Fenice: differenze tra le versioni
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[[Immagine:Phoenix detail from Aberdeen Bestiary.jpg|thumbnail|La fenice brucia in fiamme, da un bestiario medievale]]
Gli antichi [[Antico Egitto|egizi]] furono i primi a parlare del Bennu che poi nelle leggende greche divenne la '''Fenice'''. Uccello sacro favoloso, aveva l'aspetto di un'[[aquila reale]] e il piumaggio dal colore splendido, il collo color d'oro, rosse le piume del corpo e azzurra la coda con penne rosee, ali in parte d'oro e in parte di porpora, un lungo becco affusolato, lunghe zampe e due lunghe piume - una rosa e una azzurra - che le scivolano morbidamente giù dal capo (o erette sulla sommità del capo). In [[Egitto]] era solitamente raffigurata incoronata con l'Atef o con l'emblema del disco solare.
== Associazione con animali reali ==
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Il volatile più idoneo a rappresentarla è la [[Garzetta]]: una specie di uccello affine all'airone, di cui numerosi esemplari vennero sterminati solo poiché i loro ciuffi costituivano le "[[aigrettes]]" usate per confezionare i pennacchi coi quali si adornavano le dive .
Come l'[[airone]] che spiccava il volo sembrava mimare il sorgere del sole dall'acqua, la Fenice venne associata col sole e rappresentava il BA ("l'anima") del dio del sole [[Ra]] , di cui era l'emblema - tanto che nel tardo periodo il geroglifico del Bennu veniva impiegato per rappresentare direttamente Ra .
Quale simbolo del sole che sorge e tramonta, la Fenice presiedeva al giubileo regale. Ed essendo colei che ri-sorge per prima, venne associata al pianeta [[Venere (astronomia)|Venere]] - che appunto veniva chiamato "la stella della nave del Bennu-Asar" , e menzionata quale Stella del Mattino nell'invocazione:
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«''Io sono il Bennu, l'anima di Ra, la guida degli Dei nel Duat [l'oltretomba]. Che mi sia concesso entrare come un falco, ch'io possa procedere come il Bennu, la Stella del Mattino.''»
E come l'airone, che s'ergeva solitario sulla sommità delle piccole isole di roccia che sbucavano dall'acqua dopo la periodica inondazione del Nilo che ogni anno fecondava la terra col suo limo, il ritorno della Fenice annunciava un nuovo periodo di ricchezza e fertilità. Non a caso era considerata la manifestazione dell'[[Osiride]] risorto, e veniva spesso raffigurata appollaiata sul Salice, albero sacro ad Osiride. Per questa stessa ragione venne riconosciuta quale personificazione della forza vitale, e - come narra il mito della creazione - fu la prima forma di vita ad apparire sulla collina primordiale che all'origine dei tempi sorse dal caos acquatico.
Si dice infatti che il Bennu abbia creato sé stesso dal fuoco che ardeva sulla sommità del sacro salice di [[Heliopolis]].
Proprio come il sole, che è sempre lo stesso e risorge solo dopo che il sole "precedente" è tramontato, di Fenice ne esisteva sempre un unico esemplare per volta.
Da qui l'appellativo "semper eadem": sempre la medesima. Al giorno d'oggi sopravvive il modo di dire "essere una Fenice", ossia qualcosa di cui non si conosce l'uguale, introvabile, un esemplare unico. era sempre un maschio, e viveva in prossimità di una sorgente d'acqua fresca all'interno di una piccola oasi nel deserto d'Arabia, un luogo appartato, nascosto ed introvabile - citando il ben noto adagio di [[Pietro Metastasio|Metastasio]] ("Demetrio", atto II, scena III):
"''Come l'araba Fenice, che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa''".
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"''cantando così divinamente da incantare lo stesso Ra''"
- peraltro si dice anche che dalla gola della Fenice giunse il soffio della vita (=il Suono divino, la Musica) che animò il dio Shu
== La storia ==
Storicamente parlando, viene menzionata per la prima volta in un libro nell'esodo ([[VIII secolo
«''Un altro uccello sacro era la Fenice. Non l'ho mai vista coi miei occhi, se non in un dipinto, poiché è molto rara e visita questo paese (così dicono ad Heliopolis) soltanto a intervalli di 500 anni: accompagnata da un volo di tortore, giunge dall'Arabia in occasione della morte del suo genitore, portando con sé i resti del corpo del padre imbalsamati in un uovo di mirra, per depositarlo sull'altare del dio del Sole e bruciarli. Parte del suo piumaggio è color oro brillante, e parte rosso-regale (il cremisi: un rosso acceso). E per forma e dimensioni assomiglia più o meno ad un'aquila.''»
Proprio a questo spannometrico resoconto di Erodoto, dobbiamo l'erronea denominazione di "Araba Fenice".
[[Ovidio]], nelle Metamorphoses, ci narra della fenice, uccello che giunto alla veneranda età di 500 anni, termine ultimo della vita concessagli, depone le sua membra in un nido di incenso e cannella costruito in cima ad una palma o a una una quercia, e spira. Dal suo corpo nasce poi un'altra fenice che, divenuta adulta, trasportò il nido nel tempio di [[Iperione]], il Titano padre del dio Sole.
Ovidio dice:
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