Utente:Leila2/Prove: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 6:
Dal 1999 a oggi la ''foto-musica'' si è espressa in numerose sonorizzazioni museali, dall'VIII e IX Biennale Internazionale di Fotografia di Torino (1999 e 2001) alle musiche per il Museo ferroviario di Bussoleno (2003), a quelle per le Miniere di Traversella e la Reggia di Venaria Reale (2004). Ha trovato forma anche in lavori per strumenti acustici e [[nastro magnetico]] (foto-suoni su [[CD]]).
 
Nel 2005 e 2006 la ''foto-musica con foto-suoni'' è stata oggetto di uno studio commissionato dalla Compagnia di San Paolo dal titolo ''Nuovi linguaggi museali - Le sonorizzazioni'', cui hanno partecipato, sotto la direzione dello stesso compositore, musicisti ([[Ennio Morricone]] e [[Tiziana Scandaletti]]), musicologi (Sandro Cappelletto e [[Franco Fabbri]]), sociologi (Marco Revelli), fisici e archittetti del Politecnico di Torino (Arianna Astolfi e Carlo Ostorero).
 
Così ne parla il musicologo Sandro Cappelletto: «Riccardo Piacentini ha in questi anni sviluppato una personale poetica, che ha battezzato ‘foto-suoni’. Ogni sito ha la sua vita e la sua storia acustica. Lui la raccoglie, la ‘fotografa’, la campiona, la restituisce elaborata quanto basta per riconoscerla, percependo insieme il suo intervento creativo: esemplare la serie di Gioco-treni che conclude il disco [Treni persi]. Assieme alla propria musica, sempre molto inventiva nelle scelte strumentali, e alla vocalità di Tiziana Scandaletti, sua preziosa compagna di... viaggio, Riccardo crea così un andare-venire tra il passato e il presente di un luogo collettivo [...] e la nostra individualità che percorre e vive quegli stessi spazi. Così, memoria e azione, passato e presente si uniscono. Lavorare con lui è uno stimolo continuo. [...] ‘Foto-suono’ come voce profonda della quotidianità e della memoria istantanee e rielaborate, sottratte alla transitorietà, recuperate ad una ricezione narrativa ed evocativa, più astratta e più vera. [...] Echi stratificati che si collegano ad una determinata visione, non inseguendo un realismo descrittivo, ma accostando al presente la percezione del passato, senza occultare né l'uno né l'altro».