Giustiniano I: differenze tra le versioni

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La conseguenza di ciò fu una seria rivolta scoppiata durante i giochi dell'[[ippodromo]] alle idi di gennaio del [[532]]. Tre giorni prima il ''[[praefectus urbi]]'' condannò a morte sette esponenti di entrambe le fazioni, presumibilmente per dimostrare ai Verdi, che si erano lamentati per il favore imperiale goduto dagli Azzurri,<ref>Le proteste dei Verdi sono riferite da Teofane, che riporta un dialogo tra i Prasini (o Verdi) e il banditore che parlava in nome dell'Imperatore. Essi si lamentarono all'ippodromo per le iniquità commesse nei loro confronti e l'appoggio dato dall'Imperatore alla fazione opposta. Quando videro che non ebbero effetto iniziarono a offendere l'Imperatore affermando che sarebbe stato meglio che suo padre Sabbazio non fosse mai nato e dandogli dell'asino, tiranno spergiuro e omicida; poco dopo, indignati, abbandonarono l'ippodromo. Secondo J.B. Bury questo dialogo tra imperatore e sudditi potrebbe non aver nulla a che vedere con la rivolta di Nika e potrebbe riferirsi a un'altra rivolta. V. JB Bury, Cap. XV. La più recente opera di Evans, ''The age of Justinian'', invece sostiene che il dialogo avvenne lo stesso giorno dell'esecuzione dei criminali e la stessa esecuzione sarebbe stata decretata per mostrare ai Verdi che anche gli Azzurri venivano puniti, versione confermata anche dal lemma "Giustiniano I" dell'enciclopedia Treccani.</ref> l'imparzialità del governo. Tuttavia due dei faziosi (uno appartenente agli Azzurri e l'altro ai Verdi) condannati all'impiccagione si salvarono perché la corda si spezzò e riuscirono a fuggire trovando rifugio in una chiesa. Tre giorni dopo, ai giochi dell'ippodromo, le due fazioni chiesero la grazia dei due criminali salvatisi per miracolo ma non ricevendo risposta si rivoltarono entrambe. Ebbe così inizio la rivolta di Nika, dal grido con cui le due fazioni diedero inizio alla rivolta ("Nika", cioè "Vinci").
 
L'Imperatore tentò di trattare con i rivoltosi, destituendo i ministri [[Triboniano]] e [[Giovanni di Cappadocia]], invisi daiai faziosi, ma ciò non bastò a spegnere la rivolta e le due fazioni proclamarono imperatore [[Ipazio]], nipote di [[Anastasio I Dicoro|Anastasio I]].<ref>{{cita|Bury|pp. 41-42.}}</ref> Giustiniano, disperato, aveva già pronte le navi per fuggire dalla capitale ma Teodora riuscì a dissuaderlo affermando che avrebbe preferito morire da imperatrice piuttosto che perdere il trono fuggendo.<ref>{{cita|Bury|p. 45.}}</ref> Incoraggiato dalle parole di Teodora, Giustiniano diede a [[Narsete (generale bizantino)|Narsete]] il compito di corrompere gli Azzurri con del denaro, mentre [[Belisario]] e [[Mundo (generale)|Mundo]] dovevano sedare la rivolta con le armi, che si concluse con il massacro di oltre 30.000 persone nell'ippodromo.<ref>{{cita|Bury|pp. 46-47.}}</ref> Il giorno successivo vennero giustiziati l'usurpatore Ipazio e il complice Pompeo.
 
Negli anni successivi alla rivolta sembra che le fazioni si fossero comportate bene ed eventuali disordini furono stroncati sul nascere.<ref>{{cita|Bury|p. 48.}}</ref> L'Imperatore riedificò [[Hagia Sophia|Santa Sofia]] e le altre chiese ed edifici danneggiati durante la rivolta.