppiere]] papale Giulio Giannotti, cui il 13 dicembre consegnarono una supplica da inoltrare al papa, ottenendo in cambio la promessa di essere introdotti presso di lui. La sera tutti i congiurati si ritrovarono al palazzo del conte Manfredi, nel [[Colonna (rione di Roma)|rione Colonna]], coricandosi tutti insieme in vista del nuovo tentativo da perpetrare l'indomani.
 
Nella notte tuttavia il cavalier Pelliccione si recò in Vaticano e, dopo molte insistenze, riuscì a farsi introdurre presso il pontefice, cui denunciò la congiura. Il mattino dopo i birri papali irruppero a palazzo Manfredi, arrestando tutti i congiuratidue tranneAccolti (sebbene Benedetto avesse cercato disperatamente di occultare le prove gettando il contesuo Canossastiletto e delle carte da una finestra), il qualeconte Taddeo con sua moglie, Giovanni da Norcia, Prospero Pittori e un altro servo di casa. Il Canossa, accortosi in tempo dell'arrivo deidelle bargelliguardie, era riuscitoriuscì a fuggire dal tetto, delma palazzo.venne La suatratto fugain terminòarresto quattro giorni dopo, quando venne a sua volta fermato in casa di una prostituta presso [[piazza del Popolo (Roma)|Piazza del Popolo]].
 
== Le indagini e il processo ==