Walter Map: differenze tra le versioni

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{{quote|si professano contrari al consumo della carne. Nutrono tuttavia diverse migliaia di maiali, vendendone poi la pancetta, forse non tutta; le teste, le zampe, i piedi non li danno, né li vendono, né li gettano; dove vadano a finire, lo sa Dio. Similmente rimane tra Dio e loro cosa facciano delle galline, di cui abbondano assai.}}
 
== LaI settacristiani valdesevaldesi ==
Walter Map è una delle fonti più antiche che riferiscano dell'esistenza dei valdesi che, nel ''De nugis curialium'', descrive privi {{quote|di fissa dimora, se ne vanno in giro in coppia a piedi nudi, vestiti di lana, senza possedere nulla, mettendo tutto in comune come gli apostoli e seguendo nudi un Cristo nudo.}}
 
Riferisce di quando, nel Concilio in Laterano, gli {{quote|vennero condotti due valdesi, che sembravano i capi della loro setta per discutere con me sulla fede [...] Per prima cosa proposi delle domande facilissime, che a nessuno è lecito ignorare, ben sapendo che le labbra dell'asino, abituato a mangiare i cardi, disprezzano la lattuga: "Credete in Dio Padre? "Risposero:"Crediamo". "E nel Figlio?" Risposero: "Crediamo". "E nello Spirito Santo? "Risposero: "Crediamo". Proseguii: "E nella madre di Cristo? "E quelli risposero egualmente: "Crediamo". E derisi da tutti con molti schiamazzi, si ritirarono confusi [...]}}
 
Infatti, l'espressione «madre di Cristo», di origine [[Nestorio|nestoriana]], era stata condannata al [[Concilio di Efeso]] del [[431]] e sostituita dogmaticamente con quella di «madre di Dio». Un'altra interpretazione dell'erroredella risposta biblicamente corretta (poiché Cristo è persona distinta da Dio) dei due valdesi è che essi non potevano dire di credere in Maria, non essendo ella compresa nella Trinità.
 
Comunque sia, a Map interessava metteresostenere inla rilievotesi comeche essi, che «chiedevano, con molta insistenza, che fosse confermata l'autorizzazione a predicare, poiché si credevano degli esperti, erano appena dei saccenti».
 
Walter Map scrisse anche una esortazione a non contrarre matrimonio, in forma di lettera indirizzata a un amico, la ''Dissuasio Valerii'' che, come la sua opera maggiore, testimonia il suo spirito di uomo di corte, aristocratico e spregiatore degli umili, curioso e spesso divertente, colto ma leggero e in definitiva superficiale. Gli sono anche attribuiti alcuni canti goliardici, tra i quali il famosissimo «Gaudeamus igitur».