E l'eco rispose: differenze tra le versioni

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Il racconto ha inizio nell’autunno del 1952, nel piccolo villaggio afghano di Shadbagh. Qui vi risiedono i due bambini protagonisti della storia, Abdullah, di dieci anni, e Pari, la sua sorellina di tre anni.
Orfani di madre, crescono in grande povertà, accuditi dal padre, Sabur, e dalla matrigna, Parwana, e in compagnia del fratellastro, Iqbal. Tra loro vi è un amore fuori dal comune che li lega molto. Purtroppo, questo loro legame è destinato a rompersi. Infatti, un giorno Sabur, con il pretesto dell’aver trovato un lavoro, lascia il villaggio per accompagnare la figlia Pari a Kabul. Al viaggio, nonostante la contrarietà del padre, si unisce Abdullah.
Una volta giunti a Kabul vengono ospitati dallo zio Nabi, fratello di Parwana, che lavora come autista e maggiordomo presso la ricca famiglia Wahdati. È in questo momento che Abdullah capisce che sta per avvenire qualcosa di tragico. Infatti, la sorellina Pari viene lasciata in affido definitivamente ai coniugi Wahdati, per realizzare in desiderio della signora Nila di avere una figlia, in cambio di un grande contributo economico. Abdullah si trova costretto ad accettare la decisione del padre, anche se non riuscirà mai a perdonarlo.
 
Nila è una giovane poetessa dalle idee progressiste, che fuma sigarette in pubblico, ascolta jazz ed esprime liberamente le sue opinioni, dunque una persona molto libera. Con l’inizio della lunga guerra russo-afghana lei e Pari si trovano costrette a lasciare l’Afghanistan e trasferirsi in Europa, a Parigi.
Con la guerra Kabul cade in rovina e alla fine del conflitto molti stranieri corrono in aiuto. Tra questi vi è, per esempio, il chirurgo plastico greco Markos Varvaris, che vi si reca nel 2002 e che affitta la casa ereditata dall’ormai vecchio Nabi dopo la morte del suo padrone, il signor Wahdati.
 
Un’altra persona che interviene come volontaria dopo la guerra è l’infermiera bosniaca Amra Ademovic, che assiste i feriti all’ospedale Wazir Akbar Khan, risiedente anche lei nella casa di Nabi, insieme a Markos e ad altri medici dell’equipe di volontariato.
Dopo la guerra giungono a Kabul anche persone che, emigrate, tornano per riappropriarsi di ciò che è rimasto dei loro beni. Tra questi, i due cugini Idris e Timur, che erano emigrati in California, a San José, negli anni Ottantaottanta e che nel 2003 fanno ritorno nella loro città. Timur ora è un immobiliarista e Idris un medico. Quest’ultimo si dimostra molto disponibile ad aiutare i bisognosi, in particolare Roshi, una ragazzina deturpata dallo zio con un colpo di ascia alla testa. Conclusi i loro affari, i due cugini fanno ritorno a San José, dove ricompare uno dei principali protagonisti, Abdullah, che evidentemente era fuggito anche lui dalla guerra. Ora lavora in un ristorante afghano, l’''Abe’s Kabob House'', e vive con la moglie Sultana e con la figlia, Pari, chiamata così in ricordo della sorellina, da tanto tempo lontana da lui.
 
Relativamente alla guerra si descrivono anche i cambiamenti avvenuti nel piccolo villaggio di Shadbagh, con cui si è aperto il romanzo. Dopo la guerra a provvedere al risanamento del villaggio vi è un ex comandante che, avendone la possibilità, finanzia e progetta molte costruzioni e aiuta i più poveri. Tra questi vi è anche Iqbal, ormai vecchio e malandato, sempre accompagnato dal figlio, Gholam, che era fuggito in Pakistan durante la guerra ed ora è ritornato a Shadbagh con l’intenzione di riappropriarsi dei suoi terreni. Viene però respinto dal comandante, poiché ha costruito la sua grande villa proprio sui suoi terreni e non intende restituirglieli. Fino a quando, un giorno, Iqbal viene assassinato dalle guardie del corpo dell’ex comandante.
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== Tematiche ==
Si tratta di una ''raccolta di racconti'' in ognuno dei quali viene descritta la vita di un personaggio, legato agli altri da uno stretto rapporto di amicizia o parentela. Così viene affrontata la storia di una stessa famiglia, che si dipana dagli anni Cinquantacinquanta ad oggi attraverso tre generazioni. In questo modo si arriva a definire un intreccio narrativo coinvolgente e appassionante che permette all’autore di raccontare le vicissitudini di una famiglia spostando di continuo il punto di vista. Ogni personaggio ha una sua visione del mondo, una sua psicologia. Khaled Hosseini, infatti, disegna i suoi personaggi con fisionomie molto diverse le une dalle altre, con caratteri molto differenti, che evidenziano il fatto che abbiano destini diversi. In questo romanzo, in effetti, il destino ha un ruolo molto importante. Viene infatti evidenziata una questione banalissima che noi spesso dimentichiamo e dalla quale, in questo racconto, discendono molte disgrazie: nessuno di noi sceglie dove nascere e da chi nascere, è totalmente casuale. Con questo l’autore vuole introdurre il tema dell’identità. L’inquadramento parentale dei protagonisti è infatti difficile e dunque è anche difficile definirne l’identità, poiché è la famiglia che ti fa avere senso come persona umana e come persona nel mondo. Nel libro si parla di persone che vivono una vita che improvvisamente viene sconvolta e che si trovano col dover sviluppare una nuova forma di identità.
Questo accade in modo evidente a Pari e Abdullah, che vengono strappati all’improvviso l’uno dall’altro. Con la loro separazione l’autore introduce anche un altro tema, quello della lacerazione affettiva. Un tema che permane per tutto il romanzo e che traspare anche nel titolo. Il titolo è ispirato alla poesia di William Blake ''Il canto della nutrice'', in cui sono descritti dei bambini che giocano e non vogliono rientrare in casa, disubbidendo al richiamo della balia. In particolare si riferisce all’ultima strofa: “I bimbi saltarono e gridarono e risero, e tutte le colline fecero eco”. L’autore dunque paragona la lacerazione affettiva ad un’onda sonora che va lontano, fa soffrire le persone che raggiunge, per poi rimbalzare e tornare indietro da chi l’ha prodotta.
Viene anche citato il poeta persiano Rumi vissuto nel XIII secolo. Con dei suoi versi trascritti all’inizio del libro, l’autore apre il romanzo, invitando il lettore ad andare oltre l’apparenza: “Ben oltre le idee di giusto o sbagliato c’è un campo. Ti aspetterò laggiù”. Questi versi sono la chiave interpretativa del romanzo, poiché in esso non vi sono buoni o cattivi, non ci sono idee su chi agisce bene e chi agisce male. Secondo Hosseini ogni vicenda appare buona o cattiva a seconda del punto di vista da cui la si guarda. Dunque la sua visione del mondo si forma osservandolo da tutti i punti di vista, guardandosi intorno e capendo quale sia lo stile di vita altrui. Solo in questo modo si può conoscere il mondo abbastanza a fondo da poterne dare un giudizio personale.
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== Personaggi ==
* '''Abdullah''': Il ragazzino con cui si apre il racconto. Appare anche, anziano ed emigrato negli USA, nell'ultima parte.
* '''Pari''': Sorella minore di Abdullah. Adottata da piccola dai coniugi Wahdati . Scoprirà man mano le sue radici.
* '''Sabur''': Padre di Abdullah e Pari, dopo la morte della prima moglie si è risposato.
* '''Parwana''': Protagonista nel terzo capitolo. Seconda moglie di Sabur, dal quale ha avuto un figlio: Iqbal.
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* '''Markos''': Medico volontario a Kabul. Protagonista nell'ottavo capitolo.
* '''Odie''': Madre di Markos.
* '''Madaline''': Vecchia amica di Odie, si vergogna di sua figlia Thalia , che per colpa di un incidente, non può più mostrare il suo viso
* '''Thalia''': Figlia di Madaline, ha subito un grave incidente da bambina, si legherà molto a Markos.
* '''Pari''': Figlia di Abdullah, porta il nome di sua zia, cioè la sorella di Abdullah. È la protagonista nell'ultimo capitolo e anello della ricongiunzione famigliare.
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