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<ref>Nel 1963, [[Robert Neil Butler]], [["The life review: An interpretation of reminiscence in the aged"]], in [["Psychiatry"]], vol. 26, pp. 65-76; nel 1967, [[Robin C.A. Hunter]], [["On the experience of nearly dying"]], in [["American Journal of Psychiatry"]], vol. 124, pp. 122-126; nel 1972, [[Russel Noyes Jr.]], [["The experience of Dying"]], in [["Psychiatry"]], vol. 35, pp. 174-184. Nessuno di questi [[articoli]] risulta essere stato [[tradotto]] ed [[edito]] in [[italiano]].</ref>
Intanto abbiamo nel 1969 l'esordio di [[Elisabeth Kübler-Ross]] con [[“On Death and dying”]] (in italiano per la prima volta nel 19...
Bisogna arrivare invece al 1973, per sfatare un ben radicato mito: in princìpio, per così dire, non fu [[Raymond Moody]], ma, bensì, [[Jean Baptiste Delacour]], che, già per l'appunto nel lontano [[1973]], pubblicava il primo [[testo]] [[organico]] sull’[[argomento]]. ▼
per La Cittadella Editrice di Assisi, col titolo [[“La morte e il morire”]]), cui seguirà nel 1974 [[“Questions and answers on death and dying”]] (in italiano per la prima volta nel 1981 per l'Editore red./studio redazionale, col titolo [[“Domande e risposte sulla morte e il morire. Essere vicini a chi è prossimo a morire: alleviarne la sofferenza fisica e morale con rispetto della loro dignità umana, del bisogno di verità e di solidarietà”]]).
Il [[primo]] è un [[libro]]...
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Nonostante il nome francese dell'Autore, si tratta di un libro tedesco pubblicato col titolo originale di [[“Aus dem Jenseits zurück. Berichte von Totgeglaubten”]].
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Ma dunque, questo vero antesignano degli antesignani dell’epoca moderna è, in ogni caso, per l’appunto, [[Jean Baptiste Delacour]], con [[“Di ritorno dall’aldilà. Le sconvolgenti testimonianze di coloro che sono stati richiamati in vita. Sorprendenti analogie con i messaggi dei defunti”]] (edizione originale 1973, edizione italiana Armenia Editore, 1984).
Quindi, [["bypassando"]], per i [[motivi]] [[visti]], la [[Kübler-Ross]], possiamo adesso arrivare effettivamente a lui, il più noto studioso di questi fenomeni, e cioè il medico e psicologo americano [[Raymond Moody]], autore del celebre bestseller ''[[La vita oltre la vita]] (Life after life)'', pubblicato nel [[1975]] (titolo completo, [[“La vita oltre la vita. Studi e rivelazioni sul fenomeno della sopravvivenza”]], di [[Raymond A. Moody Jr]] (edizione originale 1975, edizione italiana Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 1977).<ref>[http://www.near-death.com/experiences/experts03.html Dr. Raymond Moody]</ref>▼
▲Anzi, prima di arrivare a [[Moody]], quel che effettivamente verrebbe cronologicamente subito dopo [[Delacour]], è [[“Sulla morte e il morire. Essere vicini a chi è prossimo a morire: alleviarne la sofferenza fisica e morale con rispetto della loro dignità umana, del bisogno di verità e di solidarietà”]], di [[Elisabeth Kübler-Ross]] (edizione originale 1974, edizione italiana red./studio redazionale, 1981); ma in effetti, ad essere [[rigorosi]], [[questo]] non è un [[libro]] [[specificamente]] sulle [[esperienze di premorte]], anzi l'[[autrice]] [[dichiara]] di [[non avere]] la [[competenza]] [[sufficiente]] per [[esprimersi]] sulla [[questione]] [["vita dopo la morte"]], [[concentrandosi]], quindi, solo sulla [[questione]] del [[fine-vita]].
▲E' in effetti un [[libro]] [[articolato]] in [[domande]] e [[risposte]], di [[estrema]] [[asciuttezza]] e [[lucidità]], [[senza]] [[fronzoli]] e [[senza]] un [[filo]] di [[retorica]], ma [[trasudante]] [[vera]] [[umanità]]; tuttavia, potendo comunque [[risultare]] un [[libro]] piuttosto [[crudo]] ed [[inevitabilmente]] [[drammatico]], dato che la [[Kübler-Ross]], se pure aveva [[acquisìto]] certe [[convinzioni]], [[comunque]] non aveva [[intenzione]] di [[palesarle]] (ad un certo punto, ma solo verso la [[fine]] del [[testo]], [[afferma]] "io [[credo]] che l'[[anima]] o lo [[spirito]] [[continuino]] a [[vivere]]", ed in un altro "[[prima di cominciare]] a [[lavorare]] con [[pazienti]] [[prossimi]] alla [[morte]], [[non credevo]] in una [[vita dopo la morte]]; [[oggi]] invece [[ci credo]], [[oltre]] ogni [[ombra di dubbio]]", ed in un altro ancora "io [[credo]] che i [[nostri]] [[corpi]] [[muoiano]] ma che lo [[spirito]], o l'[[anima]], sia [[immortale]]"), preferirei posporlo alla fine della “quadrilogìa” di quelli che risulteranno infine i [[testi]] [[editi]] in [[italiano]] di questa [[straordinaria]] [[donna]] ([[medico]] e [[psichiatra]]), e quindi a seguito di quelli che, del [[tema]] della [[vita dopo la morte]] [[effettivamente]] [[parleranno]]: lo si potrà così [["assorbire"]] [[meglio]], e l'[[impatto]] [[risulterà]] [[decisamente]] più [[morbido]]; in altri termini, penso sia meglio affrontare la [[problematica]] [[nuda e cruda]] del [[fine-vita]] con già [[alle spalle]] il [[bagaglio]] di un [[certo tipo]] di [[consapevolezza]].
▲Quindi possiamo adesso arrivare effettivamente a lui, il più noto studioso di questi fenomeni, e cioè il medico e psicologo americano [[Raymond Moody]], autore del celebre bestseller ''[[La vita oltre la vita]] (Life after life)'', pubblicato nel [[1975]] (titolo completo, [[“La vita oltre la vita. Studi e rivelazioni sul fenomeno della sopravvivenza”]], di [[Raymond A. Moody Jr]] (edizione originale 1975, edizione italiana Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 1977).<ref>[http://www.near-death.com/experiences/experts03.html Dr. Raymond Moody]</ref>
Un allora oscuro laureato in filosofia in procinto di diventare medico pubblicò, presso un'altrettanto oscura casa editrice americana, la [[Mockingbird Books Press]] ([[Covington]], [[Georgia]]), un testo piuttosto breve, di taglio divulgativo, nel quale sosteneva una tesi tanto semplice quanto sconvolgente: in seguito a crisi molto gravi, dopo un periodo di apparente morte clinica, alcuni di coloro che riprendono coscienza raccontano di aver vissuto, proprio nei momenti più critici, esperienze psichiche articolate e psicologicamente molto incisive.
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E, sempre dello stesso anno, è pure un capitolo dedicato in un’opera italiana: [[“Le near death experience: una possibile rappresentazione del sacro in prossimità della morte”]], di [[Daniele La Barbera]], [[Adriana Duci]] e [[Carmencita Mangano]], all’interno dei volumi di [[“Psicopatologia, cultura e dimensione del sacro”]], di [[Autori Vari]] ed a cura di [[Goffredo Bartocci]] (Edizioni Universitarie Romane, 1994).
Seguono, l’anno successivo, gli ultimi due capitoli della
Dopodiché: [[“Impara a vivere impara a morire. Riflessioni sul senso della vita e sull’importanza della morte”]], sempre di [[Elisabeth Kübler-Ross]] (edizione originale 1995, edizione italiana Gruppo Editoriale Armenia S.p.A., 2001).
Ora, dopo aver [[visto]] questi suoi [[ultimi]] [[tre]] [[testi]], possiamo [[tornare]]
), e [[“Domande e risposte sulla morte e il morire. Essere vicini a chi è prossimo a morire: alleviarne la sofferenza fisica e morale con rispetto della loro dignità umana, del bisogno di verità e di solidarietà”]] (edizione originale 1974, edizione italiana red./studio redazionale, 1981); per i [[motivi]] che erano stati [[menzionati]] a [[suo tempo]]. In quest'[[ordine]] ci viene [[restituito]] un [[quadro armonico]] ed un [[“corpus”]] [[unico]] sul suo [[lavoro]] di [[pioniere]] dell’[[assistenza ai malati terminali]] e della [[tanatologia]], in particolare in inerenza all’[[oncologìa pediatrica]] (anche se questo [[primo]] [[testo]] è [[quasi]] [[totalmente]] [[incentrato]] sul [[paziente]] [[adulto]]).
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I libri di questa [[donna]] sono effettivamente [[sconvolgenti]], ed è [[assai]] [[arduo]] non [[uscirne]], se non [[trasformati]], perlomeno [[profondamente]] [[toccati]]; per questo, è [[opportuno]] leggerli [["cum grano salis"]], anche [[riguardo]] al loro [[ordine]].
Vediamo, comunque, sia il [[retro]] di [[copertina]] di [[“Sulla morte e il morire”]], che di [[“Domande e risposte sulla morte e il morire”]].
Comunque, dal [[retro]] di [[copertina]] di [[“Sulla morte e il morire”]]: " Il malato prossimo alla morte deve attraversare diversi stadi, nella sua lotta per affrontare la malattia e la prospettiva della morte. Egli continuerà dapprima a comportarsi come se nulla fosse cambiato; poi reagirà con un atteggiamento di rifiuto; in seguito cercherà di 'contrattare' un po' di vita in più, o una riduzione della sofferenza; infine subentrano il distacco emotivo e l'accettazione. L'autrice di questo libro, che da molti anni si occupa di assistenza ai malati 'terminali', ha qui raccolto le risposte alle domande che più spesso le sono state rivolte: da pazienti e da infermieri; da assistenti sociali e da membri del clero; da persone che avevano subìto la perdita di un loro caro. Questa sua esperienza terapeutica e umana nella 'fase finale della crescita' (come la Kübler-Ross considera la morte) ci aiuta ad affrontare la realtà del morire: « cambia la qualità della vita, quando si è provato a fronteggiare la propria finitezza ». "▼
Il [[primo]]:
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Ora, peraltro, a [[conclusione]] di questa [[
Ed [[uno]] [[ne esiste]], e lo possiamo [[menzionare]] [[qui]] anche in questo caso [[derogando]] all'[[ordine]] [[cronologico]]: è [[“Perché credere nella vita oltre la morte?”]], di [[Robert Dawson]], con illustrazioni di [[Alice Englander]] (edizione originale 1998, edizione italiana Marietti 1820 Editore, 2000): il fatto che sia un [[testo]] illustrato per bambini non lo rende [[non leggibile]] anche dagli [[adulti]], ovviamente; ma quel che conta è proprio il suo [[introdurre]] le [[tematiche]] della [[morte]] e della [[vita dopo la morte]] in un [[pubblico]] di [[giovanissimi]].
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