Felice Ippolito: differenze tra le versioni

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Il Comitato da lui amministrato non aveva personalità giuridica e non era per questo in grado di gestire risorse economiche. Nonostante questo Ippolito fu in grado di attuare diversi progetti di sviluppo del settore nucleare, tra cui le [[Centrale elettrica|centrali]] di [[Latina]], del [[Garigliano]] e di Trino Vercellese. L'[[Italia]] è in quel periodo {{citazione necessaria|il terzo paese al mondo per produzione di energia dal nucleare}} e dispone di competenze e [[know-how]] molto avanzate. Ippolito mira a rendere la nazione indipendente dal punto di vista energetico.
 
Sono state mosse pesantissime critiche sulla sua gestione del C.N.E.N., ben al di là della questione delle irregolarità amministrative: si tratta innanzitutto della sua discutibile ascesa alla direzione del Comitato; della sua gestione personalistica, con l'instaurazione di un apparato burocatico elefantiaco volto alla deresponsabilizzazione; del suo irrazionale approccio al problema della politica nucleare nazionale. La conseguenza è stata - a detta dei critici - la deriva e quindi il naufragio della politica nucleare in Italia, con un costo spaventoso per il bilancio nazionale e l'asservimento scientifico e tecnologico agli Stati Uniti e a altre nazioni europee, più cauti nelle progettazioni e più oculati nell'utilizzo dei fondi statali. <ref>Cfr. Mario SILVESTRI, "Il costo della menzogna. Italia nucleare 1945-1968", Einaudi, Torino 1968</ref>
 
Nel dicembre [[1955]] contribuisce alla fondazione del [[Partito Radicale (Italia)|Partito Radicale]] di [[Leopoldo Piccardi]], [[Mario Pannunzio]], [[Nicolò Carandini]] e altri esponenti della sinistra liberale legati all'ambiente della rivista ''[[Il Mondo (rivista)|Il Mondo]]''.